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Imprese: Censis, per 19,9% burocrazia è prima zavorra per sviluppo

17 giugno 2015 | 16.22
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(foto Infophoto)
(foto Infophoto)

E' la burocrazia la prima zavorra che ostacola lo sviluppo di un quinto delle imprese, tanto che il 19,9% degli imprenditori italiani colloca al primo posto "la burocrazia statale inefficiente come principale zavorra per chi vuole avviare un’attività economica". Il dato del 19,9% degli imprenditori italiani che ritengono la burocrazia statale una zavorra "è una percentuale molto più alta rispetto agli altri grandi Paesi europei: l’8,5% nel Regno Unito, l’8,9% in Germania, il 10,3% in Francia" segnala il Censis che ha diffuso i dati del terzo dei quattro incontri del tradizionale appuntamento di riflessione di giugno "Un mese di sociale", dedicato quest’anno al tema "Rivedere i fondamentali della società italiana".

E a frenare la ripresa delle aziende del nostro Paese, al secondo posto, prosegue il Censis, gli imprenditori italiani citano l’eccessivo carico fiscale (18,7%), molto più dei loro colleghi tedeschi (10,9%), inglesi (12,8%), spagnoli (12,8%). "Gli effetti del cattivo funzionamento della macchina pubblica sono evidenti se si guarda la nostra capacità di spendere i fondi europei della programmazione 2007-2013" osserva il Centro Studi Investimenti Sociali. "A un anno dal termine ultimo, la spesa certificata è di 33 miliardi di euro, ovvero il 71% di quanto programmato. Questo significa che -conclude il Censis- bisognerebbe spendere entro l’anno i residui 13,6 miliardi di euro, oltre 10 miliardi dei quali riguardano le regioni meridionali".

"Il carico fiscale e gli adempimenti burocratici connessi limitano la crescita delle nostre imprese, spingendole spesso all’evasione e facendo registrare un carico fiscale pari, complessivamente, al 65,4% dei profitti realizzati" evidenzia il Censis spiegando che "le imprese in regola con le tasse in Italia dedicano in media 269 ore all’anno, circa 34 giorni, agli adempimenti necessari per pagare le imposte, contro 110 ore necessarie nel Regno Unito, 137 in Francia, 218 in Germania".

Il carico fiscale, osserva il Centro Studi Investimenti Sociali, che supera dunque il 65% dei profitti realizzati dalle aziende, non ha eguali in Europa visto che il 33,7% del Regno Unito, il 48,8% della Germania, il 58,2% della Spagna. Nel nostro Paese pesano particolarmente le imposte sul lavoro, che raggiungono il 43,4% del totale dei profitti (l’11,3% nel Regno Unito, il 21,2% in Germania, il 35,7% in Spagna).

Ma contro le nostre imprese private si muove anche "la concorrenza 'sleale' del capitalismo di Stato, che risponde alla politica e non ha inaugurato una nuova stagione di economia mista. Sono più di 11.000 i soggetti economici a partecipazione pubblica, di cui oltre 7.600 aziende (di queste quasi il 60% con una quota di partecipazione pubblica superiore al 50% del capitale) che impiegano circa 950.000 addetti" rileva il Censis che rileva come "fattore frenante per la nostra economia anche la corruzione che, nonostante gli interventi di controllo e repressione, continua a essere percepita come dilagante". Però "la sola via giudiziaria alla legalità, ogni volta riconfermata dagli scandali e dal conseguente rimbombo mediatico, non sia sufficiente per contrastare la corruzione lo dimostrano i dati sugli appalti pubblici assegnati con procedura negoziata" afferma il Censis.

"Quella che, pur essendo una procedura formalmente corretta, dovrebbe essere una prassi eccezionale e motivata, tra il 2011 e il 2014 è stata utilizzata nell’81% degli affidamenti dei 20 Comuni capoluogo (più di 36.000 volte)" aggiunge il Centro studi..

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