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Come richiedere prestiti senza busta paga

17 settembre 2016 | 07.56
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Foto di repertorio (fotogramma) - FOTOGRAMMA
Foto di repertorio (fotogramma) - FOTOGRAMMA

A causa della forte crisi economica degli ultimi anni è cresciuto il numero di coloro – disoccupati, casalinghe, studenti – che hanno bisogno di ottenere piccoli prestiti, pur non avendo una busta paga o altre garanzie. Allo stesso tempo, però, è sempre più difficile è riuscire a ottenere la fiducia di banche e finanziarie. Mentre in passato, infatti, si potevano avere con una discreta facilità anche somme consistenti, oggi le cose sono cambiate si legge su laleggepertutti.it. Vediamo, quindi, come muoversi.

Individuare la categoria di appartenenza - Il contratto di lavoro a tempo indeterminato è sempre stato considerato dagli istituti di credito come uno dei requisiti essenziali per avere accesso al credito. Con la flessibilizzazione del mercato del lavoro, tuttavia, la busta paga tradizionale non è più la regola e, nell’ambito dei finanziamenti, sono aumentate le tipologie di garanzie alternative. Un primo passo da compiere consiste quindi nell’individuare la categoria di appartenenza: significa che a non avere il cedolino classico non sono solo i lavoratori autonomi, ma anche altri soggetti e per le motivazioni più varie. Come accade per i lavoratori autonomi: sono la categoria più diffusa che, per certificare il suo reddito, dovrà presentare il modello UNICO, talvolta anche quello di più anni consecutivi e, all’occorrenza, presentare ulteriori garanzie; protestati, cioè coloro che non sono stati in grado di pagare un proprio debito. Come si può intuire, si tratta della categoria che ha maggiori difficoltà di movimento nel mondo del credito, a prescindere dalla causa che abbia determinato il protesto: ciò in quanto una segnalazione del genere è una macchia difficile da cancellare; cattivi pagatori: si tratta di coloro che non hanno provveduto regolarmente e tempestivamente al pagamento delle rate di finanziamenti in corso o di bollette domestiche; lavoratori dipendenti con busta paga già 'impegnata': sono quei soggetti che hanno in corso un (ma molto spesso più di uno) finanziamento che impedisce loro di richiedere ulteriori prestiti, avendo tra il 35% e il 50% dello stipendio impegnato per il pagamento di rate. In questa condizione, la busta paga c’è ma è come se non ci fosse; lavoratori irregolari; studenti: negli ultimi anni, stanno crescendo in modo esponenziale forme di prestito per permettere a questa categoria di affrontare le spese legate allo studio (il rimborso solitamente avviene al termine degli studi in quanto si ipotizza che si sia ormai entrati nel mondo del lavoro e si abbia la possibilità di pagare le rate); nuovi imprenditori: generalmente sono giovani (sotto i 35 anni), disoccupati e molto determinati che già usufruiscono di bandi per l’imprenditoria giovanile con prestiti a fondo perduto; pensionati con pensione non pignorabile: in pratica sono quei pensionati che percepiscono pensioni di inabilità, invalidità e assegni sociali che non sono pignorabili al fine dell’ottenimento di un prestito; casalinghe; titolari di rendite: pensiamo a chi ha un immobile di proprietà e che percepisce un affitto da un inquilino.

Scegliere le garanzie alternative - A questo punto, individuata con precisione la propria situazione finanziaria e reddituale, sarà opportuno trovare garanzie alternative: si intende altri documenti che attestino il percepimento di un reddito. In questi casi, un bravo consulente finanziario ci potrà essere davvero molto utile, poiché ci aiuterà, analizzando la nostra pratica, a indirizzarci verso la banca che offre il prodotto più adatto alle esigenze di ciascuno ma, anche, che ci garantisca le probabilità più alte di successo. Le garanzie alternative possono essere di natura reale o personale: per quanto attiene le prime, si tratta di garanzie ipotecarie o pignoratizie su beni immobili o mobili registrati (come la casa, barche, aerei, denaro su conto corrente, titoli, ecc…): in pratica, esse permettono di ottenere il prestito dando come garanzia il proprio immobile (ad esempio, la propria casa) che rappresenta, per la banca, il capitale si cui rivalersi nel caso in cui le rate per la restituzione non vengano pagate. Si tratta, tuttavia, di una opzione poco diffusa nel sistema creditizio, visto e considerato che spesso le spese della costituzione di una garanzia reale superano i benefici legati all’ottenimento del finanziamento.

Più diffuse sono, invece, le garanzie personali: si pensi alla fideiussione di un genitore che si impegna, in solido, a garantire alla banca creditrice il pagamento di quanto dovuto dal figlio nel caso in cui quest’ultimo risultasse insolvente. In pratica, in questo modo, la banca o la finanziaria ha la sicurezza giuridica e morale che, in caso di difficoltà del debitore principale, il capitale verrà comunque restituito. Attenzione: è importante sottolineare che il fideiussore che viene coinvolto nell’operazione diviene in tutto e per tutto un obbligato in 'solido' (cioè insieme) con il debitore principale; in altre parole, la banca potrà rivolgersi all’uno o all’altro per ottenere quanto di sua spettanza, lasciando poi al garante il tentativo di esercitare il proprio diritto di rivalsa sul debitore principale per ottenere la sua parte.

Un altro appiglio a cui aggrapparsi potrebbe essere la proprietà di un immobile in affitto, che potrebbe convincere la banca del fatto che chi richiede il prestito ha comunque una fonte di rendita, sorvolando sulla mancanza di una garanzia reddituale. In questo caso, sarà sufficiente mostrare il contratto di affitto e fornire un estratto conto che dimostri il regolare pagamento del canone da parte dell’affittuario.

Dalle garanzie vanno tenute distinte le assicurazioni: spesso i prestiti a privati senza una busta paga sono legati alla presenza di polizze vita che permettono alla banca di ottenere la restituzione del capitale nell’ipotesi di decesso o di invalidità permanente del debitore principale. Non si tratta di garanzie in senso stretto, piuttosto di clausole assicurative che vanno ad integrarsi nel principale contratto di finanziamento.

I giovani sono sicuramente una delle categorie a cui più i prestiti senza busta paga fanno comodo: si tratta, per lo più, di finanziamenti d’onore concessi nei confronti degli studenti universitari. Come anticipato, la restituzione avverrà solamente al termine della conclusione del regolare percorso di studi quando avranno trovato un lavoro, in modo tale da permettere loro di godere di una linea di credito con la quale soddisfare le principali necessità legate al percorso di studi.

I prestiti ai disoccupati sono di difficile erogabilità, spesso concessi nella sola ipotesi in cui vi siano garanzie di natura talmente significative da poter aggirare, in tal modo, il rischio di inadempimento: nella maggior parte dei casi, vengono erogati in forma di finanziamenti accompagnati da pegno su titoli. In pratica, si consegna alle banche dei beni di valore (nel pegno puro e semplice), oppure dei titoli di cui si è titolare (o offerti in garanzia da un garante), perdendone la disponibilità per tutta la durata del contratto ma non la titolarità. Facciamo un esempio: Tizio dispone di un deposito amministrato con all’interno titoli obbligazionari per 20mila euro; desidera ottenere un prestito di 10mila euro perché non intende disinvestire i propri impieghi in bond. La banca o la finanziaria iscriverà pegno in suo favore sui titoli presenti del deposito, da utilizzare (con disinvestimento) nelle ipotesi in cui il debitore principale non intervenga a restituire regolarmente il debito. Alle stesse condizioni, vengono concessi molti prestiti alle casalinghe.

Ma occhio alle truffe. Nell’ambito dei prestiti senza busta paga, non è infrequente imbattersi in vere e proprie truffe e il motivo alla base di ciò è facilmente comprensibile: chi cerca un prestito senza busta paga è a volte una persona che è disposta a chiudere un occhio di fronte a condizioni pregiudizievoli (ad esempio, un tasso di interesse maggiore della media di mercato), pur di ottenere l’ambito finanziamento. Ecco perché il consiglio è quello di diffidare da tutte quelle offerte troppo convenienti, pretendendo sempre la massima trasparenza in materia: è sempre opportuno chiedere un preventivo scritto, consultare fogli informativi e leggere attentamente le condizioni di contratto, comparando le proposte sul mercato. Ciò anche considerato che i prestiti senza busta paga si contraddistinguano per tassi di interesse maggiori della media di mercato. È buona norma, quindi, verificare sempre che i tassi di interesse non siano eccessivamente elevati e usurari. A tal proposito sul sito della Banca d’Italia si possono trovare le soglie di riferimento.

E se non ho alcuna garanzia? In questo caso, le soluzioni sono due: i piccoli prestiti e i prestiti tra privati. I piccoli prestiti sono dei finanziamenti che alcune banche concedono anche senza busta paga a chi ha bisogno di piccoli importi di denaro. Come è facile capire, i tassi di interesse sono elevatissimi, con picchi che possono raggiungere i limiti di legge imposti dalla Banca d’Italia. Ecco perché è preferibile non ricorrervi. I prestiti tra privati sono, invece dei finanziamenti tra due soggetti privati (amici, parenti, marito e moglie), a seguito della sottoscrizione di un contratto, anch’esso privato. In base a tale accordo, la parte finanziatrice si impegna ad elargire una data somma di denaro alla parte finanziata, mentre quest’ultima, si impegna a restituirla con un tasso di interesse limitato. In entrambi i casi si possono richiedere solo piccole somme di denaro, solitamente fino a un massimo di 2000 euro. Si tratta di importi molto ridotti ma che, in alcuni casi, possono dare sollievo a chi non riesce in altro modo ad accedere ai finanziamenti.

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