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Cia, il piano di interventi per il territorio in 5 punti

29 novembre 2018 | 11.26
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Cia, il piano di interventi per il territorio in 5 punti

La definizione di un progetto di manutenzione infrastrutturale del territorio nazionale non è più rinviabile e, in tale ambito, l’agricoltura, in sinergia con le altre risorse socio-economiche dei territori, dovrà svolgere un ruolo da protagonista. A presentarlo oggi alle Istituzioni nazionali e regionali, ai Comuni e a tutti gli altri Enti locali, è la Cia affinché lo sottoscrivano. Il progetto, una volta definito il suo obiettivo generale, dovrà necessariamente essere attuato attraverso una serie di azioni, tra cui vengono individuate cinque priorità. Eccolo in sintesi.

Al primo punto vengono posti interventi di manutenzione infrastrutturale da concretizzarsi su due fronti paralleli: l’immediata messa in sicurezza dei territori e un’attenta programmazione per il futuro, in particolare nelle aree interne e rurali. Gli imprenditori agricoli, nell’ambito della multifunzionalità, potranno svolgere servizi di manutenzione territoriale in sinergia con gli altri settori caratterizzanti il sistema economico locale e in convenzione con Istituzioni, Amministrazioni locali, Enti Parco, Gruppi di Azione Locale, Consorzi di Bonifica, Camere di Commercio.

Gli interventi, secondo la Cia, dovranno riguardare anche le infrastrutture tecnologiche e dell’informazione, a partire dalla diffusione di Internet e banda larga nelle aree marginali del Paese; mentre, nelle città, bisognerà sviluppare, con il coinvolgimento dell’agricoltura, nuove visioni urbanistiche e architettoniche fondate sui principi delle infrastrutture verdi, sulla bioedilizia, sulle diverse funzioni del verde urbano.

Al secondo punto figurano politiche orientate al governo del territorio: dalla prevenzione dei disastri ambientali al mantenimento della biodiversità; dalle politiche di gestione del suolo alle azioni per la riduzione del gap infrastrutturale (in particolare nelle aree interne del Paese), fino alla valorizzazione del patrimonio forestale nazionale in tutte le sue dimensioni e potenzialità. Tali politiche e interventi saranno tanto più efficaci quanto più all’attività agricola sarà riconosciuto, oltre al fondamentale ruolo di produzione alimentare, anche quello di governo del territorio. Strategica, infine, una gestione efficace delle politiche di integrazione, al fine di favorire processi di ricambio generazionale e salvaguardare l’assetto socio-economico dei territori rurali.

Al terzo punto si individuano azioni per favorire e sviluppare politiche di filiera a forte vocazione territoriale. È necessario allargare le relazioni “classiche” di sistema, che fino ad oggi hanno regolato il funzionamento delle filiere agroalimentari, ad ambiti ancora poco esplorati (artigianato, commercio, logistica, turismo, consumatori, enti locali) per dare origine a vere e proprie “reti d’impresa territoriali” e, al loro interno, favorire processi d’innovazione sostenibile, anche sociale.

Al quarto punto: nuovi e più incisivi sistemi di gestione della fauna selvatica, i cui danni hanno assunto una dimensione insostenibile anche in termini sicurezza nazionale, per avviare il processo di revisione del quadro normativo nazionale.

In quest’ottica, la separazione tra l’interesse privato-ricreativo, riscontrabile nell’attività venatoria e quello pubblico, riferibile al contenimento e alla gestione dei carichi, non è più rinviabile. Altrettanto strategica è l’organizzazione di una filiera delle carni selvatiche, così come azioni in ambito europeo per superare la riconducibilità degli indennizzi per i danni subiti dalla fauna selvatica al regime degli aiuti di Stato.

Quinto punto un rinnovato protagonismo delle Istituzioni e degli Enti locali sulla Pac, visto il ciclo di riforma in itinere. L’approssimarsi della nuova Politica agricola comune apre a una serie di opportunità socio-economiche che, se ben gestite durante la fase preparatoria, possono concorrere al rilancio delle comunità locali, in particolare quelle ubicate nelle aree interne del Paese. Altrettanto necessario, è unire a un’azione efficace e integrata di tutti i Fondi strutturali europei, politiche nazionali di sostegno e incentivi: partendo dalle misure fiscali per arrivare ai programmi di infrastrutturazione e gestione del territorio.

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