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Fisco e cartelle, come annullare il debito

16 settembre 2017 | 17.37
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Se l'ex Equitalia, ora Agenzia delle Entrate Riscossione, ti 'bussa alla porta', ma pensi che il debito non sia dovuto puoi chiederne l'annullamento. Ecco come fare. Si può presentare richiesta direttamente all'ente creditore, al giudice, o di sospensione della riscossione all'Agenzia stessa che farà da tramite per lo 'sgravio' con l'ente creditore interessato.

L'Agenzia delle Entrate-Riscossione, spiegano, "ha il compito di riscuotere, ma la richiesta di pagamento vera e propria arriva dagli enti pubblici creditori". Per esempio se "il comune chiede all'Agenzia delle Entrate-Riscossione di riscuotere la tassa sui rifiuti, ma tu sei esentato dal pagarla o devi saldarne solo una parte", allora, "dovrai chiedere al comune di annullare la richiesta in tutto o in parte".

La richiesta di correggere l'errore si chiama 'autotutela'. Se l'ente cancellerà in tutto o in parte il debito, invierà all'Agenzia lo "sgravio", cioè l'ordine di annullare il debito. L'Agenzia in questo modo cancellerà quel tributo dalla cartella. Se invece l'Agenzia non riceve dall'ente lo sgravio è obbligata per legge a procedere con la riscossione. Non c'è un termine per presentare la domanda, ma dall'Agenzia Entrate-Riscossione consigliano "di agire tempestivamente".

Solo in alcuni casi particolari, previsti dalla legge, si può anche "chiedere direttamente all'Agenzia delle entrate-Riscossione la sospensione della cartella e attendere l'esito delle verifiche dell'ente creditore". La terza opzione prevede la presentazione della richiesta annullamento con ricorso al giudice. Nel documento che deciderai di impugnare (per esempio la cartella), spiegano dall'Agenzia dell'Entrate-Riscossione, "troverai maggiori informazioni su come effettuare il ricorso e a quale giudice inviarlo". Se il giudice ti darà ragione, accogliendo il riscorso, l'ente dovrà annullare il debito, ma potrebbe anche capitare che l'ente non si adegui alla decisione del giudice. In questo caso, potrai far valere le tue ragioni ricorrendo direttamente al giudice e iniziare il cosiddetto 'giudizio di ottemperanza'. Si tratta di un ulteriore e ultimo "ricorso per ottenere che l'ente applichi quanto già deciso da un altro giudice".

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