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La denuncia della Cgia: "+29 miliardi di tasse negli ultimi sei anni"

16 aprile 2016 | 09.44
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Negli ultimi sei anni le imposte nazionali e le tasse locali hanno continuato a crescere. Le prime, al netto del bonus Renzi, sono salite del 6,1%, le seconde, invece, dell’8%. Anche se in valore assoluto quelle nazionali (come l’Irpef, l’Iva, l’Ires, etc.) sono aumentate di 21,6 miliardi e quelle locali (Imu, Irap, addizionali comunali e regionali Irpef, etc.) di 7,7 miliardi di euro. In buona sostanza, in questi ultimi sei anni di grave crisi economica le imprese e le famiglie italiane hanno dovuto sostenere uno sforzo fiscale aggiuntivo di ben 29,3 miliardi di euro. E' quanto ha calcolato l'Ufficio studi della Cgia di Mestre.

La composizione del gettito per livello di governo, però, è rimasta pressoché la stessa. Su un importo totale delle entrate tributarie pari a 483,2 miliardi di euro (anno 2015 al netto del bonus Renzi) il 21,6% è finito nelle casse di Regioni e Comuni (104,4 miliardi di euro), mentre il 78,4% lo ha incassato l’erario (378,8 miliardi di euro). Rispetto a 5 anni prima, la situazione non ha subito grossi cambiamenti. In altre parole, la stragrande maggioranza delle nostre tasse finisce al “centro”, sebbene la gran parte delle spese siano ormai “consumate” in periferia.

Tra le principali tasse locali, solo l’Irap (-4,2 miliardi pari a una variazione del -13%) ha subito una contrazione abbastanza decisa: tutte le altre, invece, hanno registrato un netto aumento. Tra il 2010 e il 2015 l’addizionale regionale Irpef è aumentata di 3,1 miliardi di euro (+39%). L’anno scorso nelle casse dei governatori sono finiti ben 11,3 miliardi di euro. L’addizionale comunale Irpef è aumentata di 1,4 miliardi (+51%): nel 2015 questa imposta ha garantito ai Sindaci un gettito di ben 4,3 miliardi di euro. Ma l’imposta che ha subito l’incremento più sensibile è stata quella sugli immobili. Se nel 2010 l’Ici consentì ai primi cittadini di incamerare 9,6 miliardi, nel 2015 i Sindaci con l’Imu e la Tasi hanno incassato ben 21,3 miliardi (variazione in termini assoluti pari a +11,6 miliardi che corrispondono ad una variazione del +120%).

"Tra il 2000 e il 2015 – sottolinea il coordinatore della Cgia Paolo Zabeo – la tassazione locale è salita del 46%. Questa impennata è stata dovuta al forte decentramento fiscale iniziato 25 anni fa. L’introduzione dell’Ici, poi sostituita dall’Imu e in parte dalla Tasi, dell’Irap, delle addizionali comunali e regionali Irpef, hanno incrementato il gettito delle tasse locali che è servito a coprire i costi delle nuove funzioni e delle nuove competenze che sono state decentrate alle Autonomie locali".

Mentre il segretario della Cgia, Renato Mason, ricorda come "i Paesi federali dell’Unione europea presentino un costo complessivo della macchina pubblica pari alla metà di quello registrato dai Paesi unitari. Per avvicinarci ai primi siamo convinti che dobbiamo attuare il federalismo fiscale. Solo così saremo in grado di abbassare il carico fiscale sia al centro che in periferia", conclude.

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