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Intelligence: Minniti, tour in università per trovare nuovi 007

16 novembre 2016 | 20.07
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"Cerchiamo persone giovani e molto sveglie. Esperti in materie informatiche, giuridiche, economiche, psicologiche e in lingue straniere, ma soprattutto che abbiano un fortissimo senso delle istituzioni e dell'etica". Lo ha detto il sottosegretario Marco Minniti, autorità delegata per la sicurezza della Repubblica, intervenendo a Intelligence Live, ventisettesima tappa del roadshow del comparto Intelligence negli atenei italiani che oggi ha raggiunto l'università Bicocca di Milano.

"In tre anni - spiega Minniti - abbiamo assunto 100 giovani, dei quali 50 provenienti dalle università italiane e 50 dalle selezioni delle candidature spontanee presentate sul sito www.sicurezzanazionale.gov.it". Si tratta, sottolinea, di "un segmento significativo rispetto al numero totale degli uomini e delle donne che formano il comparto Intelligence". E, assicura, "il progetto non si fermerà, ma andrà avanti nella ricerca di nuove personalità".

Oltre al tradizionale bacino delle forze di polizia, che assicura importanti professionalità di sicurezza, Minniti spiega che "stiamo cercando giovani nelle università e nei centri di ricerca per le nuove sfide che il terrorismo internazionale e la cyber security impongono". L'obiettivo è individuare "persone che conoscano le lingue straniere rare, perché non possiamo permetterci di fare errori di interpretazione, ad esempio sull'arabo". Ed "esperti di informatica, perché i terroristi fanno propaganda sul web". Senza tralasciare "profondi conoscitori di materie giuridiche ed economiche, ma anche di psicologia e sociologia".

Sul sito sicurezzanazionale.gov.it, ha sottolineato nel suo intervento Paolo Scotto di Castelbianco, direttore della scuola di formazione del comparto Intelligence, "sono pervenute, in tre anni, ottomila candidature spontanee di giovani con curriculum afferenti a materie come cyber ed economia, come indicava il focus richiesto dal governo". Il progetto di ricerca di nuove risorse "punta molto sulla collaborazione con le università, con le quali abbiamo stipulato delle convenzioni". Queste "ci segnalano i curriculum più brillanti tra quelli depositati dagli stessi studenti presso le segreterie di facoltà".

Tuttavia, sottolinea, "è bene chiarire che occorre avere stabilità psicologica e un grande livello di flessibilità e di adattabilità". Anche perché "il lavoro è complesso e richiede dei sacrifici" e "se non ci si crede fino in fondo, meglio evitare". Tuttavia, "elemento fondamentale per essere scelti è avere un forte senso delle istituzioni".

I nuovi 007, dunque, non hanno lo smoking o le donne di James Bond, né sono spie conturbanti stile Mata Hari; si tratta piuttosto di "giovani dalla personalità non esibizionista - puntualizza Castelbianco - che non hanno bisogno di proiettare la loro identità su quello che fanno, ma sul risultato di quello che fanno". E che soprattutto "sono animati da una sorta di 'adrenalina intellettuale', necessaria per affrontare tutte quelle attività al di fuori delle operazioni più tipiche degli agenti segreti, che continuano ad essere reclutati nelle forze armate, speciali e di polizia, ma che non sono meno importanti, consentendoci di agire anche nei teatri più difficili".

Capitolo a parte merita la riservatezza: "Noi non siamo 'True Lies', ma piuttosto l'Actor Studio", puntualizza Castelbianco. Nel senso che "quando si entra a lavorare con noi, non si diventa automaticamente un uomo-intelligence, ma si affronta un periodo di formazione durante il quale, oltre ad imparare tutte le tecniche di lavoro dal personale interno, dai docenti provenienti dal meglio delle università italiane e da personalità scelte tra enti privati di eccellenza, si lavora alla formazione della 'sensibilità intelligence'". In pratica, "vi sono uffici di sicurezza appositamente predisposti che aiutano a costruire una copertura per poter trovare il giusto equilibrio tra la riservatezza necessaria all'incarico e le cose da poter dire a familiari e amici".

Questa, ha evidenziato Cristina Messa, magnifico rettore dell'università Bicocca, è "un'occasione molto importante sotto diversi punti di vista"; il primo è rappresentato dalla "missione dell'università di interagire con le proprie competenze e le proprie persone che approfondiscono, studiano e insegnano, a degli obiettivi generali del Paese". L'altro aspetto è di "far conoscere ai ragazzi che cosa è l'Intelligence e questo è un modo per parlare direttamente con chi conosce il sistema e lo dirige per stabilire una comunicazione non mediata e non strumentalizzata".

Il terzo punto è, "sicuramente per chi studia materie che possano afferire al lavoro di Intelligence o ha curiosità nei riguardi di queste aree, di conoscere un nuovo ambito di applicazione e di lavoro che può essere molto interessante".

L'università Bicocca, che con l'Intelligence ha siglato un protocollo d'intesa, conta 32mila studenti dei quali se ne laureano ogni anno 5/6mila. "Attraverso lo strumento del Job Placement - avverte Messa - metteremo loro a disposizione tutte le informazioni necessarie per far capire a ciascuno, in base ai curriculum, se sono matchabili oppure no". E, per concludere, "metteremo a disposizione del progetto anche il nostro Bis Lab, Bicocca Security Lab, per eventuali collaborazioni di ricerca".

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