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Caso trivelle, Costa: "Mai firmato"

06 gennaio 2019 | 15.41
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(FOTOGRAMMA)
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"Da quando sono ministro non ho mai firmato autorizzazioni a trivellare il nostro Paese e i nostri mari e mai lo farò". A chiarirlo ancora una volta è il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, che in post su Facebook sottolinea: "In questi giorni si sta scrivendo e dicendo tanto sul tema delle trivelle. Ve ne ho già parlato il 30 dicembre" ma "poiché qualcuno fa - anche in mala fede - confusione, occorre ribadirlo".

"Non sono diventato ministro dell'Ambiente per riportare l'Italia al Medioevo economico e ambientale" ha aggiunto. "Anche se arrivasse un parere positivo della Commissione Via, non sarebbe automaticamente una autorizzazione - ha scandito Costa -. Voglio che sia chiaro".

I PERMESSI - "I permessi rilasciati in questi giorni dal Mise" riguardo alle trivelle "sono purtroppo il compimento amministrativo obbligato di un sì dato dal ministero dell'Ambiente del precedente governo - ha chiarito il ministro -, cioè di quella cosiddetta sinistra 'amica dell'ambiente'".

"Noi siamo il governo del cambiamento e siamo uniti nei nostri obiettivi. Siamo e resteremo contro le trivelle. Quello che potevamo bloccare, abbiamo bloccato. E lavoreremo insieme per inserire nel 'Dl Semplificazioni' una norma per bloccare i 40 permessi pendenti come ha proposto il Mise", ha annunciato il ministro dell'Ambiente, sottolineando: "Siamo per un'economia differente, per la tutela dei territori e per il loro ascolto". E "anche per questo - ha anticipato Costa - incontrerò personalmente i comitati No Triv di tutta Italia. Per lavorare insieme a norme partecipate, inclusive e che portino la soluzione che tutti aspettiamo da anni".

DI MAIO - "Presto (ci stiamo lavorando da 8 mesi e ci siamo quasi) porteremo in parlamento una norma che dichiara l'Air Gun una pratica illegale e che renda sconveniente trivellare in mare e a terra". E' quanto ha scritto su Twitter il vicepremier e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio. "Fino ad allora faremo il possibile per bloccare le trivellazioni volute dal Pd, ovviamente senza infrangere la legge. Non mi risparmierò. Ce la metto tutta, come sempre!".

"Ho scelto il ministero dello Sviluppo economico - ha proseguito il vicepremier - anche perché sapevo che da queste parti passano le autorizzazioni a trivellare il nostro territorio e i nostri mari. In questi otto mesi abbiamo già fermato tante nuove richieste e presto avrete un piano clima ed energia in Italia che proietterà l'Italia verso il 100% di energie rinnovabili. Oggi mi si accusa di aver autorizzato trivelle nel mar Ionio. È una bugia".

GALLETTI - "Queste 'ricerche di idrocarburi' (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal Governo precedente e in particolare dal ministero dell'Ambiente del ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio Governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato" ha scritto ancora su Facebook il vicepremier.

"Sono contento - ha proseguito Di Maio - che il ministro dell'Ambiente Costa, appena si è insediato, abbia deciso di sciogliere quella commissione che aveva dato l'ok a questa porcata. Ho letto che il Governatore della Puglia intende impugnare queste autorizzazioni. Sono contento, non chiedo altro, spero che un giudice blocchi quello che da qui non potevamo bloccare senza commettere un reato a carico del dirigente che doveva apporre la firma".

EMILIANO - Ma il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, va all'attacco: ''E' insopportabile la bieca ipocrisia di chi, dopo aver finto di lottare al nostro fianco, appena giunto al Governo del Paese anche grazie ai tanti elettori sensibili a questo argomento ora assume le medesime condotte dei governi precedenti, che si volevano contrastare con la richiesta di referendum anti-trivelle" dice, riferendosi all'autorizzazione che il ministero dello Sviluppo ha concesso a nuove prospezioni geologiche alla ricerca di idrocarburi e petrolio nel Mar Jonio.

"Tali posizioni esprimono una totale indifferenza per le questioni ambientali e per la tutela dei nostri mari e dei nostri territori - aggiunge Emiliano - senza alcuna reale prospettiva di sviluppo economico. Ma soprattutto un cinismo spietato e lobbista come già constatato dalla Puglia nei voltafaccia insopportabili sulle questioni Ilva e Tap. La firma dei permessi di ricerca petrolifera con l'Air Gun tra Natale e Capodanno dà il senso di una delusione grandissima nei confronti di avversari politici con i quali il Governo pugliese aveva lealmente collaborato su queste grandi battaglie, senza esitare ad entrare in contrasto con i governi del centrosinistra''.

IL MISE - Riguardo alle informazioni circolate in questi giorni sulle autorizzazioni, è intervenuto anche il sottosegretario al Mise, Davide Crippa: "Ribadisco che l'iter di rigetto è avviato per 7 permessi di ricerca in Adriatico e nel Canale di Sicilia".

"Lasciando da parte inutili e sterili polemiche, sono più che disponibile ad incontrare le associazioni, convinto che un lavoro a più mani ci possa permettere di fermare nel modo più celere queste trivellazioni" ha aggiunto Crippa su Facebook. "Ho la netta sensazione che la questione stia ormai assumendo dei caratteri di disinformazione voluti" prosegue. "Tant'è che si omettono informazioni definitive e fondamentali per screditare questo esecutivo".

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