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Banche, Visco chiede più efficienza e taglio costi: meno dipendenti e meno sportellinos

31 maggio 2016 | 17.21
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Banche, Visco chiede più efficienza e taglio costi: meno dipendenti e meno sportellinos

L'obiettivo deve essere il ritorno alla redditività. E la strada per raggiungerlo deve passare per aggregazioni mirate, taglio dei costi, inclusi quelli per gli organici e la riduzione di sportelli, e recupero dell'efficienza. Il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, dedica un ampio passaggio delle sue Considerazioni Finali allo stato di salute delle banche italiane, che hanno generato "situazioni delicate e difficili" da gestire e che non si sono risparmiate anche "comportamenti imprudenti e a volte fraudolenti".

L'analisi del Governatore parte da una premessa. Il sistema bancario è solido ma le banche italiane "hanno certamente subito i colpi della crisi; ci troviamo ora a gestire, come vigilanza europea e nazionale, situazioni delicate e difficili". Il numero uno di Via Nazionale descrive un quadro complesso, "i crediti deteriorati sono elevati, la redditività è bassa", e indica la strada da percorrere: "sono necessari, per ridurre al massimo i rischi di crisi, azioni rapide, mutamenti strutturali, profonde revisioni organizzative, attenzione costante alla qualità dell'alta dirigenza".

Una ricetta complessiva che poi declina in tutte le prescrizioni necessarie. A partire dal dossier più caldo, quello dei crediti deteriorati. "Gli interventi sulle sofferenze, in atto e in prospettiva, sono importanti; la nostra valutazione di quanto si è iniziato a fare è positiva: bisogna procedere con coraggio e veduta lunga". Anche perché, confida, "siamo a un punto di svolta". Ma questo non basta. Per molte banche italiane "resta forte l'esigenza di intervenire sui costi, inclusi quelli per il personale, agendo sulla qualità e quantità degli organici in maniera coerente con gli sviluppi del mercato e della tecnologia". Il modello di attività "va ancora adeguato, proseguendo nella riduzione degli sportelli". Parole che suscitano la reazione immediata dei sindacati che con la Fabi arrivano a chiarire con fermezza: "Al primo licenziamento alzeremo le barricate e bloccheremo il settore".

La disamina del Governatore guarda anche al processo di consolidamento del settore che ancora non si è compiuto. Il recupero della banche italiane "passa necessariamente attraverso un aumento dell'efficienza, un contenimento dei costi, un ampliamento delle fonti di ricavo; mirate operazioni di aggregazione, condotte secondo logiche strettamente industriali, possono stimolare e favorire questo processo", evidenzia, stigmatizzando le sacche di resistenza che ancora influiscono sul processo: vanno "superate vecchie logiche di mero presidio del territorio". E qui la reazione arriva dal presidente dell'Abi, Antonio Patuelli. Per le fusioni serve maggiore flessibilità dalla Bce, "non pensi che occorre sempre aumentare il capitale", e un intervento sul piano fiscale, perché l'Iva infragruppo che "è un freno per le fusioni".

Il Governatore fa anche un riferimento alle vicende giudiziarie che hanno coinvolto diversi istituti di credito. "La gran parte del nostro sistema bancario ha affrontato la crisi con coraggio e trasparenza, ma in non pochi casi agli effetti di una recessione lunga e profonda si sono sommati quelli di comportamenti imprudenti e a volte fraudolenti da parte di amministratori e dirigenti", evidenzia Visco. Piuttosto nette anche le valutazioni sui margini di manovra della Banca d'Italia e delle altre istituzioni. Anche in riferimento alle nuove regole europee, con il bail-in che va corretto e la disciplina sugli aiuti di stato che andrebbe interpretata con maggiore flessibilità. Nel caso del sistema bancario, rileva Visco, "si è pressoché annullata la possibilità di utilizzare risorse pubbliche come strumento di prevenzione o gestione delle crisi". Ma "un intervento pubblico tempestivo può evitare una distruzione di ricchezza, senza generare necessariamente perdire per lo Stato". Per questo, secondo il Governatore, "andrebbero recuperati più ampi margini di intervento di questo tipo".

Non manca, nelle Considerazioni, un riferimento alle popolari. La trasformazione in società per azioni "consente di dare soluzione a problemi divenuti urgenti, quali la scarsa trasparenza delle decisioni degli amministratori, l’autoreferenzialità di alcune figure di vertice, la resistenza al cambiamento". La legge, ricorda, "ha previsto un congruo periodo di tempo – che termina il prossimo dicembre – per consentire alle maggiori banche popolari di pianificare le scelte strategiche e di attuare gli adempimenti necessari per la trasformazione societaria. Questo processo va completato celermente; arrivare a ridosso del termine espone a incertezze".

Altrettanto chiara la presa di posizione sulle banche di credito cooperativo. "È necessario dare al più presto piena attuazione alla riforma, condizione indispensabile per rafforzare il comparto e aggiornare il modello di attività a tecnologie e mercati in evoluzione", sostiene il numero uno di Via Nazionale che richiama anche il ruolo di Federcasse. La componente associativa "può mantenere un ruolo di rappresentanza a livello nazionale e territoriale, senza indebite interferenze sulla pianificazione strategica, sulla gestione operativa e sulle funzioni di controllo del gruppo.

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