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Tim, "rischio 20mila esuberi"

22 novembre 2018 | 12.59
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(Adnkronos)
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Dall’operazione che porterebbe alla fusione delle reti di Tim e Open Fiber deriverebbero per il gruppo telefonico privato circa 20mila esuberi. E' la valutazione dei sindacati del settore delle telecomunicazioni, emersa nel corso del presidio organizzato di fronte al Mise per manifestare le preoccupazioni dei lavoratori per l’intera filiera e in particolare per Tim.

L’incontro con il ministro dello Sviluppo e del Lavoro, Luigi Di Maio, previsto per oggi, è stato annullato per impegni istituzionali del vicepremier. Che, parlando con i cronisti alla Camera, ha detto: "Il nostro obiettivo è proprio salvaguardare i livelli occupazionali. E sullo scorporo della rete" fissa di Telecom Italia "adesso non c'è nessun progetto in corso". Lo stesso ministero dello Sviluppo Economico precisa in una nota di non aver ricevuto "alcun progetto segreto sullo scorporo della rete Telecom. Con l'emendamento al Dl fiscale - si aggiunge - si creano le condizioni per rendere appetibile e sostenibile la realizzazione di una rete unica a banda ultralarga".

Le segreterie nazionali Slc Cgil, Fistel Cisl, Uicom Uil sono contrarie ad ogni ipotesi di 'spezzatino' e insistono sulla necessità di difendere il patrimonio industriale, occupazionale e professionale, dell'intero perimetro del Gruppo Tim in Italia, della sua rete, dei suoi asset "anche a seguito di eventuali operazioni industriali e societarie che potrebbero determinarsi" sottolineano in una nota congiunta.

I sindacati ricordano che, in tema di scorporo societario della rete Tlc dell'ex monopolista, "non vi è nessun esempio in Europa e pochissimi isolati casi nel mondo; il progetto di societarizzazione della Rete che Tim sta avviando deve prevedere il riassorbimento sotto un'unica entità anche di Open Fiber ed il suo mantenimento entro il perimetro del Gruppo per evitare che l'Italia perda un'azienda, la quinta impresa privata del Paese, con una massa critica sufficiente a garantire gli elevati investimenti necessari per l'implementazione della banda Ultra Larga (100 Mbps)", sottolineano. Per Giorgio Serao, segretario nazionale Fistel Cisl "la rete dovrebbe restare nel perimetro di Tim anche separata" mentre le ipotesi di "22 mila esuberi circolata in questi giorni, può essere plausibile".

Il gruppo Tim, secondo le cifre fornite oggi, occupa in Italia circa 49.300 persone cui si aggiunge l'indotto (circa 50.000 addetti). I rischi per l'occupazione "non si limitano a Tim ma rischiano di moltiplicarsi nella filiera delle tlc perché - afferma Serao - si sta mettendo in crisi tutto il sistema anche quello dei call center: la situazione è esplosiva perciò chiediamo al ministro Di Maio di convocarci in tempi rapidissimi".

Anche Marco Del Cimmuto segretario della Slc Cgil chiede un confronto che avvenga in un "tavolo con governo e istituzioni". No anche dalla Slc Cgil a ogni ipotesi di 'spezzatino': "anche a fronte del sistema paese ricordiamoci - dice il sindacalista - che Tim ha investito 5,7 miliardi nel 2017 di cui 2 in innovazione e ricerca". Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil, spiega che i sindacati vogliono "sviluppare la rete a banda larga nel paese però è una cosa che va fatta con oculatezza, con una riflessione seria non in base a degli emendamenti". Ugliarolo dice di non sapere nulla di bozze ma se dai numeri circolati "dai 15 ai 20 mila lavoratori andrebbero a lavorare per la società della rete, il resto dei dipendenti Tim, calcoliamone anche solo 14/15mila, operanti nei call center e nel mondo del marketing, come farebbero - conclude - a far rimanere Tim competitiva con gli altri operatori che per i servizi utilizzano 5/7mila dipendenti?".

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