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Turchia, S&P e Moody's tagliano rating: rischio recessione

18 agosto 2018 | 13.36
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 AFP PHOTO / Yasin AKGUL - AFP
AFP PHOTO / Yasin AKGUL - AFP

Turchia nel mirino delle agenzie di rating: Moody's e Standard and Poor's hanno ridotto la valutazione sul debito del Paese afflitto da crisi economica e tensioni valutarie. Moody's dopo aver messo sotto osservazione il rating lo ha tagliato a Ba3 da Ba2 e ha cambiato a "negativo" l’outlook sulla tenuta creditizia del Paese. Il fattore chiave per il downgrade è "il continuo indebolimento delle istituzioni pubbliche turche" e la conseguente riduzione della prevedibilità del processo decisionale nel Paese.

Un indebolimento esemplificato "da accresciute preoccupazioni sull'indipendenza della banca centrale e dalla mancanza di un piano chiaro e credibile per affrontare le cause alla base delle recenti difficoltà finanziarie", con la possibile conseguenza di indebolire la crescita. Valutazioni simili quelle di S&P, che ha declassato il debito sovrano in territorio 'junk' (spazzatura), evidenziando "l'estrema volatilità della lira" e prevedendo una recessione nel 2019. L'agenzia ha abbassato il rating a B+ da BB e ha mantenuto stabile l’outlook. La mossa arriva dopo che quest'anno la lira ha perso circa il 38% del suo valore sul dollaro.

S&P prevede che l'inflazione toccherà un picco del 22% nei prossimi quattro mesi, mentre "l'indebolimento della lira sta mettendo pressione sul settore delle imprese indebitate e ha considerevolmente aumentato il rischio di finanziamento per le banche turche". Nonostante i crescenti rischi economici, "crediamo che la risposta politica delle autorità monetarie e fiscali turche sia stata limitata per ora", sottolinea l'agenzia di rating. La crisi valutaria "potrebbe portare a un calo significativo della redditività delle banche turche", aumentando il rischio di rifinanziamento, ed è per questo che il downgrade non risparmia sei istituti di credito.

A pesare sulla crisi valutaria l'influenza del presidente turco Recep Tayyip Erdogan sulla politica monetaria, con la spinta per non aumentare i tassi di interesse, le tensioni con l'Occidente e le relazioni sempre più deteriorare con gli Stati Uniti che si sono tradotte in una guerra commerciale tra Ankara e Washington. Il presidente americano Donald Trump ha minacciato ulteriori sanzioni contro i dazi, assicurando che gli Usa "non staranno a guardare". Una minaccia che solo ieri ha fatto perdere alla lira turca quasi il 4% sul dollaro.

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