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Ue stanga Apple: "Irlanda recuperi 13 miliardi di tasse da Cupertino"

30 agosto 2016 | 12.07
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Apple store di New York (Foto dal sito Apple)
Apple store di New York (Foto dal sito Apple)

L'Irlanda ha concesso alla multinazionale Usa Apple vantaggi fiscali non dovuti per un valore fino a 13 mld di euro, secondo la Commissione Europea. Per l'esecutivo Ue si tratta di benefici "illegali secondo le regole sugli aiuti di Stato, perché hanno permesso" alla casa di Cupertino di "pagare molte meno tasse rispetto ad altre imprese. L'Irlanda deve ora recuperare l'aiuto illegale" concesso alla Apple, "con gli interessi".

Grazie agli accordi stretti con il Fisco irlandese, ha affermato la commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager, Apple "ha pagato imposte per un'aliquota (tax rate, ndr) effettiva dell'1% sui suoi utili europei nel 2003 e dello 0,005% nel 2014".

La commissaria precisa che "non si tratta di una multa, ma di tasse non pagate che devono essere pagate" da parte della multinazionale americana: "E' una differenza importante". E, trattandosi di tasse che Apple avrebbe dovuto pagare e che non sono state pagate, "non c'è alcuna retroattività".

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Gli accordi fiscali stretti tra l'Irlanda e Apple nel 1991 e poi nel 2007, secondo l'esecutivo comunitario, accreditavano un metodo per stabilire la base imponibile di due società irlandesi della casa di Cupertino (Apple Sales International e Apple Operations Europe), "cosa che non corrisponde alla realtà economica: quasi tutti i profitti sulle vendite registrati dalle due compagnie sono stati attribuiti internamente a una 'sede centrale' (head office)".

L'esame della Commissione "mostra che questa 'sede centrale' esisteva solo sulla carta e non avrebbe potuto generare simili profitti". La "cosiddetta sede centrale - aggiunge la Vestager - non aveva un ufficio, non aveva dipendenti, non aveva alcuna attività reale". Gli utili allocati alla sede centrale non erano soggetti a tassazione in alcun Paese, secondo norme specifiche del codice tributario irlandese che non sono più in vigore. Come risultato del metodo di allocazione dei profitti accreditato negli accordi fiscali con l'Irlanda, Apple ha pagato imposte per un'aliquota fiscale effettiva che è calata dall'1% nel 2003 allo 0,005% nel 2014 sui profitti registrati da Apple Sales International.

Il trattamento fiscale "selettivo" ottenuto da Apple in Irlanda "è illegale" secondo le norme Ue, perché dà alla casa di Cupertino un "vantaggio significativo" sulle altre imprese che sono soggette alle medesime regole di tassazione a livello nazionale. La Commissione può richiedere di recuperare gli aiuti di Stato illegali per un periodo di dieci anni precedente la prima richiesta di informazioni da parte dello stesso esecutivo Ue, che risale al 2013. L'Irlanda quindi deve recuperare le tasse non pagate nell'isola da parte di Apple "per gli anni che vanno dal 2003 al 2014, fino a 13 mld di euro più gli interessi".

Di fatto, secondo la Commissione Europea, il trattamento fiscale in Irlanda ha consentito ad Apple di evitare la tassazione su quasi tutti gli utili generati dalle vendite di prodotti Apple nell'intero mercato unico europeo. Ciò in conseguenza della decisione della multinazionale americana di registrare tutte le vendite in Irlanda, piuttosto che nei Paesi nei quali i prodotti venivano venduti. In particolare, la compagnia irlandese Apple Sales International è responsabile per l'acquisto di prodotti Apple dai fornitori che materialmente li producono nel mondo e di venderli in Europa, Medio Oriente, Africa e India.

Si tratta comunque di una struttura che è "al di fuori della competenza" del controllo sugli aiuti di Stato nell'Ue. In ogni caso, la Commissione precisa che "se altri Paesi dovessero richiedere ad Apple di pagare più tasse sugli utili realizzati dalle due società nello stesso periodo secondo le rispettive norme fiscali nazionali, questo ridurrebbe l'ammontare che deve essere recuperato dall'Irlanda".

LA RISPOSTA DI APPLE - Apple reagisce alla decisione della Commissione Ue con una dura dichiarazione nella quale preannuncia che "avrà profondi e dolorosi effetti sugli investimenti e la creazione di posti di lavoro in Europa" e annuncia che intende fare appello contro il provvedimento. "La Commissione europea ha lanciato un'iniziativa per riscrivere la storia della Apple in Europa, ignorare le leggi fiscali irlandesi e capovolgere il sistema fiscale internazionale", afferma Apple.

L'IRLANDA - Intanto, l'Irlanda ha fatto sapere che farà ricorso contro la decisione dell'Antitrust Ue. L'annuncio giunge dal ministro delle Finanze Michael Noonan che ha aggiunto di essere "profondamente" in disaccordo con la decisione di Bruxelles. "Tale decisione - afferma Noonan secondo quanto riporta il sito del Guardian - non mi lascia altra scelta che quella di cercare l'appoggio del governo per fare appello" dinanzi alle Corti europee. "Questo è necessario - spiega - per difendere l'integrità del nostro sistema fiscale e per dare certezza fiscale alle imprese". Noonan ha citato anche la necessità di contrastare la volontà dell'Ue di interferire per mezzo delle norme sugli aiuti di Stato sulle competenze degli stati membri in materia di tasse.

LA REAZIONE DI WASHINGTON - Anche gli Stati Uniti criticano la decisione della Commissione europea sui vantaggi fiscali ottenuti in Irlanda dalla Apple. "Le azioni della Commissione minacciano di compromettere gli investimenti stranieri, il clima per le imprese in Europa e l'importante spirito di collaborazione economica tra Stati Uniti e Ue", si legge in una dichiarazione del Tesoro Usa riportata dalla stampa statunitense.

Il Tesoro Usa esprime inoltre "disappunto" per il fatto che la Commissione europea abbia deciso di "agire unilateralmente e di discostarsi dagli importanti progressi che Usa e Ue e il resto della comunità internazionale hanno compiuto insieme per combattere l'elusione fiscale".

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