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Dl banche, stop anatocismo e nuove regole Bcc, le novità di Montecitorio

22 marzo 2016 | 20.05
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Dl banche, stop anatocismo e nuove regole Bcc, le novità di Montecitorio

Stop all'anatocismo, estensione della Gacs anche agli intermediari finanziari, nuove regole per la way out delle banche di credito cooperativo che vogliono uscire dalla capogruppo, regole più flessibili per utilizzare gli sconti fiscali nell'acquisto di una casa messa in asta. Sono alcune delle novità inserite nel decreto legge banche, su cui il governo ha posto la questione di fiducia a Montecitorio. Il provvedimento viene 'congelato' nella versione uscita dalla commissione Finanze della Camera, che dovrebbe anche essere quella definitiva.

Infatti dopo la votazione della fiducia, fissata per domani, il provvedimento passerà al Senato per la seconda lettura dove, considerata la pausa di Pasqua ed i tempi stretti per licenziare il decreto, non dovrebbe subire modifiche.

Tra le misure inserite durante l'esame in commissione, di particolare interesse è la norma che vieta il meccanismo di capitalizzazione infrannuale degli interessi (anatocismo), chiarendo che la periodicità del conteggio degli interessi sui debiti contratti dai clienti degli istituti di credito non può essere inferiore a un anno. Il 'divieto' si applica per i rapporti di conto corrente e conto di pagamento. Tra le modifiche che interessano direttamente la riforma, c'è la norma che estende la garanzia sulle cartolarizzazioni delle sofferenze (Gacs) agli intermediari finanziari, iscritti all'albo della Banca d'Italia. Di conseguenza il fondo istituito nello stato di previsione del Mef passa da 100 milioni di euro a 120 milioni.

Nasce il fondo temporaneo delle banche di credito cooperativo, promosso dalle associazioni di categoria, che dovrà coadiuvare il processo di adeguamento alle riforme introdotte con il decreto legge. Il fondo svolgerà una funzione mutualistico-assicurativa e potrà favorire processi di consolidamento e concentrazione delle banche.

La way out viene modificata, consentendo alle banche di presentare entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto un'istanza alla Banca d'Italia per il conferimento delle aziende di credito ad una medesima società per azioni autorizzata all’esercizio dell’attività bancaria, anche di nuova costituzione. La domanda potrà essere presentata dagli istituti che possiedano, alla data del 31 dicembre 2015, un patrimonio netto superiore a duecento milioni di euro. La banca dovrà versare al bilancio dello Stato un importo pari al 20 per cento del patrimonio netto al 31 dicembre 2015.

La banca che adotta la procedura di way out dovrà modificare il proprio oggetto sociale, per escludere l’esercizio dell’attività bancaria. Dovrà invece mantenere le clausole mutualistiche, previste dal codice civile, e assicurare ai soci servizi funzionali al mantenimento del rapporto con la nuova società, di formazione e informazione sui temi del risparmio e di promozione di programmi di assistenza. Vengono quindi inseriti una serie di vincoli, che dovranno essere rispettati dalle strutture, come il divieto di distribuire le riserve fra soci cooperatori. Gli istituti che non otterranno le autorizzazioni necessarie potranno chiedere l'adesione a un gruppo già costituito entro i successivi 90 giorni.

Viene introdotta la possibilità, per le Bcc, di recedere da un gruppo bancario cooperativo, e deliberare la propria trasformazione in società per azioni. La delibera, per essere adottata, deve ottenere l'autorizzazione della Banca d'Italia. Se l'autorizzazione non viene rilasciata la banca delibera la propria liquidazione.

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