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Sale la pressione fiscale

07 gennaio 2019 | 10.52
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Nel terzo trimestre 2018 la pressione fiscale è stata pari al 40,4%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E' uno dei dati rilevati dall'l'Istat nel trimestrale delle Amministrazioni pubbliche.

PIL - L'Istituto di statistica rileva inoltre che nel terzo trimestre 2018 l'indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è in calo al -1,7% (-1,8% nello stesso trimestre del 2017). Il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo, con un'incidenza sul Pil del 2,0%, a fronte dell'1,6% nel III trimestre del 2017. Il saldo corrente è stato anch'esso positivo, con un'incidenza sul Pil dell'1,1% (1,6% nel III trimestre del 2017).

Complessivamente, nei primi tre trimestri del 2018 le Amministrazioni pubbliche hanno registrato un indebitamento netto pari a -1,9% del Pil, in miglioramento rispetto al -2,6% del corrispondente periodo del 2017. Nei primi nove mesi del 2018, in termini di incidenza sul Pil, il saldo primario e il saldo corrente sono risultati positivi, risultando pari, rispettivamente, all'1,8% (1,2% nello stesso periodo del 2017) e allo 0,9% (1,0% nel corrispondente periodo del 2017). Nello stesso periodo, la pressione fiscale si attesta al 39,7% del Pil, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2017.

POTERE D'ACQUISTO - Quanto al potere d'acquisto delle famiglie, nel terzo trimestre 2018 il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dello 0,3%. Di conseguenza, la propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all'8,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. L'Istat sottolinea inoltre come a fronte di una variazione dello 0,3% del deflatore implicito dei consumi, il potere d'acquisto delle famiglie consumatrici sia diminuito dello 0,2% rispetto al trimestre precedente.

A fronte di tali andamenti, le famiglie hanno mantenuto, grazie a una lieve riduzione della propensione al risparmio, un livello quasi inalterato dei consumi in volume. La quota dei profitti sul valore aggiunto delle società non finanziarie, pari al 41,4%, è diminuita di 0,9 punti percentuali rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento delle società non finanziarie, pari al 22,2%, è aumentato di 0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.

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