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Più occupati, ma non tra 35 e 49 anni

06 novembre 2017 | 15.50
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(FOTOGRAMMA)
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Considerando i dati mensili più recenti sull’evoluzione dell’occupazione , si stima che nei primi nove mesi del 2017, gli occupati siano cresciuti in tutte le classi di età, ad eccezione dei 35-49enni. Così il presidente Istat Giorgio Alleva in audizione sulla manovra al Senato.

Tenendo conto degli effetti della componente demografica, i risultati migliori si osservano nella classe di età dei 15-24enni (+3,2%) e degli over 64 mentre i 35-49enni risultano in crescita di +0,9%. L’occupazione dei 25-34enni cresce invece dell’1,7%.

A TERMINE - Queste dinamiche si accompagnano, nello stesso periodo, ad una crescita significativa dell’occupazione a termine mentre continua il calo dei lavoratori indipendenti. Quanto ai processi di inserimento lavorativo della popolazione fra i 15 e i 34 anni, il 28,2% degli occupati in questa fascia di età ha un lavoro a termine o una collaborazione, percentuale che scende al 15,3% per i 30-34enni. L’impiego a orario ridotto, prevalentemente involontario, ha riguardato complessivamente il 23,6% dei giovani (un giovane su cinque lavora a regime ridotto anche nella classe di età 30-34 anni).

MEZZOGIORNO - "Nonostante l’ampliamento del ruolo e dei compiti assegnati ai Centri per l’impiego e alle Agenzie per il lavoro private, la percentuale di ingressi favorita dall’intermediazione di queste strutture è risultata piuttosto contenuta: nel complesso, ha interessato soltanto il 6% dei giovani occupati; nel Mezzogiorno, questi canali sembrano essere ancora meno efficaci", rileva l'Istat, mettendo in evidenza il nodo del disallineamento qualitativo tra domanda e offerta di lavoro.

LAUREATI - Nel secondo trimestre del 2016, il 38,5% dei giovani diplomati e laureati di 15-34 anni (circa 1,5 milioni) ritiene, infatti, di svolgere un lavoro per cui sarebbe sufficiente un più basso livello di istruzione rispetto a quello posseduto (41,2% dei diplomati e 32,4% dei laureati).

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