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Air France: sindacalista in cda, piano drastico, ora serve mediatore/Adnkronos

06 ottobre 2015 | 16.57
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 - Afp
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Il piano di ristrutturazione di Air France che prevede di tagliare 2.900 posti di lavoro "è un piano drastico" anche perché bisogna ricordarsi "che sono già 4 anni che sono stati congelati gli stipendi dei dipendenti e chiesti sforzi in termini di produttività". Al momento, questo piano B, "è una possibilità ma non ancora una certezza" perché "si può ancora cercare una soluzione negoziata" nell'arco dei prossimi tre mesi. Ad affermarlo all'Adnkronos è il sindacalista di Force Ouvrière, Didier Dague, consigliere in rappresentanza dei dipendenti nel Cda di Air France.

Dague, nel "condannare le violenze" di ieri durante il Comitato centrale aziendale (Cee) al quale partecipava, sottolinea la necessità di una "mediazione esterna all'azienda" per cercare di trovare una soluzione. "E' vitale per l'azienda avviare delle trattative e invertire questa situazione di distruzione di posti di lavoro". Per il sindacalista "è urgente ritrovare un po' di calma. Bisogna smettere di aizzarsi gli uni contro gli altri. Per trovare una soluzione, in particolare nella trattativa con il sindacato nazionale dei piloti (Snpl) serve un mediatore" e perché no uno "nominato dal Governo". Lo Stato francese, infatti, controlla il 17,6% del capitale sociale della compagnia transalpina.

Dopo l'annuncio del fallimento della trattativa con i piloti, i vertici di Air France, sottolinea Dague, "hanno dato la loro disponibilità a riaprire un tavolo con l'obiettivo di trovare un'intesa nell'arco dei prossimi tre mesi". Nonostante questa "apertura", comunque, una parte del cosiddetto Piano B partirà: "saranno tagliati cinque aerei a lungo raggio" ma "non dovrebbero esserci immediate ripercussioni per quanto riguarda i livelli occupazionali".

L'entrata in vigore dell'intero piano di ristrutturazione, che arriva dopo che negli ultimi dieci anni sono stati già tagliati dai 10 ai 12 mila posti di lavoro, "dipenderà dall'evolversi della trattativa" che dovrebbe riprendere e che coinvolgerà separatamente i piloti, gli assistenti di volo e il personale di terra. "A secondo dell'evolversi della trattativa -spiega Dague- sapremo se ci saranno esodi volontari o licenziamenti. Dipenderà dall'esito della trattativa".

Una trattativa che arriva in un clima molto incandescente. Anche perché il voto unanime del cda della holding Air France - Klm, al quale partecipano due rappresentanti del personale (uno rappresentante dei piloti) al piano B ha creato parecchio malumore. "A noi, nel cda della controllata Air France, ci è stata presentata solo un'informativa. Non hanno chiesto il nostro parere", sottolinea Dague.

Ma non solo. Questo piano, rileva ancora il sindacalista, "arriva dopo quattro anni in cui sono stati congelati gli stipendi dei dipendenti e sono stati chiesti numerosi sforzi per migliorare la produttività". E tutto ciò, osserva, "è un po' paradossale" anche perché la compagnia "sta meglio. Quattro anni fa era a rischio la sopravvivenza di Air France e quest'anno, anno in cui si dovrebbe addirittura registrare un risultato operativo positivo, si dice di tagliare rotte e posti di lavoro".

Dague non si dice particolarmente ottimista per quanto riguarda l'esito delle trattative. "In tre mesi non credo che si arriverà ad una soluzione, in particolare per quanto riguarda la vertenza con i piloti. Proprio per questo credo che sia necessario nominare un mediatore". Un esito difficilmente pronosticabile anche perché "per ora è già in corso un piano di esodi volontari per 497 che si concluderà entro fine anno e al quale hanno partecipato finora solo 210 dipendenti".

Air France - Klm, che nel primo semestre del 2015 ha registrato un fatturato di 12,3 mld di euro (+2,4%) ma una perdita operativa di 232 mln di euro, deve fare fronte ad alcuni problemi strutturali, ma anche alla forte concorrenza delle compagnie del golfo e low cost. "British Airways è meno esposta rispetto a noi perché sfrutta il traffico tra Regno Unito e Stati Uniti che è una delle tratte più redditizie che ci sono. Anche Air France - Klm ne approfitta con la joint venture con Delta ma soffre soprattutto per la concorrenza delle compagnie low cost in Asia e nel Medio Oriente. Molti passeggeri scelgono di passare dal Golfo per andare in Asia. Anche se il tragitto è più lungo costa di meno", sottolinea Dague.

La mancata alleanza con Alitalia "probabilmente avrà un impatto negativo" per Air France ma è il rafforzamento delle compagnie del Golfo e quindi anche di Etihad il problema per le compagnie aeree europee. "Qatar Airways, in cambio di un contratto di acquisto del caccia francese Rafale da parte del Qatar, sarà autorizzata ad operare da Lione e da Nizza. Le compagnie del golfo, grazie alle loro partecipazioni in compagnie europee e ad una situazione finanziaria particolare, hanno i mezzi per svilupparsi in Europa. Etihad, in una situazione normale, sarebbe virtualmente fallita".

Per quanto riguarda la concorrenza delle compagnie low cost "a livello europeo manca una risposta adeguata" anche perché vogliono "incoraggiare il transito di consumatori a minor costo. Non c'è una volontà a livello europeo di limitare le compagnie low cost che spesso agiscono al limite delle leggi europee. Auspico che l'Ue intervenga", sottolinea il sindacalista francese.

Tornando sulle violenze al Comitato aziendale di ieri e commentando le dichiarazioni del premier Manuel Valls, Dague evidenzia il mancato interesse del Governo per il dossier Air France: "come direbbe Hollande, Valls, con le sue dichiarazioni, ha fatto il solito Valls. Condanna le violenze come tutti, e ha fatto bene, ma si posiziona solo nel registro dell'emozione e non affronta il tema nel suo complesso. Oggi come oggi gli uomini politici reagiscono a tutto: fanno la loro dichiarazione e poi tornano ad occuparsi di altro".

Air France, nel caso in cui procedesse con il piano, taglierà la flotta lungo raggio portandola da 107 aerei nel 2015 a 93 entro l'estate del 2017 in modo da realizzare risparmi fino a 200 milioni di euro nel periodo; chiuderà entro il 2017 5 rotte e 35 frequenze settimanali lungo raggio e ridurrà la capacità di circa il 10% tra il 2015 e il 2017. Un piano, questo, che porterà al taglio di 2.900 posti di lavoro. Particolarmente colpiti dagli esuberi saranno il personale di terra (1.700 esuberi), gli assistenti di volo (900) e i piloti (300). Attualmente in Air France ci sono 63.955 dipendenti contro 30.712 per Klm. Complessivamente il gruppo franco-olandese occupa 94.666 dipendenti.

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