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Ufficio parlamentare Bilancio boccia il Def

09 ottobre 2018 | 20.45
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(FOTOGRAMMA)
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L'Ufficio parlamentare di bilancio non valida le stime per il prossimo anno contenute nella nota di aggiornamento al Def. Inoltre, "i cambiamenti ipotizzati" nella Nadef "si riflettono sul rispetto delle regole europee" e il deterioramento del saldo strutturale di 0,8 punti percentuali di Pil nel 2019, "a fronte dello stesso aggiustamento richiesto (0,6 punti percentuali), comporta una deviazione significativa della regola sul saldo strutturale in termini sia annuali sia in media su due anni". E' quanto dice Giuseppe Pisauro, presidente dell'Upb, in audizione davanti alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato.

"Analogamente - continua - le previsioni implicano una deviazione significativa anche per la regola della spesa. Considerate entrambe le deviazioni è previsto che la Commissione conduca una valutazione complessiva per stabilire se sia stata rispettata la parte preventiva del Patto di stabilità e crescita".

"Nel caso lo sforzo di bilancio indicato per il 2019 nella Nadef venisse confermato nel Documento programmatico di bilancio e se tale sforzo fosse giudicato dalla Commissione europea 'chiaramente' al di sotto di quanto raccomandato dal Consiglio nel luglio scorso (aggiustamento strutturale di 0,6 punti percentuali), essa potrebbe considerare come 'particolarmente grave' il mancato rispetto delle regole del Patto", aggiunge Pisauro.

Inoltre, l'Ufficio parlamentare di bilancio non valida le stime per il prossimo anno contenute nella nota di aggiornamento al Def presentata dal governo. Come spiega Pisauro, "non è possibile validare le previsione macroeconomiche relative al 2019 contenute nel quadro programmatico della Nadef 2018 giudicando che i significativi e diffusi disallineamenti relativi alle principali variabili del quadro programmatico, rispetto alle stime elaborate dal panel dei previsori, rendono eccessivamente ottimistica la previsione di crescita sia del Pil reale (1,5%) sia di quello nominale (+3,1% nel 2019), variabile quest’ultima cruciale per la dinamica degli aggregati di finanza pubblica".

"I disallineamenti che inducono un giudizio negativo riguardano, in ultima analisi, la dimensione ma non il segno dell’impatto della manovra sul quadro macroeconomico" aggiunge Pisauro, per il quale "vanno ricordati i forti rischi al ribasso cui sono soggette le previsioni per il 2019 alla luce di alcuni fattori", tra cui "le deboli tendenze congiunturali di breve termine".

Secondo Pisauro, inoltre, peserebbe "la possibilità che nelle attese degli operatori di mercato lo stimolo di domanda ingenerato dall'espansione dell'indebitamento venga limitato dal contestuale aumento delle turbolenze finanziarie". E ancora: "Disallineamenti rispetto alle stime del panel Upb e fattori di incertezza sulla crescita reale riguardano anche il biennio 2020-2021, periodo al di fuori dell’orizzonte di validazione".

Per quanto riguarda il nuovo deficit programmatico della Nadef 2018, "incorpora una maggiore spesa per interessi rispetto alle previsioni tendenziali dovuto all'aumento dello spread con gli altri Paesi della Ue registrato nei mesi recenti che, tra il 2018 e il 2021, raggiunge complessivamente i 17 miliardi (0,9 punti percentuali di Pil)".

Inoltre, gli effetti dell'eliminazione della clausola di salvaguardia sull'Iva parzialmente mantenuta per il biennio 2020-2021 porterebbe a una discesa del rapporto debito/Pil "in misura minore rispetto allo scenario programmatico Nadef, collocandosi al 128,4% alla fine del periodo di programmazione anziché al 126,7%" indica Pisauro, presentando uno degli scenari indicati dall'Ufficio parlamentare di bilancio.

"Un secondo scenario -continua- simula la crescita reale del Pil necessaria per la stabilizzazione del rapporto debito/Pil al livello del 2018 (130,9%), collocandola all'1% nel 2019, allo 0,7% nel 2020, e all'1,1% nel 2021. In un terzo esercizio vengono considerati diversi scenari relativi alla differenza tra crescita del Pil nominale e costo implicito del debito. La dinamica del rapporto debito/Pil della Nadef sarebbe coerente con valori particolarmente favorevoli di tale differenza, verificatisi solo nei migliori cinque degli ultimi diciotto anni".

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