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Ocse: taglia crescita Italia in 2016 a +1,0%, 2017 a +1,4%

18 febbraio 2016 | 18.18
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Ocse: taglia crescita Italia in 2016 a +1,0%, 2017 a +1,4%

La crescita globale rallenta per via degli ultimi “deludenti” dati economici e l’Ocse – nell’aggiornamento dell’Economic Outlook - taglia anche la stima sul Pil dell’Italia nel 2016, ora visto a +1,0%, con una riduzione di 0,4 punti rispetto alla previsione formulata nel novembre scorso. E' solo una delle tante revisioni al ribasso nel quadro di una crescita del Pil globale "che dovrebbe restare ai livelli del 2015 - +3,0% - a sua volta l’andamento più basso degli ultimi cinque anni”. Il taglio di 0,3 punti per l’anno in corso è 'replicato' anche per il 2017 con un Pil globale stimato a +3,3%.

L’Ocse ha sottolineato come la crescita “sta rallentando in molte economie emergenti con una ripresa modesta in quelle avanzate mentre i bassi prezzi delle materie prime deprimono i paesi esportatori”. Per l’Organizzazione “il commercio e gli investimenti restano deboli e una domanda che langue porta a una inflazione bassa e a una inadeguata crescita di retribuzioni e occupazione”.

In dettaglio, per quanto riguarda l'Eurozona l’Ocse taglia a +1,4% (-0,4 punti sulle previsioni di novembre) la stima di crescita nel 2016 e rivede al ribasso anche quella per il prossimo anno (+1,7%, con una riduzione di 0,2 punti). Nell’Economic Outlook, l’Organizzazione registra – fra le principali economie della zona euro – soprattutto il rallentamento della Germania che quest’anno dovrebbe vedere la crescita del suo Pil scendere a +1,3% (0,5 punti in meno sulle stime di novembre) rispetto al +1,4% del 2015. Per il prossimo anno la ‘locomotiva’ tedesca dovrebbe poi riprendere la sua corsa a +1,7% (ma anche qui con un taglio di 0,3 punti). Revisioni inferiori per la Francia con un Pil 2016 rivisto a +1,2% (-0,1 punti) e un 2017 a +1,5% (stesso taglio).

Secondo l’Ocse nell’Eurozona – “che ha appena recuperato i livelli di inizio 2008” – gli investimenti dovrebbero rimanere deboli con una disoccupazione ancora a livelli elevati. Minore del previsto, poi, “l’effetto positivo dei prezzi più bassi del petrolio mentre i livelli bassissimi dei tassi di interesse e un euro più debole non hanno ancora portato a una crescita più alta degli investimenti”.

In questo scenario di rallentamento globale, per l'Ocse, "è urgente dare una più forte risposta comune sulle politiche fiscali per sostenere la crescita e fornire un ambiente più favorevole alle manovre strutturali che accrescono la produttività".

Un ruolo chiave viene attribuito alle politiche delle banche centrali. L’Ocse riconosce come “la chiara comunicazione da parte della Fed in occasione del primo rialzo dei tassi dal 2008 ha contribuito a evitare una volatilità sui mercati finanziari” mentre, come dimostrano le mosse di Bce e Bank of Japan, “la politica monetaria è diventata più accomodante”.

I problemi politici che l’Europa deve affrontare – dal flusso dei migranti alle tensioni centrifughe, passando per una crescente impopolarità delle misure di austerità – possono portare a un taglio del Pil in tre anni pari all’1,2%. “L’Europa – è l’invito dell’Ocse – deve recuperare la consapevolezza del suo essere e parlare con voce unica per sostenere crescita e unità”.

A gennaio 2016 l’implementazione del Piano Juncker per gli investimenti è appena pari allo 0,4% del Pil 2014 dell’Unione Europea contro una stima globale per i tre anni di circa il 2,3%. In una simulazione, i tecnici dell’Organizzazione segnalano come un programma di stimolo di investimenti pubblici pari allo 0,5% del Pil avrebbe nell’Eurozona un effetto sul prodotto interno lordo vicino allo 0,6% con una crescita del debito pubblico che non arriverebbe allo 0,4%. Insomma, spiega l’Ocse, “aumentare l’investimento pubblico sosterrebbe la domanda pur mantenendo sostenibile il percorso fiscale”.

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