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Pensioni, sindacati contro aumento età a 67 anni

24 ottobre 2017 | 18.51
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Susanna Camusso (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Susanna Camusso (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Se si vive più a lungo si andrà conseguentemente in pensione più tardi. E' questa la norma di legge che sovraintende da tempo all'"aggiustamento" triennale dell'età pensionabile e che nel 2016, come confermato oggi dall'Istat, ha registrato un aumento delle speranze di vita a 65 anni di 5 mesi rispetto a quelle del 2013 aprendo di fatto la porta ad un nuovo 'scatto' nell'accesso alla pensione di vecchiaia che dal 2019 potrebbe così essere possibile solo a 67 anni compiuti. Un aumento atteso e temuto sopratutto da Cgil Cisl e Uil che nel confronto con il governo sulla fase due della trattativa sul previdenza e mercato del lavoro hanno cercato, per ora senza effetto, di disinnescare la mina.

Dall'esecutivo al momento nulla filtra anche sulla richiesta di incontro con il premier Gentiloni che i sindacati hanno richiesto pù volte per affrontare la questione. Solo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ostenta ottimismo sui tempi di una discussione: "i tempi per il Parlamento o per le forze politiche che vogliono intervenire ci sono", dice a margine dell'assemblea di Confindustria Umbria senza specificare se la partita sarà giocata da questo o dal prossimo governo. "Non sono in grado di dirlo oggi. Posso solo dire che essendoci un anno di tempo abbondante davanti ci sono i tempi per una discussione su questo tema", ribadisce.

E la preoccupazione dei sindacati monta. E' la Cgil di Susanna Camusso ad usare le parole più dure: l'adeguamento automatico è un meccanismo "scorretto e penalizzante” oltre che "sbagliato e fuori controllo", dice chiedendo all'esecutivo "che aveva assunto l'impegno a discuterne un anno fa" di "fermare la follia di un automatismo perverso" bloccando il meccanismo e "aprendo una discussione sulle modifiche necessarie".

Anche per la Cisl a questo punto una riposta del governo appare inevitabile. "Bisogna cambiare il meccanismo dell’aspettativa di vita”, ribadisce ancora una volta definendo "astruso" un automatismo che non solo prevede ritocchi dell'età solo verso l'alto ma non distingua tra i lavori. "Quello che ci vuole è un sistema che individui quelle categorie di lavori usuranti per i quali l'aspettativa di vita è molto più bassa rispetto a quella di altre professioni", aggiunge.

Ma è Carmelo Barbagallo, leader Uil, a tirare le fila del ragionamento: "la questione non è tecnica, ma politica. Il meccanismo dell’incremento automatico dell’età pensionabile legato all’aspettativa di vita non è più compatibile con il sistema previdenziale introdotto dalla legge Fornero. Questo è il punto, sul quale chiediamo che il Governo esprima la sua posizione: quando risponderà, il premier Gentiloni, alla richiesta di incontro avanzata da Cgil, Cisl, Uil?".

L'impatto di un ulteriore aumento dell'età pensionabile però, non si ferma, per i sindacati, all'iniquità che vivrebbero i lavoratori di attività usuranti ma coinvolge anche il tema dei temi: la disoccupazione giovanile. "L’adeguamento automatico dell’età pensionabile all’aspettativa di vita comporta conseguenze preoccupanti in un mercato del lavoro caratterizzato da un’elevata disoccupazione sia giovanile che over 50, e in cui sono ancora evidenti le ferite causate dall’aumento repentino dei requisiti pensionistici dovuto alla legge Monti-Fornero, che ha creato il drammatico fenomeno degli esodati”, denunciano ancora Cgil Cisl e Uil che in una nota unitaria esprimono anche forti perplessità sulla correttezza delle stime Istat che "in più di un’occasione ha dovuto rettificare le sue misurazioni, come nel caso del Pil lo scorso giugno".

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