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Prestiti facili con la carta revolving, ma occhio ai costi

09 settembre 2017 | 07.10
LETTURA: 4 minuti

(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Oltre alla tradizionale carta di credito ne esiste un'altra che può tornare utile quando si ha bisogno di un piccolo finanziamento. Si tratta della carta di credito revolving, strumento di pagamento che permette di restituire una determinata somma di denaro a rate nel corso dei mesi.

E' possibile pagarci gli acquisti in negozio e online o prelevare contanti, indipendentemente dalla disponibilità sul proprio conto, oppure richiedere l’intera somma in un’unica soluzione, ovviamente entro i limiti dell’importo massimo messo a disposizione dalla banca. "C'è stato un vero e proprio boom una decina di anni fa, soprattutto perché in generale rispetto a un prestito le pratiche per ottenere la carta revolving sono molto più snelle e veloci trattandosi di solito di un plafond di 3-4000 euro di prestito", dice all'Adnkronos Carlo Piarulli, presidente di Adiconsum Lombardia.

Ma come funziona? "La carta revolving viene rilasciata con un plafond massimo di spesa. Diciamo che il nostro è di 2mila euro e io ne spendo 500 - spiega Piarulli - a differenza della carta di credito io non mi vedrò addebitato sul conto corrente il mese successivo l'intero importo ma solo una piccola parte. Di solito si tratta di piccole rate mensili oppure si paga una percentuale sulla somma utilizzata. Il debito quindi viene spalmato. Mettiamo che ho concordato un rimborso mensile di 100 euro. La rata comprende la quota di capitale da rimborsare alla banca, con cui si ricostituisce il plafond assegnato, ma anche gli interessi e le commissioni. Se ad esempio la quota capitale è di 90 euro, una volta rimborsate ad esempio due rate il mio plafond risalirà a 1680 euro".

In pratica, come si legge su Facile.it, quando viene effettuato un acquisto, il credito disponibile sulla carta diminuisce e, al contempo, si ripristina in automatico a ogni rimborso rata: in questo modo ci si garantisce una riserva di denaro, a cui si può liberamente attingere per effettuare nuove spese o per far fronte a degli imprevisti.

Ovviamente quando si decide di ricorrere a questo tipo di carta di credito è indispensabile valutare attentamente il costo effettivo legato al possesso e all’utilizzo dei servizi che questa ti mette a disposizione. Oltre a valutare il tasso di interesse nominale (Tan), utilizzato per calcolare la quota da rimborsare periodicamente all'istituto di credito che ha emesso la carta, anche le eventuali spese di estratto conto, l’imposta di bollo, le spese di incasso delle rate, le eventuali commissioni sui prelievi e coperture assicurative aggiuntive. Tenendo sempre presente che alcune clausole che sono vantaggiose inizialmente, non lo sono più ad esempio a distanza di 6 mesi o un anno. "Di solito i tassi di interesse applicati a questa carta sono ben più elevati di quelli di un finanziamento classico - ricorda l'esperto - parliamo di un 20%, a volte anche qualcosa in più, contro un 8-10% massimo. Quindi non limitiamoci a guardare la rata finale, ma quanto ci costa effettivamente quel prestito: in questo caso tanto. E anche quella rata finale deve essere sommata ad eventuali altre spese che dobbiamo sostenere ogni mese, che sia il mutuo, l'affitto, un altro finanziamento o le spese legate alla carta di credito classica: ci sono capitati diversi casi di persone che non avendo consapevolezza nell'utilizzo di questa carta, si sono sovraindebitate".

"E poiché il cliente è tenuto a effettuare il pagamento delle singole rate entro le scadenze concordate - conclude Piarulli - nel caso in cui ciò non accade, esattamente come accade quando non si paga una rata del mutuo o di un altro finanziamento, l’informazione del mancato pagamento viene segnalata al Sistema di Informazione Creditizio (Sic)".

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