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Tria: "Non cambiamo obiettivi per il 2018"

13 luglio 2018 | 13.44
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"Per quanto riguarda il 2018, noi non cambiamo gli obiettivi. Si vedrà a consuntivo se abbiamo rispettato o no l'impegno preso con la Commissione Europea. Riteniamo che non ci sarà alcun allargamento del bilancio e nessuna restrizione, nel senso di manovra correttiva, lo abbiamo già detto. Riteniamo che questo sia sufficiente per raggiungere gli obiettivi". Lo ha ribadito il ministro dell'Economia Giovanni Tria, a margine dell'Ecofin a Bruxelles.

"Poi si vedrà - ha aggiunto Tria - è probabile che il gap si colmi, ma lo vedremo quando ci sarà il consuntivo. Non sono in grado di dire se a consuntivo ci sarà lo 0,3%, lo 0,2%" di aggiustamento strutturale. "Vedremo, questo dipende da molti fattori". Quindi a primavera? "Sì, certo", ha risposto. Quanto al 2019, "ho ripetuto al commissario Moscovici che nel mio discorso in Parlamento ho preso l'impegno di proseguire nel percorso di riduzione del rapporto debito/Pil, e quindi" faremo "una manovra che sia coerente con quel risultato". "Successivamente - ha continuato - ho preso un ulteriore impegno, molto più rigido, che non ci sarà nessuna inversione di tendenza per quanto riguarda l'aggiustamento strutturale. Misura e tempi dell'aggiustamento strutturale sono l'unica cosa in discussione, ma non è in discussione il fatto che si prosegue nell'aggiustamento strutturale".

"E' probabile - ha aggiunto Tria - che dovremo rivedere i tempi, il timing, in relazione al rallentamento dell'economia europea. L'Italia in genere segue l'andamento dell'economia europea, almeno fino ad oggi: speriamo non sempre". "Abbiamo anche discusso - ha proseguito - della qualità e ci siamo trovati molto d'accordo sul fatto che è essenziale migliorare la qualità del bilancio, della spesa. L'obiettivo di far crescere la quota di investimenti pubblici rispetto alla spesa corrente è il centro della manovra politica di bilancio. Il profilo di discesa del debito non è in discussione: discuteremo dei tempi, ma il centro della manovra è ribaltare la tendenza che c'è stata fino ad oggi, quella cioè di aumentare la spesa corrente nell'ambito della spesa totale, a discapito di quella per investimenti".

"Questo - ha concluso Tria - è stato molto apprezzato, perché in passato è stato concesso molto all'Italia per aumentare gli investimenti che però si sono sempre ridotti, malgrado la flessibilità fosse stata ottenuta dichiarando che sarebbe stata utilizzata per gli investimenti. Lì è il centro della questione, perché questo sarebbe un vero aggiustamento strutturale dell'economia italiana e del bilancio italiano".

Il titolare di via XX Settembre ha affrontato anche il tema del reddito di cittadinanza. "Nessuno dice che non si troveranno i soldi in futuro" ha spiegato Tria, osservando che "non si possono calcolare 45 mld addizionali: sono tre punti percentuali di Pil. Ovviamente, se noi andassimo al 5% di deficit, il giorno dopo l'Italia va in default. E' questo il problema, non le regole europee".

"La questione è che non si pone il problema in questi termini - ha aggiunto Tria - stiamo studiando il bilancio. Se il governo ha trovato 50 mld per misure di questo tipo, vuol dire che 50 mld dentro già ci sono: basta utilizzarli per fare il reddito di cittadinanza, perché i bisogni sono quelli. Bisogna vedere quali sono gli strumenti ritenuti più adatti per rispondere a certi bisogni, non è che si aggiungono".

"L'implementazione del programma di governo - ha continuato Tria - viene studiata in termini di mutamento interno al bilancio della spesa, cercando di vedere quali sono gli strumenti più adatti a rispondere a certi bisogni. Le differenze politiche sono perché uno pensa che è meglio operare con certi strumenti e altri pensano che sia meglio operare con altri: lì c'è la discontinuità. Non è tra fare l'1 o il 5% di deficit: quella non è discontinuità, è irresponsabilità".

Poi, rispondendo alla domanda se si prepari anche lui a gestire un 'cigno nero', (l'evento improbabile ma non impossibile evocato dal ministro degli Affari Europei Paolo Savona), Tria ha spiegato: "Non considero i cigni neri, sennò non dovrei più uscire di casa, perché potrebbe cadermi una tegola in testa e potrei morire. Io sono avventuroso ed esco di casa la mattina, comportandomi normalmente".

Quindi ha difeso il collega: "Non mi pare - ha concluso il ministro dell'Economia, rispondendo a un'altra domanda - che Savona abbia fatto dichiarazioni improprie sull'euro. Ha sempre e solo parlato di quale sarebbe la governance ideale dell'Eurozona, che è una cosa ben diversa".

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