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Da Ilva ad Alitalia, le aziende in crisi

09 ottobre 2017 | 15.49
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Da Ilva ad Alitalia, le aziende in crisi

di Laura Botti

Gestione deficitaria, lavoratori a rischio licenziamento e incertezza sul futuro. Sono i punti che accomunano alcune delle principali realtà industriali italiane alle prese con crisi aziendali e vertenze sindacali. Da Alitalia a Ilva, passando per Atac, sono tante le aziende del Belpaese che stanno attraversando una fase di profonda instabilità economica. Nel mirino dei sindacati anche multinazionali come Sky e Ericsson, la prima intenzionata a chiudere la sede romana mentre la seconda, impegnata con un piano lacrime e sangue, sarebbe pronta a licenziare oltre 10mila dipendenti.

ILVA - In cima ai dossier caldi è tornata prepotentemente l'Ilva in vista dell'incontro fra Governo e AM InvestCo previsto per oggi e annullato all'ultimo momento dal ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Da Genova a Taranto i lavoratori aspettano con il fiato sospeso, tra mobilitazioni e scioperi, dopo l'arrivo del piano industriale con dettagli su produzione, assunzioni e contratti previsti dai nuovi proprietari che parlano di circa 4mila esuberi. Si tratta di una bozza di lavoro per la trattativa in partenza, ma da subito ha fatto salire l'attenzione sul tema occupazionale. All'interno, infatti, è riportato lo schema secondo il quale verrà selezionato il personale della nuova proprietà: a livello nazionale è previsto un organico totale di 9.885 dipendenti tra quadri, impiegati e operai (rispetto ai circa 14mila attuali).

SKY- Situazione delicatissima anche quella di Sky che, ad inizio ottobre, ha inviato le prime lettere di licenziamento per i tecnici e gli amministrativi della sede romana di Via Salaria. Secondo quanto riferiscono fonti sindacali - che hanno già annunciato l'intenzione di convocare uno sciopero nazionale - la scelta aziendale è arrivata nonostante la sentenza del giudice che ha condannato Sky Italia per comportamento antisindacale, regolato dall'ex articolo 28, e malgrado l'azienda abbia i conti in attivo e abbia già programmato investimenti per decine di milioni di euro. Nelle intenzioni dell'azienda, infatti, l'operazione di trasferimento da Roma a Milano e di trasformazione tecnologica deve andare avanti senza ripensamenti.

ALITALIA - Continua anche l'instabilità finanziaria di Alitalia. L'ex compagnia di bandiera, che ha affrontato tre crisi in meno di dieci anni, ha appena richiesto la proroga del trattamento di cassa integrazione straordinaria per ulteriori sei mesi, dal 1 novembre 2017 al 30 aprile 2018. Intanto, dopo la rinuncia di Ryanair, prosegue la valutazione degli aspiranti acquirenti della compagnia. Una fase di miglioramento delle offerte vincolanti che si concluderà entro il 5 novembre prossimo. L'obiettivo prioritario, perseguito sia dal Governo che dai commissari, rimane quello della cessione unitaria. Il bando infatti prevede che in caso di parità di condizioni siano considerate preferibili le offerte sul lotto unico rispetto alla vendita separata dell'aviation, che comprende anche le attività di manutenzione, e dell'handling.

ATAC - C'è poi la vicenda Atac. La partecipata che gestisce il trasporto pubblico capitolino, arrivata all'ennesimo anno in perdita, ha deciso di avviare una procedura di concordato preventivo. A parlare sono i numeri: 1,3 miliardi di debiti accumulati, quasi 2mila fornitori sul piede di guerra, vetture con un'età media di 12 anni e migliaia di pendolari sempre più infuriati. E come se non bastasse, una gestione che tenta inutilmente di risanare i conti ormai da troppi anni in rosso. Entro il 27 novembre 2017 la Società dovrà presentare al Tribunale di Roma la proposta definitiva di concordato corredata del Piano e degli ulteriori documenti previsti dalla legge. La sindaca Virginia Raggi garantisce che l'azienda resterà pubblica, tuttavia gli oltre 1.700 lavoratori, preoccupati per le loro sorti, proseguono mobilitazioni e scioperi.

ERICSSON - Fiato sospeso anche per i lavoratori di Ericsson, dopo l'annuncio di ulteriori 600 esuberi in Italia entro giugno 2018. Già a inizio settembre la società svedese di tecnologia delle telecomunicazioni aveva avanzato l'ipotesi di licenziare 14mila dipendenti su complessivi 53mila, principalmente in Europa e in America Latina, come parte di un piano di risparmio "per ridurre i costi e aumentare l'efficienza" e risparmiare fino a 10 miliardi di corone svedesi entro la metà del 2018. I licenziamenti sarebbero dovuti, in parte, alla maggiore concorrenza subita negli ultimi anni dalla cinese Huawei e della finlandese Nokia. Intanto, in occasione dello sciopero programmato in tutta Italia lo scorso 5 ottobre, dal Mise è arrivato l'impegno a convocare Ericsson a un tavolo per chiedere maggiori garanzie su interventi non traumatici per i lavoratori.

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