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Manovra bocciata, e ora?

22 novembre 2018 | 16.12
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

L'Europa ha bocciato la manovra, e ora che succede? Il Mef è già al lavoro per trovare la formula dalla quale ripartire per intavolare una trattativa con la Commissione europea all'indomani dell'annuncio della procedura Ue sui conti pubblici. Il Day after la raccomandazione con la quale Bruxelles ha approvato il rapporto previsto dall'articolo 126,3 del Trattato Ue, anticamera del piano di aggiustamento obbligato del deficit, vede posizioni diverse all'interno della maggioranza, tra falchi per lo più nel fronte pentastellato e colombe che cercano margini di trattativa con l'Europa tra tecnici e Lega. E sul filo di questo difficile equilibrio si muoverà la missione del premier Giuseppe Conte nella capitale europea, sabato sera per un cena con il presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker e domenica per il vertice dei leader.

All'interno dello schieramento 'dialogante' ci sarebbero comunque diverse intonazioni rispetto alle eventuali concessioni, dalla possibilità di un abbassamento del deficit in sede parlamentare per scongiurare la procedura Ue in extremis, ad un negoziato post-procedura per un percorso di rientro più soft del previsto, con target annuali da spalmare nell'arco di almeno cinque anni. Opzione questa che alla fine dovrebbe prevalere se l'Italia finisse sotto un programma Ue.

In caso di procedura è infatti escluso, osservano fonti vicine al dossier, che a Roma venga chiesto un aggiustamento 'ortodosso' pari al 5% dell'eccedenza dell'extra-debito (ovvero la quota che sconfina oltre il 60% del debito-pil dunque circa il 70%), in valori assoluti intorno ai 63 miliardi di euro. Con le elezioni europee di maggio che si avvicinano e la disaffezione crescente verso le istituzioni comunitarie da parte dei cittadini del Vecchio Continente la Commissione vorrebbe evitare di prestare il fianco agli slogan euroscettici ricorrendo alla scure dell'austerity lacrime e sangue.

D'altra parte lo stesso commissario Ue agli Affari economici Pierre Moscovici ha sottolineato in più sedi come il dialogo sia un must, "un imperativo". L'entità dell'aggiustamento richiesto dovrebbe bensì corrispondere a circa 17 miliardi, circa l'1% del deficit-pil, più o meno le risorse che servono per neutralizzare reddito di cittadinanza e modifiche della riforma Fornero. Ma sul merito di eventuali tagli futuri la Commissione non si esprimerebbe visto che sono prerogative nazionali purché credibili.

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