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Ict: Decollanz (Ibm), vera sfida inventare nuove professionalità

08 giugno 2017 | 16.26
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(foto dal profilo Twitter)
(foto dal profilo Twitter)

Nuove professionalità, nuove responsabilità, ma anche la capacità di mettere a frutto l'utilizzo dei big data. Maurizio Decollanz, brand e communication leader di Ibm Italia, in occasione del X Forum della Comunicazione che si è tenuto a Milano a Palazzo Lombardia, indica alcuni terreni di sfida che il mondo della comunicazione si trova oggi a dovere affrontare. "Come la quarta rivoluzione industriale sta interessando la manifattura, così anche l'informazione e il mondo della comunicazione - osserva - non possono essere immuni da questa trasformazione. Abbiamo la necessità di immaginare nuovi skill, nuove figure professionali, nuovi modi di lavorare sempre più interconnessi tra loro. Che vedono sempre più un cross tra vecchie professionalità e nuove, alcune delle quali sono ancora tutte da inventare. Questa è la vera sfida".

"Viviamo l'epoca della quarta rivoluzione industriale e di una società che punta al 5.0. Si tratta - spiega Decollanz - di una evoluzione importante che deve in qualche modo fare scaturire anche una responsabilità sociale da parte di chi fa comunicazione stando in quelle corporazioni, in quelle aziende che fanno la tecnologia e fanno l'innovazione. Abbiamo il dovere di stare a fianco delle istituzioni e accompagnare questa trasformazione e di fare il nostro dovere anche nella formazione delle nuove professioni, perché se non facessimo tutto questo, il rischio che davvero corriamo è che tra due o tre anni o comunque tra non molto la distanza tra le necessità dell'impresa, le necessità del mondo del fare e i profili disponibili sia siderale. Abbiamo il dovere di accompagnare, comunicare e spiegare questa trasformazione".

Rispetto ai big data e alle potenzialità di utilizzo che offrono, Decollanz mette in evidenzia che si tratta "davvero di un bene primario per tutta la collettività. Non solo per le corporation, non soltanto per le aziende ma anche per le persone. Utilizzare bene i dati significa fornire servizi migliori alle persone che è davvero quello che sta a cuore a una azienda come Ibm".

Quello del rispetto della privacy dell'individuo nella raccolta e nello sfruttamento di dati rappresenta uno dei temi più delicati e sfidanti: "si tratta di uno scenario che necessariamente deve prevedere la partecipazione di più attori. In primis ci sono le istituzioni. Il regolatore deve dare delle regole" conclude Decollanz che porta un esempio: "quando andiamo dal medico e abbiamo bisogno di essere curati non ci preoccupiamo del fatto di raccontare le condizioni in cui siamo perché il medico possa fare una diagnosi e offrirci il servizio migliore. Ecco, questo è il modo di utilizzare i dati per i servizi alle persone e rendere la nostra vita migliore, più efficace ed efficiente".

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