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"Tornate a visitarci": la Tunisia si rialza e prova a rilanciare il turismo dopo gli attentati

12 novembre 2015 | 18.45
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(Foto Adnkronos)
(Foto Adnkronos)

dall'inviata Vittoria Vimercati - I siti archeologici sono quasi vuoti, i negozi della Medina abbassano le serrande prima del tramonto e la polizia presidia le strade e i monumenti. Tunisi si presenta così, a otto mesi dall’attacco terroristico al Museo del Bardo e a cinque da quello nell’hotel di Susa, che ha sconvolto il mondo intero decretando il collasso dei flussi turistici nell’area. Ora la Tunisia prova a rilanciare il settore, finora crollato, solo per quanto riguarda i visitatori italiani, del 63% rispetto allo scorso anno. Lo fa con il supporto dell'Omt, l’organizzazione mondiale del turismo, che ha tenuto proprio a Tunisi, oggi, la sua quarta conferenza internazionale. (Foto)

Nel giorno in cui i carabinieri del Ros arrestano 17 sospetti jihadisti in Europa e una settimana dopo la tragedia dell'airbus russo esploso in volo di ritorno da Sharm El Sheik, è difficile parlare di un momento di svolta per l’area, ma il Governo tunisino intende fare di tutto per rassicurare quanti vogliono visitare il Paese. "La sicurezza del Paese è la nostra maggiore preoccupazione. Gli accordi bilaterali con Usa, Francia, Algeria e le misure predisposte negli aeroporti e negli alberghi stanno rendendo il Paese sempre più sicuro", sostiene il ministro del Turismo, Salma Elloumi Rekik, con un appello al mondo affinché torni, senza paura, a visitare questa terra.

Il fatto è che il turismo pesa per oltre il 7% del Pil tunisino, garantisce lavoro a 400mila persone ed è, insieme all’agricoltura, l'unica grande risorsa che permette all'economia di crescere. Nel 2014, gli ingressi di turisti dall’Europa erano stati grossomodo 2,6 milioni. Dall'inizio del 2015 ammontano in tutto a 1,3 milioni. Solo nel 2010, 325mila italiani avevano visitato la Tunisia. Nel 2015, sono stati 73mila. "Non c’è lavoro, è difficile, ma qui la situazione è calma", dice Ahmed, 32 anni, una delle guide turistiche che lavorano alle rovine delle Terme di Antonino.

Nel sito archeologico dell’antica Cartagine, a pochi metri dal palazzo presidenziale, i negozi sono quasi tutti chiusi. Anche la città degli artisti a venti chilometri da Tunisi, Sidi Bou Said, è quasi deserta. "Questo non fa che peggiorare la situazione per noi giovani. In Tunisia ci sono almeno 200mila laureati che non trovano lavoro e vogliono andarsene" - aggiunge la guida. "Eppure, questo è un Paese ricco di risorse e potenzialità, anche a livello agricolo".

Oltre a essere sempre stata una meta d'eccellenza per i viaggi, grazie a località come Djerba e Hammamet, la Tunisia è anche "l'unica democrazia consolidata nell’'area del Nord Africa", fa notare il ministro del Turismo. Ex donna d’affari, Salma Elloumi ha lavorato nell'impresa di famiglia, una delle eccellenze del settore automotive in Tunisia, e ora la sua missione è quella di permettere al suo Paese di risalire la china in termini di visibilità. In Italia ha già incontrato alcuni tour operator e ha tentato di cambiare strategia di comunicazione.

"Quello che è successo in Tunisia – sottolinea a margine della conferenza dell’Omt – poteva succedere ovunque e infatti è successo anche in Francia e in Danimarca. Comprendo le reazioni, ma qui le restrizioni ai flussi hanno avuto un forte effetto sull’economia del Paese e non possiamo permetterlo. L'obiettivo dei terroristi è stato raggiunto: non sopportavano il nostro successo democratico".

Secondo Taleb Rifai, il segretario generale dell’Omt, oggi la Tunisia è già sulla strada giusta per il rilancio del turismo perché sta cogliendo i cambiamenti del settore. "Ha capito come diversificare le sue offerte turistiche e come raccontare il Paese". E, infatti, l'agenzia delle Nazioni Unite per il turismo l'ha premiata per il miglior video promozionale sulla destinazione - 'Tunisia I feel like' - durante la sua ultima assemblea.

"La cosa migliore da fare è riconoscere che questo è un momento difficile e avere una visione del futuro", dice a sua volta Jalel Henchiri, presidente della federazione degli albergatori di Djerba. "La politica ora deve mettere al riparo il settore turistico e le strutture, poi penseremo anche a migliorare la qualità dell’offerta". Ma, secondo Henchiri, la domanda da porsi è: "C’è un altro Paese nel mondo che oggi si può dire più sicuro della Tunisia? Non è possibile rispondere. E' un tema globale, non tunisino. Se iniziamo a trattare il problema come globale e non locale forse - conclude - potremmo arrivare a ridurre drasticamente i rischi".

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