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Boom case all'asta al Sud, +46% in 6 mesi: la crisi morde ancora

11 luglio 2016 | 12.10
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(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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La crisi economica continua a 'mietere vittime' al Sud del Paese dove si registra un vero e proprio boom di case messe all'asta, con un balzo in avanti del 46% negli ultimi sei mesi. Una fotografia, quella della vendita forzata degli immobili, che si riflette però anche sul resto del Paese, tanto che il numero delle case all’asta in Italia è aumentato, nello stesso periodo, del 5,4%, portando le procedure in corso a 30.215, a fronte delle 28.672 rilevate a gennaio. Un valore, quello attuale, che di fatto riporta questo settore del mercato ai livelli di un anno fa, non consolidando quell'inversione di tendenza registrata all’inizio del 2016, quando è stato invece riscontrato un calo del 6,7%.

Il quadro emerge dal rapporto semestrale sulle aste immobiliari del Centro Studi Sogeea, presentato nella Sala degli Atti Parlamentari del Senato. Dai dati rilevati dagli analisti, quasi la metà degli immobili residenziali in vendita, pari a 13.423, si concentra nel Nord del Paese, unica area in cui le case all’asta sono scese del 18,1% rispetto a sei mesi fa quando erano 16.391. A trainare la brusca risalita sono quindi soprattutto il Sud (5.949 unità) e le Isole (3.683), che hanno fatto registrare un incremento rispettivamente del 46,4% e del 44,8%. Meno marcato, ma comunque consistente, l’aumento registrato al Centro (7.160, +26,2%).

"Il quadro che ne scaturisce è quello di un Paese diviso in due, con un Mezzogiorno che continua a faticare tremendamente a uscire dalla crisi e un Nord che sembra invece in risalita" valuta Sandro Simoncini, presidente di Sogeea, direttore del Centro studi e docente di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l’università Sapienza di Roma.

Il Report evidenzia che in Campania si è arrivati a +55,1%, in Sicilia l'aumento è del 44,2%. Stando alle rilevazioni del Centro Studi di Sogeea, poco più di un quinto degli immobili oggetto dello studio, pari a 6.090 unità, è localizzato in Lombardia, regione che si dimostra in controtendenza rispetto al Nord del Paese facendo registrare un incremento del 12,5% sul dato di gennaio. A seguire ci sono il Lazio (2.957, +28,6%), la Sicilia, che con le sue 2.842 case all’asta si è prodotta in un balzo in avanti del 44,2%, il Piemonte (2.536, -7,4%) e il Veneto, che in sei mesi ha in pratica dimezzato la quantità di immobili finiti sul mercato (2.411 contro i 4.348 di inizio anno, -44,5%).

Seguono ancora la Toscana (2.321 immobili all’asta, +35,5% rispetto a inizio anno), la Campania (1.965, +55,1%), la Puglia (1.606, addirittura +77,6%) e la Calabria (1.251, +64,6%). A livello di province, invece, spiccano le 1.624 case all’asta di Roma, con Bergamo a quota 1.419 davanti a Milano (1.266), Torino (1.207) e Napoli (891).

"Non va mai dimenticato -osserva Simoncini- che una casa messa all'asta non rappresenta solo un investimento interessante perchè nella maggioranza dei casi ci sono persone che per mille motivi hanno visto infrangersi un sogno". Tornando all'analisi dei dati, Simoncini rileva che "si può ipotizzare anche che, nel Nord Italia, le persone che si trovano in difficoltà economico-finanziaria stiano fortunatamente diminuendo e che gli istituti di credito siano meno aggressivi nei confronti di chi è in sofferenza", mentre l'incremento registrato al Sud e nelle isole mostra "gli effetti di una stagnazione economica che stenta a interrompersi e che risultano sempre più devastanti con il passare degli anni".

Cresce quindi al Sud il numero di piccoli imprenditori, artigiani, commercianti che "sono riusciti a far fronte per anni alle proprie difficoltà ma che, sul lungo periodo, -sottolinea Simoncini- non possono che pagare un dazio altissimo, arrivando a intaccare anche il patrimonio più prezioso: la prima casa". Il presidente di Sogeea rileva quindi "un dato assai uniforme a livello nazionale che dimostra come sia sempre la fascia di reddito medio-bassa a pagare il tributo più rilevante alla crisi: il 66% delle case all’asta ha un prezzo inferiore ai 100.000 euro, percentuale che sale addirittura fino all’89% se si prendono in esame anche gli immobili appartenenti alla fascia tra 100.000 e 200.000 euro". "Nella stragrande maggioranza dei casi, insomma, non si tratta certo di abitazioni di particolare pregio" indica.

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