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Draghi evoca backstop pubblico su sofferenze bancarie e i mercati festeggiano

21 luglio 2016 | 19.13
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Mario Draghi (foto Afp) - AFP
Mario Draghi (foto Afp) - AFP

Sono bastate due parole del presidente della Bce Mario Draghi, per l'esattezza 'backstop pubblico', una sorta di paracadute statale per le eventuali perdite legate alle sofferenze, per entusiasmare i mercati azionari, dopo una seduta del Consiglio Direttivo che ha, come ampiamente previsto, mantenuto fermi i tassi e tempi e dimensioni del Quantitative Easing.

Naturalmente Draghi è stato molto più cauto di quanto facciano intuire le reazioni dei mercati (soprattutto sui titoli bancari, con quelli italiani in evidenza a Piazza Affari) ma dopo settimane di tensioni anche questo spiraglio è stato accolto con evidente sollievo. Per il presidente della Bce sui prestiti non performanti (Npl) in casi eccezionali "un backstop pubblico sarebbe una misura molto utile che però dovrebbe essere concordata con la Commissione Europea in base alle regole vigenti". I governi - ha sollecitato Draghi - dovrebbero agire "per creare un mercato per i prestiti non performanti" per eliminarli dai bilanci bancari, e in questo senso si può pensare a un "backstop pubblico se il mercato degli Npl non funziona". Anche per "evitare svendite", ha precisato.

Il tema delle sofferenze bancarie - che nelle ultime settimane ha portato il sistema italiano sul banco degli accusati - è tornato più volte nel corso della conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio, e alla fine - su sollecitazione diretta - Draghi non ha potuto non fare un accenno diretto alla situazione del nostro paese.

"In Italia - ha riconosciuto - sono stati fatti passi in avanti nella giusta direzione ma ora bisogna fare altro": quello dei prestiti non performanti "e' un problema grosso che richiederà tempo, è stato così dappertutto quando ha raggiunto simili dimensioni". Peraltro, ha osservati, "dovremmo essere consapevoli che più a lungo" si protrare questo problema "meno il sistema bancario funzionerà" nel trasmettere la politica monetaria della Bce e nel sostenere il credito.

Anche perché "come si è visto" nelle tensioni azionarie post-Brexit "le banche con molti Npl sono vulnerabili", ha aggiunto Draghi, evidenziando che "per accelerare la risoluzione dei prestiti non performanti una delle misure è avere un mercato degli Npl ben funzionante. E per fare questo la cosa principale che serve è creare una cornice legislativa sulla quale le sofferenze possono essere scambiate" agevolmente.

Peraltro, ha ricordato il presidente della Bce toccando un altro punto caldo, le normative Ue sul bail-in consentono "tutta la flessibilità necessaria per aiutare le banche" e in ogni caso, gli istituti europei "oggi stanno meglio, se non molto meglio, del 2009" grazie a "una serie di azioni prese negli ultimi 3-4 anni, alla nuova regolamentazione sulla supervisione, alla nuova classificazione armonizzata delle sofferenze oltre a interventi importanti contro le sofferenze e il ruolo della nostra politica monetaria". Per molte banche europee, insomma, "c'è un problema di redditività non di solvibilità".

Altro punto caldo, la Brexit (quella odierna era la prima riunione del Consiglio dopo il referendum britannico: Draghi ha mostrato cautela sulle eventuali ripercussioni, spiegando che decisioni della Bce su modifiche alle norme sugli acquisti di titoli pubblici - detatte dalla necessità di aggiustare il tiro alla luce della Brexit - "sono rimandate a quando disporremo di maggiori informazioni". Per ora la Bce prevede che "la ripresa economica continuerà ad un ritmo moderato" trainata per lo più «dalla domanda interna" mentre l'export langue, ma persistono "rischi al ribasso a queste prospettive", e fra questi rischi c'è appunto l'uscita del Regno Unito dall'Ue. In ogni caso, ha ricordato, il Consiglio Direttivo della Bce "continua a monitorare" la situazione e, se necessario, "userà tutti gli strumenti disponibili".

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