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Da Facebook alle banche: quando arriva la stangata Ue

18 maggio 2017 | 12.19
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(Fotogramma)
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La maxi multa da 110 milioni a Facebook comminata dall'Antitrust europeo per non aver fornito informazioni puntuali e corrette quando ha acquistato la piattaforma di messaggistica Whatsapp nel 2014 è l'ultima di una lunga lista di mega sanzioni che nel tempo hanno colpito colossi e cartelli.

Cinque mesi fa, il 12 dicembre 2016, è stata inflitta un’ammenda da 166 milioni di euro a Sony, Panasonic, Sanyo coinvolte, secondo la Commissione europea, nella creazione di un cartello per coordinare i prezzi e scambiarsi informazioni sensibili sulle vendite di batterie ricaricabili al litio.

Qualche giorno prima, il 7 dicembre, è toccato alle banche. La Commissione europea ha infatti multato Crédit Agricole, Hsbc e Jp Morgan Chase - per un totale di complessivi 485 milioni di euro - per aver partecipato a un cartello riguardante i derivati sui tassi di interesse.

Nell'estate dell'anno scorso, il 19 luglio 2016, una maxi multa da quasi 3 miliardi di euro è stata inflitta dall'Antitrust europeo ai maggiori produttori di camion Ue - Volvo/Renault, Iveco, Daimler e DAF - ritenuti responsabili di intesa illegale. Il gruppo Man non ha ricevuto nessuna sanzione, perché è stato quello che ha rivelato l'esistenza dell'intesa.

Non una multa, ma "tasse non pagate che devono essere pagate", stando a quanto sottolineato dalla commissaria europea alla Concorrenza Margrethe Vestager, al centro provvedimento che il 30 agosto del 2016 ha riguardato Apple. Secondo la Commissione europea l'Irlanda ha concesso alla multinazionale Usa vantaggi fiscali non dovuti per un valore fino a 13 miliardi di euro. Per l'esecutivo Ue si è trattato di benefici "illegali secondo le regole sugli aiuti di Stato, perché hanno permesso" alla casa di Cupertino di "pagare molte meno tasse rispetto ad altre imprese".

Tra i colossi all'attenzione della Commissione europea anche Microsoft al quale il 6 marzo 2013 è stata imposta una multa da 561 milioni di euro per non aver rispettato l'impegno di offrire agli utenti la possibilità di scelta fra vari browser per la navigazione su Internet.

Mentre il 13 maggio 2009 è stata la volta di Intel. Al colosso dall'Antitrust Ue è stata comminata una maxi multa da 1,06 miliardi di euro per abuso di posizione dominante.

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