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Banca Etruria, la difesa di Bankitalia

30 novembre 2017 | 20.34
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(Fotogramma)
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Banca d’Italia "non ha mai sostenuto il matrimonio con popolare di Vicenza". E' quanto evidenziano fonti di via Nazionale, in riferimento all'audizione di oggi del Procuratore di Arezzo Roberto Rossi in Commissione di inchiesta. Dopo le ispezioni del 2013, e le irregolarità emerse, si spiega, Bankitalia "ha chiesto ad Etruria di adottare una serie di misure correttive e di ricercare l’aggregazione con un partner di elevato standing". La scelta del partner "è stata rimessa all’autonoma valutazione degli organi aziendali". E, si puntualizza, "non poteva che essere cosi, perché nell’ambito dell’autonomia imprenditoriale che caratterizza qualsiasi banca, la scelta del partner è di competenza della banca stessa".

In linea con ciò, l’ipotesi di aggregazione "è stata avanzata autonomamente da Vicenza nel 2014". Il negoziato tra le due banche, ricordano le stesse fonti, "non è andato a buon fine perché non si sono messe d’accordo e quindi non è stata avanzata alcuna richiesta di aggregazione".

Bankitalia, quindi, "ha contestato ad Etruria non la mancata aggregazione con Vicenza ma il fatto che l’unica proposta di aggregazione ricevuta, che era proprio quella di Vicenza, non fosse stata portata a conoscenza dell’Assemblea, unico organismo cui spettava la decisione". Si trattava, si osserva, di "un comportamento sintomatico di un impegno del tutto inadeguato nell’affrontare le difficoltà segnalate dalla Vigilanza, riconducibile all’esigenza di preservare a qualsiasi costo radicamento territoriale e autonomia della banca". Banca Etruria, dunque, "fu commissariata non perché non si fece acquisire da Vicenza, ma in quanto sono state rilevate gravi perdite patrimoniali (tali da portare il patrimonio significativamente al di sotto dei minimi regolamentari) e irregolarità".

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