Un giudice federale californiano ha respinto la richiesta di patteggiamento di 100 milioni di dollari che Uber aveva avanzato per mettere fine alla class action avviata dai suoi autisti in California e Massachusetts. A portare in tribunale il colosso dei servizi di trasporti privati sono state circa 385mila persone, che hanno chiesto di essere inquadrate come dipendenti e non come liberi professionisti, così da poter scaricare sull'azienda alcune spese come il carburante, il leasing e la manutenzione dell'autoveicolo. Il giudice Edward Chen ha respinto la richiesta dell'azienda in quanto ha considerato troppo bassa la cifra, che si tradurrebbe in poche centinaia di dollari ad autista.
Uber ha rispedito al mittente le richieste, sostenendo di non poter considerare i lavoratori come dipendenti in quanto il controllo sull'operato sarebbe minimo, lasciando loro totale libertà di scelta su orari e giorni lavorativi. Eventuali assunzioni, ha aggiunto l'azienda, comporterebbero anche aumenti dei costi del servizio a carico degli utenti.