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Metalmeccanici, trattativa a un passo da rottura, verso scioperi

23 marzo 2016 | 19.33
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Metalmeccanici, trattativa a un passo da rottura, verso scioperi

Trattativa a un passo dalla rottura quella tra Federmeccanica e sindacati sul rinnovo del contratto dei metalmeccanici. E si fanno più vicini gli scioperi che Fim Fiom e Uilm hanno già annunciato di voler mettere in campo per contrastare quel 'rinnovamento' contrattuale proposto dagli industriali con cui riformare il contratto delle tute blu: nessun incremento salariale a livello nazionale se non, dal 2017, per quei lavoratori al di sotto di un salario minimo di garanzia, ancora da stabilire, per concentrare gli aumenti sulla contrattazione in azienda ma da erogare solo dopo che la ricchezza si sia prodotta.

Al potere taumaturgico dell'incontro di domani con i presidenti di Federmeccanica, Fabio Storchi, e il presidenti di Assistal, Angelo Carlini, infatti, i sindacati sembrano ormai credere poco. Gli attivi con cui informare i lavoratori dello stato del negoziato sono stati già calendarizzati fino al 12 aprile prossimo ed è più che probabile che la mobilitazione possa andare in onda dopo il 15 aprile. Non è escluso neppure, a quanto si apprende, che ad una prima fase di protesta ne segua un'altra molto più consistente a stretto giro di posta.

Da parte Federmeccanica nessun ripensamento: la giunta riunitasi ieri, infatti, ha ribadito l'appoggio condiviso alla linea e alla piattaforma Storchi. "E' una proposta che arriva dal basso e che raccoglie il sentimet delle aziende", spiegano gli industriali meccanici.

A profilare l'epilogo, per la verità atteso visto lo stallo del negoziato intorno al nodo salario, oggi è stato il leader Uilm Rocco Palombella nel corso di un convegno sull'innovazione organizzativa che vedeva riuniti intorno ad uno stesso tavolo tutti gli attori della trattativa, con l'aggiunta di Fca. "Domani mattina, molto probabilmente si consumerà una rottura sul contratto nazionale dopo sei anni di rinnovi contrattuali in cui le regole hanno primeggiato", spiega. D'altra parte Federmeccanica propone un "sistema salariale con cui per vent'anni i lavoratori non percepirebbero nessun aumento in busta paga", denuncia ancora. Ed il rischio, aggiunge, è quello "di fare la fine di Bertoldo: una volta che aveva insegnato all'asino a non mangiare gli morì l'asino".

Piena condivisone della linea anche dal leader Fiom, Maurizio Landini: "non ho nulla contro il salario minimo ma mi si deve spiegare perchè non può coincidere con i minimi contrattuali. In Italia d'altra parte un salario minimo già c'è, sono i voucher", commenta ribadendo come "il contratto nazionale deve restare una autorità salariale". E poi, aggiunge: "è vero che siamo in deflazione ma se l'obiettivo è quello di far ripartire la crescita e quindi l'inflazione dobbiamo continuare a difendere i salari. Altrimenti si dica che il vero obiettivo è di voler programmare una riduzione dei salari tout court". Parole che non turbano Federmeccanica che va dritto per la sua strada: “non abbiamo mai pensato di cancellare il contratto nazionale. Quello che proponiamo è un contratto sostenibile e che da risposte importanti ai lavoratori, a cominciare dal pacchetto Welfare”, conclude il direttore generale Stefano Franchi.

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