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Bankitalia: "In Italia trend incoraggiante"

23 settembre 2017 | 13.06
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"Quando si prende un febbrone avendo l’organismo già indebolito si corrono seri rischi, e l’Italia li ha corsi. Ne sta uscendo solo oggi, con tendenze incoraggianti, anche se ancora non decisive". Lo sottolinea in un discorso a Cormayeur il direttore generale della Banca d’Italia, Salvatore Rossi.

"L'auspicio di un periodo di stabilità non va confuso con una revisione al ribasso delle regole" definite alla luce della crisi finanziaria scoppiata nel 2007, afferma ancora, ricordando che "negli Usa su questo c'è un confronto in corso" fra la Fed e la Casa Bianca. Il risultato, osserva, è una "incertezza" che "priva l'intera comunità internazionale di una guida importante".

LE RIFORME - In ogni caso, spiega Rossi, "sarà necessaria una fase di assestamento delle riforme per dare un quadro giuridico stabile, dobbiamo lasciare sedimentare le regole per poi verificarne gli effetti sui comportamenti e sui modelli di business. In particolare vanno attenuati gli oneri, dove possibile, per le banche piccole, anche se è lecito discutere su come farlo".

IN EUROPA - Anche "nell'area dell'euro il cantiere delle riforme regolamentari e istituzionali in campo bancario è ancora aperto" ma, osserva il direttore generale di Bankitalia, "è un bene" visto che "l'Unione bancaria è monca". Anche in Europa comunque "c'è bisogno di consolidare il molto già realizzato, a cominciare dal funzionamento dei due organismi incaricati della supervisione e ''risoluzione'' delle banche dell'area dell'euro".

UNIONE BANCARIA - Per quanto riguarda l'unione bancaria, aggiunge, "ha senso se mercati e risparmiatori si convincono che le banche europee sono europee, prima che italiane o tedesche o francesi. Di conseguenza, se una banca va male dev'essere affare europeo, non del Paese in cui quella banca ha la sede principale".

CONDIVIDERE RISCHI - "Questo implica una condivisione di rischi, a livello sia privato sia pubblico, che al momento non è accettata in vari Paesi" afferma Rossi, ammettendo che ciò avviene anche "per molte buone ragioni".

LA GESTIONE - "Tuttavia dev'essere chiaro un punto - prosegue - le banche corrono molti rischi dipendenti dal modo in cui sono gestite, ma poi condividono con lo Stato in cui sono insediate - e i cui titoli pubblici scelgono di avere in portafoglio - il rischio cosiddetto sovrano". Inoltre, "procedere con l'Unione bancaria europea - evidenzia Rossi - implica di necessità la condivisione dei rischi bancari: occorrerà che tutti i Paesi lavorino per renderla possibile".

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