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La sentenza

Ferie e diritti, lavoratore vince ricorso

29 novembre 2017 | 11.10
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(Fotogramma)
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Il datore di lavoro che impedisce a un lavoratore di esercitare il diritto alle ferie annuali retribuite se ne deve assumere le conseguenze, se del caso pagando il corrispettivo per le ferie non godute. Lo stabilisce la Corte di Giustizia dell'Ue, nella causa relativa alla vicenda di un lavoratore britannico, che, retribuito solo sulla base delle commissioni, ha lavorato per circa tredici anni per un'impresa britannica, senza godere delle ferie retribuite: quando le faceva, non gli venivano pagate. Al momento della pensione ha fatto causa all'azienda.  

Per i giudici di Lussemburgo, "in assenza di qualsiasi disposizione nazionale che preveda un limite al riporto delle ferie in conformità con le prescrizioni del diritto dell’Unione, ammettere un’estinzione del diritto alle ferie annuali retribuite acquisito dal lavoratore equivarrebbe a legittimare un comportamento che causa un arricchimento illegittimo del datore di lavoro, a danno dell’obiettivo della direttiva di rispettare la salute del lavoratore".  

La vicenda riguarda Conley King, che ha lavorato per la Sash Window Workshop in base a un contratto di lavoro autonomo con retribuzione basata sulle sole commissioni, dal 1999 fino alla pensione, nel 2012. In virtù di questo contratto, King era retribuito unicamente sulla base delle commissioni. Quando usufruiva delle ferie annuali, non gli venivano pagate. Alla fine del rapporto di lavoro, King ha chiesto all'azienda il pagamento delle indennità finanziarie per le sue ferie annuali, sia quelle godute e non retribuite, sia quelle non godute, corrispondenti all’intero periodo di occupazione. La Swwl ha respinto la richiesta di King, che ha quindi fatto ricorso all’Employment Tribunal (tribunale del lavoro, Regno Unito).

L’Employment Tribunal ha ritenuto che King fosse un lavoratore, per la normativa britannica che attua la direttiva sull’orario di lavoro, e che avesse diritto alle indennità per ferie annuali retribuite. In appello, la Court of Appeal of England and Wales, la Corte d’appello di Inghilterra e Galles, ha sottoposto alla Corte di giustizia diverse questioni relative all’interpretazione della direttiva. In particolare, ha chiesto se, in caso di controversia tra lavoratore e datore di lavoro vertente sul diritto del lavoratore alle ferie annuali retribuite, il fatto che il lavoratore debba anzitutto godere delle ferie prima di poter stabilire se abbia diritto a essere retribuito per tali ferie sia compatibile con il diritto dell’Unione.  

Nella sentenza di oggi, la Corte rileva, innanzitutto, che il diritto alle ferie annuali retribuite per ogni lavoratore dev’essere considerato come un principio particolarmente importante del diritto sociale dell’Unione ed espressamente sancito dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. La Corte constata che lo scopo del diritto è "consentire al lavoratore di riposarsi e di beneficiare di un periodo di distensione e di ricreazione". Tuttavia, un lavoratore trovatosi ad affrontare delle circostanze che, durante il periodo di ferie annuali, comportano un’incertezza riguardo alla retribuzione, non può essere in grado di godere del tutto delle ferie.  

Inoltre, per i giudici queste stesse circostanze possono dissuadere il lavoratore dal richiedere le ferie annuali. La Corte osserva che "ogni azione o omissione di un datore di lavoro suscettibile di avere un simile effetto dissuasivo è incompatibile con la finalità del diritto alle ferie annuali retribuite". La Corte ricorda, in aggiunta, che è pacifico che gli Stati membri debbano assicurare il rispetto del diritto a un ricorso effettivo, garantito dall’articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.

Nella vicenda in questione, questo diritto non sarebbe garantito se, nel caso in cui il datore di lavoro accordi solamente ferie non retribuite al lavoratore, quest’ultimo non potesse far valere davanti al giudice il diritto di usufruire delle ferie retribuite in quanto tali, ma fosse obbligato a usufruirne senza retribuzione e, in seguito, a introdurre un ricorso diretto a ottenerne il pagamento. Secondo la Corte, un tale risultato è incompatibile con il diritto a un ricorso effettivo e con la direttiva sull’orario di lavoro. Il diritto dell’Unione è contrario a che il lavoratore debba beneficiare delle ferie prima di poter stabilire se ha diritto a essere retribuito per le medesime.  

Infine, la Corte conclude che il diritto dell’Unione osta a disposizioni o a prassi nazionali secondo le quali un lavoratore non può riportare e, se del caso, cumulare, fino al momento in cui il suo rapporto di lavoro termina, i diritti alle ferie annuali retribuite non godute nell’arco di più periodi di riferimento consecutivi, a causa del rifiuto del datore di lavoro di retribuire tali ferie. A questo proposito, la Corte ricorda la sua giurisprudenza, secondo la quale un lavoratore che non ha potuto esercitare il suo diritto alle ferie annuali retribuite prima della cessazione del rapporto di lavoro, per ragioni indipendenti dalla sua volontà, ha diritto a un’indennità finanziaria.  

Nelle cause che hanno dato origine a questa giurisprudenza, i lavoratori non avevano potuto esercitare tale diritto data la loro assenza dal lavoro a causa di malattia. In tale contesto, al fine di proteggere il datore di lavoro dal rischio di un cumulo troppo considerevole dei periodi di assenza del lavoratore e dalle difficoltà che tali assenze potrebbero implicare per l’organizzazione del lavoro, la Corte ha statuito che il diritto dell’Unione non osta a norme o a prassi nazionali che limitano il cumulo del diritto alle ferie annuali retribuite a un periodo di riporto di quindici mesi allo scadere del quale il diritto si estingue.

Per contro, in circostanze come quelle in cui si trova King, una protezione degli interessi del datore di lavoro non sembra strettamente necessaria poiché, in particolare, la valutazione del diritto alle ferie annuali retribuite di un lavoratore come King non è legata a una situazione nella quale il suo datore di lavoro ha dovuto affrontare dei periodi di assenza di quest’ultimo. Al contrario, l'azienda ha potuto trarre vantaggio del fatto che King non interrompesse i periodi di attività professionale. Inoltre, notano i giudici, spetta al datore di lavoro acquisire ogni informazione circa i propri obblighi in materia di ferie annuali retribuite.  

La Corte, quindi, stabilisce che, contrariamente ad una situazione nella quale il lavoratore non ha potuto beneficiare delle ferie annuali retribuite a causa di malattia, il datore di lavoro che impedisca a un lavoratore di esercitare il diritto alle ferie annuali retribuite deve assumerne le conseguenze. Pertanto, in assenza di qualsiasi disposizione nazionale che preveda un limite al riporto delle ferie in conformità con le prescrizioni del diritto dell’Unione, ammettere un’estinzione del diritto alle ferie annuali retribuite acquisito dal lavoratore equivarrebbe a legittimare un comportamento che causa un arricchimento illegittimo del datore di lavoro a danno dell’obiettivo della direttiva di rispettare la salute del lavoratore.

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