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Allarme sulla crescita

12 novembre 2018 | 11.41
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E' allarme sulla crescita. Nel terzo trimestre l’economia italiana ha registrato una battuta d’arresto, rileva l'Istat, e per il quarto sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari a +0,4% per raggiungere gli obiettivi presenti nella Nota di aggiornamento al Def. A mettere in guardia è anche l'Ufficio parlamentare di bilancio che avverte sui rischi al ribasso relativamente al prossimo anno. Mentre la Corte dei Conti solleva dubbi sulla manovra.

"Un mutato scenario economico potrebbe influire sui saldi di finanza pubblica, in modo marginale per il 2018 ma in misura più tangibile per gli anni successivi" dice in audizione alla Camera il presidente Istat facente funzioni, Maurizio Franzini. "In termini meccanici - spiega - sarebbe necessaria una variazione congiunturale del Pil pari a +0,4% nel quarto trimestre dell'anno in corso per raggiungere gli obiettivi di crescita presenti nella Nota di aggiornamento al Def per il 2018". La crescita è stata nulla nel terzo trimestre e l'indicatore anticipatore "registra un'ulteriore flessione" prefigurando una persistente "fase di debolezza del ciclo economico".

REDDITO CITTADINANZA - Quanto al reddito di cittadinanza, rileva l'Istat, potrebbe comportare un rialzo del Pil dello 0,2% rispetto allo scenario di base che potrebbe arrivare allo 0,3% "nel caso in cui si consideri l'impatto del reddito di cittadinanza come uno shock diretto sui consumi delle famiglie".

POVERTA' ASSOLUTA - Per il 2017 il numero di famiglie considerate in povertà assoluta sono circa 1,8 milioni, pari al 6,9% delle famiglie italiane (il 5,4% di quelle del Nord, il 5,1% di quelle del Centro e il 10,3% di quelle del Mezzogiorno). Tale insieme corrisponde a poco più di 5 milioni di individui: l’8,4% dell’intera popolazione (il 7,0% del Nord, il 6,4% del Centro e l’11,4% del Mezzogiorno). Il 43,7% delle famiglie in povertà assoluta abita in una casa in affitto mentre il corrispondente dato riferito a tutte le famiglie è pari al 17,2%.

SANITA' E LISTE D'ATTESA - Sul fronte sanità, afferma Franzini, nel 2017 "la rinuncia a visite o accertamenti specialistici per problemi di liste di attesa complessivamente riguarda circa 2 milioni di persone (3,3% dell’intera popolazione), mentre sono oltre 4 milioni le persone che vi rinunciano per motivi economici (6,8%)". Le liste di attesa inducono a rinunciare alle prestazioni quasi il 5% di coloro che hanno un’età compresa tra i 45 e i 64 anni e il 4,4% degli ultrasessantacinquenni.

UFFICIO PARLAMENTARE DI BILANCIO - La manovra presenta "incertezze insite sui conti" dice il presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio, Giuseppe Pisauro, in audizione alla Camera. Per esempio, tra gli altri aspetti, osserva, "il quadro della finanza pubblica non sconta incrementi della spesa per il personale che se attuati dovranno essere ricoperti o con altre spese o con aumenti di tassazione locale". Inoltre, il quadro economico peggiore e altri elementi contribuiscono a rendere "estremamente difficile capire quale sarà il deficit del prossimo anno", che il governo programma al 2,4% del Pil e la Commissione Ue al 2,9% mentre l'Upb stima al 2,6%.

"Il rallentamento congiunturale già sottolineato in occasione della presentazione della Nadef si è ulteriormente accentuato - spiega l'Upb - Ne risulta confermata la previsione, indicata in sede di validazione dello scenario tendenziale, di una crescita dell'1,1% del Pil 2018, mentre emergono ulteriori rischi al ribasso relativamente al prossimo anno. Secondo le stime di breve termine dell'Upb la crescita del 2019 già acquisita risulterebbe pari allo 0,1%, rendendo l'obiettivo di aumento del Pil per il prossimo anno (1,5%) ancora più ambizioso di quanto già rilevato in precedenza". Quanto all'introduzione della quota 100 per l'anticipo pensionistico, secondo stime Upb, chi optasse per questa formula subirebbe una riduzione della pensione lorda rispetto a quella corrispondente alla prima uscita utile con il regime attuale da circa il 5% in caso di anticipo solo di un anno a oltre il 30% se l’anticipo è di oltre 4 anni.

CORTE DEI CONTI - A mettere in guardia è anche la Corte dei Conti che solleva dubbi riguardo alla manovra. Sul condono fiscale, che consente di regolarizzare le posizioni pagando solo il 20% delle tasse, ''non possono non essere espresse perplessità di ordine costituzionale - rileva la magistratura contabile - per il fatto di riservare, a coloro che si mettono in regola con l'integrazione, un trattamento più vantaggioso rispetto ai contribuenti corretti''. Inoltre, lo stralcio dei debiti fino a 1.000 euro per 'singolo carico' può condurre alla ''cancellazione anche di posizioni debitorie che, per loro entità complessiva, avrebbero ampiamente giustificato, almeno nel caso dei debiti di natura tributaria, l'obbligo di pagamento delle imposte e lo svolgimento di un'azione di recupero coattivo''.

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