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Italia condannata per l'Ilva

24 gennaio 2019 | 13.02
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L'Ilva di Taranto, (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
L'Ilva di Taranto, (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

La Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo ha deciso all'unanimità di condannare l'Italia sul caso Ilva per non avere "protetto i cittadini che vivono nelle aree toccate dalle emissioni tossiche emesse dall'impianto" di Taranto. La sentenza emessa oggi evidenzia da parte del nostro paese la violazione dell'articolo 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e dell'articolo 13 (diritto a un ricorso effettivo) della Convenzione.

Ad avviare il caso - si ricorda - 180 richiedenti che hanno lamentato effetti delle emissioni tossiche delle acciaierie di Ilva a Taranto sull'ambiente e sulla loro salute e l'inefficacia dei rimedi adottati. La Corte ha rilevato, in particolare, "che la persistenza di una situazione di inquinamento ambientale mette in pericolo la salute dei richiedenti e, più in generale, quella dell'intera popolazione che vive nelle aree a rischio". Nella sentenza si sancisce inoltre "che le autorità nazionali non hanno adottato tutte le misure necessarie per garantire una protezione efficace del diritto dei richiedenti al rispetto della loro vita privata".

GENITORI TARANTINI - "E' una giornata storica. Un pensiero va a tutti i piccoli tarantini che non ci sono più e a quelli chiamati a fronteggiare un nemico che mai avrebbero dovuto conoscere. Un pensiero va ai loro genitori, chiamati ad affrontare il più grande dolore che la vita possa mettere di fronte ad un essere vivente. Questo sogno era anche per voi". Così il combattivo gruppo che va sotto il nome dei Genitori tarantini ha accolto la sentenza. I Genitori tarantini ricordano di aver ascoltato "il sogno della professoressa Lina Ambrogi Melle" ed i averne intuito "immediatamente la portata; così, apponemmo le nostre firme immediatamente dopo la sua e ci mettemmo in gioco, parlando di questa idea a amici e parenti, a colleghi di lavoro, ad amici portati da amici. Riuscimmo a recuperare un buon numero di adesioni e partimmo per quello che, secondo noi, era l’ultimo e più importante tentativo di richiamare alle proprie responsabilità lo Stato italiano".

A curare gli interessi del gruppo e a presentare il ricorso al Cedu contro lo Stato italiano è stato lo Studio legale internazionale 'Saccucci & Partners'. La sentenza è arrivata dopo quasi 4 anni. La Corte europea dei diritti dell'uomo condanna lo stato Italiano "per aver violato gli obblighi di protezione della vita e della salute, per aver violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare", rimarcano .

"Adesso c’è una seria base su cui appoggiare la richiesta di cancellazione dell’immunità penale ed amministrativa concessa ai gestori dell’acciaieria.Così, un sogno diventa realtà. Ringraziamo la professoressa Lina Ambrogi Melle per avercelo proposto, la dottoressa Annamaria Moschetti e il professor Alessandro Marescotti per le importanti memorie scritte per questa occasione e che si sono rivelate materiale importantissimo in questo processo; ringraziamo tutti quelli, e sono tanti, che hanno voluto condividere con noi questo cammino. E grazie a tutti i Genitori tarantini - concludono - che anche questa volta si sono spesi in difesa di Taranto, dei suoi bambini e dell’ambiente".

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