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Caldo killer, a Roma oltre 7mila morti dal 2000

02 agosto 2018 | 15.47
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Quasi 24mila morti in 11 anni, in 23 città italiane a causa delle ondate di calore. E nella sola città di Roma dal 2000 sono circa 7.700 li decessi attribuibili alle ondate di calore. Sono alcuni dei dati che emergono dall'analisi realizzata dal Dipartimento di Epidemiologia SSR del Lazio e presentata da Legambiente, che ha promosso un osservatorio sugli effetti dei cambiamenti climatici nelle città italiane (cittaclima.it).

Nello specifico, tra il 2005 e il 2016, in 23 città italiane le ondate di calore hanno causato 23.880 morti. L'analisi dimostra l'importanza delle politiche di adattamento, perché l'esatta conoscenza delle zone urbane a maggior rischio sia rispetto alle piogge che alle ondate di calore è fondamentale per salvare vite umane e limitare i danni. Legambiente ha presentato questi dati a metà giugno all'interno del dossier 'Le città alla sfida del clima'.

Per ridurre i pericoli per le persone e prevenire anche le ondate di calore, con le temperature record di questi giorni , "servono nuove politiche per le città, risorse e un coordinamento nazionale per aiutare i sindaci di fronte a fenomeni di una portata senza precedenti - dichiara Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente - Come si sta facendo negli altri Paesi e nelle altre città europee, bisogna accelerare negli interventi che permettono di ridurre l’impatto del calore nei periodi estivi e delle alluvioni negli spazi urbani, oggi estremamente vulnerabili, e dove vive la maggioranza della popolazione".

"Al governo chiediamo di approvare quanto prima il Piano di adattamento ai cambiamenti climatici e di mettere al centro gli interventi che riguardano le città, anche con un regolamento che finalmente fermi l’impermeabilizzazione dei suoli, che è una delle cause del calore nei periodi estivi, e che preveda interventi di recupero dell’acqua, salvaguardia degli spazi verdi, di utilizzo di alberature, acqua e pavimentazioni che riducono l’effetto del caldo nei quartieri e quindi sulle persone”, conclude Zanchini.

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