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Manovra, incentivi e taglio tasse in 'pacchetto lavoro'

08 settembre 2017 | 16.26
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Gli incentivi per incoraggiare la ricollocazione dei lavoratori in Cigs a causa delle crisi aziendali, le decontribuzioni al 50% per i giovani e probabilmente l'impegno a ridurre il costo del lavoro per tutti, ma non prima del 2020. Sono queste alcune delle misure principali allo studio per il Pacchetto Lavoro da inserire in Legge di Bilancio. L'impianto generale dei primi due interventi è in fase matura ma la modulazione e dunque l'entità dipenderà dai saldi della manovra.

A quanto apprende l'Adnkronos, sul fronte dell'assegno di ricollocazione per il lavoratore in cassa integrazione straordinaria per evitare il flop della misura e incoraggiare la ricerca di lavoro, il governo ragiona all'ipotesi di versare al lavoratore che accetta di mettersi in gioco con l'assegno di ricollocazione sia parte (probabilmente la metà) della quota di Cigs residua sia l'indennità tombale che paga l'impresa per chiudere il contenzioso. Già prevista per i nuovi contratti a tutele crescenti, l'idea, di cui si è parlato anche al tavolo di confronto fra il ministro del lavoro Giuliano Poletti e i sindacati, sarebbe di introdurre l'indennità anche in favore dei vecchi contratti.

Con questo percorso, da applicare nelle crisi aziendali in accordo con i sindacati per una platea da identificare con adesione volontaria, le misure di politica attiva e dunque di transizione verso un altro lavoro partirebbero subito con la Cigs e non dopo il licenziamento. L'operazione, nelle intenzioni del Governo, prevederebbe un contributo da parte delle imprese, nell'ordine di una mensilità di stipendio. Ma per ora le associazioni d'impresa si sarebbero mostrate contrarie all'ipotesi.

Quanto alle decontribuzioni strutturali al 50% per i neoassunti annunciate dal governo, si lavora ancora su platea e durata dell'intervento. Potrebbe infatti fermarsi agli under 29 e limitarsi a due anni invece lo 'sconto' fiscale per i giovani in quanto tale soglia non comporterebbe problemi sotto il profilo Ue, mentre un innalzamento del limite a 32 anni si configurerebbe come un aiuto di stato in violazione delle norme Ue.

I giovani fino a 29 anni rientrano infatti nella fascia debole a livello europeo e dunque si può derogare alle regole comunitarie, al di sopra di questo tetto l'intervento sarebbe discriminatorio con relative distorsioni nel mercato del lavoro. Inoltre già l'Italia aveva già negoziato l'innalzamento della soglia dei giovani a 'rischio' da 24 a 29 anni in occasione di Garanzia Giovani, ottenere da Bruxelles un'ulteriore estensione appare dunque tutt'altro che facile. L'altro aspetto della misura sulle decontribuzioni da definire in sede di saldi disaggregati della manovra è la durata: il governo punta ad una misura strutturale triennale ma se le risorse risultassero inferiori agli 1,5-2 mld stimati per un intervento triennale, il governo dovrà rassegnare ad un intervento di due anni.

Per il post-decontribuzioni invece l'ipotesi più accreditata sul tavolo dei tecnici è quella di un taglio generalizzato di un solo punto percentuale della quota contributiva a carico del lavoratore, una riduzione fortemente ridimensionata rispetto alle aspettative dei mesi scorsi. Un'indicazione in merito potrebbe essere già indicata in manovra per scattare nel 2020 o 2021 (in base alla durata della decontribuzione).

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