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Spazio, settore in 'rampa di lancio': per ogni euro investito ne tornano tre

31 luglio 2015 | 17.16
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Spazio, settore in 'rampa di lancio': per ogni euro investito ne tornano tre

Se il Paese fatica ancora a recuperare terreno, nuove sfide per la ripresa economica arrivano dal settore spaziale dei lanciatori, dei servizi di dati satellitari e dalla produzione di costellazioni di satelliti che "aprono grandi opportunità di sviluppo, occupazione e crescita sia alle grandi aziende che alle piccole e medie imprese" del nostro Paese. E' Paolo Gaudenzi, direttore del Master in Satelliti della Sapienza a tracciare con l'Adnkronos i nuovi scenari di sviluppo industriale italiano, all'indomani dell'annuncio della nuova missione Asi dell'astronauta italiano dell'Esa Paolo Nespoli e del contratto da 182 milioni di euro firmato da Thales Alenia Space con l'Asi per proseguire il progetto della seconda generazione di Cosmo-SkyMed.

E che il settore aerospaziale sia un driver per l'economia lo dimostrano dati stabilizzati che valutano "per ogni euro investito nelle attività spaziali un ritorno di tre euro per il sistema Paese e per ogni posto di lavoro nell'aerospazio la nascita di tre nuovi posti nell'industria del settore" evidenzia Guadenzi. Ed è un effetto moltiplicatore "che può ancora migliorare, basti pensare che in Gran Bretagna il rapporto è per ogni euro investito otto euro guadagnati".

Il settore dei lanciatori vede nel Vega un impulso di crescita importante per l'industria italiana, partendo dall'acquisto, ratificato ad ottobre scorso, da parte di Arianespace di 10 lanciatori Vega dal costruttore italiano Elv, per un valore economico di 257 milioni di euro. "Significa circa 25 milioni di euro a lancio per un numero di lanci per anno portato a tre nel 2015 che può salire fino a 4-6 lanci negli anni successivi", per un vettore, ricorda l'analista del settore aerospaziale, "che ha già dimostrato capacità di successo in ben 5 lanci con il supporto dell'industria italiana Elv, società Avio 70% e Asi 30%".

Anche l'Europa con l'Esa, ricorda Gaudenzi, "si sta avviando al potenziamento del Vega. Il vettore può lanciare satelliti tipicamente in orbita bassa, cioè 600-700 chilometri in orbita polare per l'osservazione della Terra, lancia satelliti fino a 1.500 chili ma, qualora, grazie alla flessibilità confermata nei cinque lanci tutti con missioni diverse, dimostri anche capacità di lancio contemporaneo di più satelliti, potrebbe aprire una fetta di mercato importante" per l'Italia. Negli Usa, infatti, riferisce Gaudenzi, "le industrie propongono lanci contemporanei di costellazioni satellitari e Vega è già in parte entrato nel mercato statunitense. Google con l'acquisita SkyBox ha previsto lanci con Vega nel 2016-2017".

Insomma, "si è aperta una prima partita potrebbe oltreoceano ". Un mercato, quello a stelle e strisce, che "sta puntando anche sulla produzione di costellazioni satellitari". Terreno, anche questo, dove l'industria italiana "ha già dimostrato di essere matura. Penso -ricorda Gaudenzi- alla vecchia Alenia Spazio oggi Thales Alenia Space che ha realizzato costellazioni per Tlc come Globalstar, di cui la I° generazione da 44-48 satelliti, la II° generazione da 32 satelliti" e "costellazioni per l'osservazione della Terra come Cosmo-SkyMed".

Il mercato satellitare, indica ancora l'esperto della Sapienza, "sta andando verso la produzione di costellazioni di piccoli satelliti di massimo 500 chili. E qui si pone la sfida importante della candidabilità del sistema industriale italiano, che vede da un lato la grande industria come Thales Alenia Space, azienda di punta anche nella realizzazione dei payload, dall'altro un sistema di medie e piccole industrie dell'aerospazio, come la pugliese Sitael a Mola di Bari, che si candidano ad avere un ruolo primario nello sviluppo dei piccoli satelliti".

Il mercato Usa si muove anche in questa direzione, il magnate Elon Musk fondatore di Space X ha annunciato infatti "il piano per internet via satellite Space Internet Project che prevede 15 miliardi di dollari di investimenti per satelliti in orbita bassa. Si pensa -rimarca Guadenzi- a fino a quattromila piccoli satelliti e le aziende italiane dell'aerospazio, grandi, ma anche piccole potrebbero, potrebbero raccogliere il guanto di sfida".

Ma si può sfruttare maggiormente, osserva, anche "la vendita dei dati da satellite utili a settori industriali che ancora non sfruttano queste potenzialità, dove la presenza italiana è forte con Telespazio ed e-Geos, società Telespazio 80% e Asi 20%". "Lo abbiamo verificato -riferisce Gaudenzi- con la nostra startup Smart Structures Solutions che conta quote Sapienza, quote dell'industria Staer Sistemi e quote di ricercatori che afferiscono al mio dipartimento. La startup -spiega- ha sviluppato, in due campagne finanziate dall'Esa, un sistema per usare i dati satellitari insieme a sensori wireless per verificare la sicurezza di infrastrutture, in particolare di torri per il broadcasting televisivo e tralicci di linee elettriche ad alta tensione".

In base ad primissima valutazione prudenziale, "questo settore di mercato può arrivare già a 10 milioni di euro" taglia corto Guadenzi. Una valutazione di cui tenere conto, visto che nel Rapporto Thomson e Reuters, la Sapienza si è conquistata il terzo posto nel mondo fra le più influenti istituzioni scientifiche nell'aerospazio.

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