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De Benedetti: "Scalfari ingrato, gli ho dato un pacco di miliardi"

17 gennaio 2018 | 22.00
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Carlo De Benedetti (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Carlo De Benedetti (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

“Li ho salvati dal fallimento negli anni Ottanta e a Scalfari ho dato un pacco di miliardi pazzesco quando è stato liquidato, quindi Eugenio su di me deve solo stare zitto”. E’ Carlo De Benedetti ad affermarlo a 'Otto e mezzo', in onda su La7, rispondendo “assolutamente si” alla domanda se ritenga Eugenio Scalfari “un ingrato”.

Per Repubblica, dice, “ho solo pagato dei prezzi, è solo la mia folle passione per il giornale che amo e per questo oggi mi duole che perda la sua identità", quella cioè di un giornale politico. Tra l’altro, osserva, “non è mai successo che esca un editoriale non firmato“.

''Un consiglio a Repubblica. Don Abbondio diceva che chi non ha il coraggio non se lo può dare'', afferma Carlo De Benedetti parlando del giornale di cui è stato lungamente editore e a cui oggi consiglia di ritrovare la ''propria identità''. Farà un altro giornale? ''Mai nella vita, ma tutto quello che ho fatto per Repubblica lo rifarei. Sono monogamo in questo senso''.

Parlando delle elezioni, De Benedetti dice: ''Vista l'offerta politica di questo periodo voterò Pd''. L'ipotesi di Di Maio premier viene giudicata dall'Ingegnere "un disastro". Con i Cinquestelle sarebbe ''l'incompetenza al potere. Se penso che di Maio potrebbe essere premier di questo Paese, ha ragione mille volte Berlusconi che da questo Paese bisognerebbe scappare. Per il suo curriculum non può essere premier '' Al gioco della torre tra Di Maio e Berlusconi si sottrae dicendo: ''non sono d'accordo con Scalfari, tra Berlusconi e Di Maio meglio né l'uno nè l'altro''.

Intervenendo sul caso dei suoi acquisti in borsa sulle popolari dopo un colloquio con l'ex premier Renzi, De Benedetti sottolinea: ''Tutto è un po' ridicolo, era un segreto di pulcinella ed era nel programma, lui mi ha semplicemente detto quella cosa la faremo senza usare la parola decreto. Io ho dato l'ordine di 'hedgiare', è una cosa che costa dei soldi, ho comprato delle put; se uno sa che la cosa si fa la settimana dopo non si protegge'' dalle oscillazioni di borsa. Il caso ''è stato solo uno sfizio di Vegas che è stato scornato" e poi la Consob "ha archiviato" anche se è stata la Consob a inviare il dossier alla procura che poi ha chiesto l'archiviazione.

"Al mio broker parlo tutte le mattine, quello di parlare con lui tutte le mattine è normale, la cosa è allucinante", ha aggiunto, riferendosi all'intera vicenda spiegando che il suo broker non era intercettato ma registrato. E citare Renzi nella conversazione ''non aggiungeva niente era una cosa del tutto pleonastica''. De Benedetti, quindi, ha aggiunto: "Ho visto presidenti del Consiglio di tutti gli schieramenti, da Craxi a D'Alema, ho visto anche Berlusconi; sono stato a colazione da Clinton, a Berlino da Schroeder, e con la Tachter".

De Benedetti ha raccontato che Berlusconi lo chiamò ''dopo che Scalfari ha detto quella sciocchezza a Di Martedì: nella sua idea quello era un input partito da me non potendo concepire che fosse una idea di Eugenio'' di 'salvare' il leader di Fi nel gioco della torre con DiMaio. Il Cavaliere ''mi ha detto 'parliamoci', tu sei di sinistra e io di destra ma qui esistono altri problemi per il paese: io gli ho risposto 'tu fai politica, io no'. Non c'era niente da dirci'', ha concluso l'Ingegnere.

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