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Aut aut al governo

10 febbraio 2019 | 06.50
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(Afp) - AFP
(Afp) - AFP

I toni sono morbidi, senza estremizzazioni ma la sostanza su una manovra senza investimenti e lontana dal lavoro resta dura: "il governo torni indietro, cambi rotta o va a sbattere perché noi siamo pronti a continuare la mobilitazione". Così i sindacati, di nuovo insieme dopo 6 anni, ritrovano, su una politica economica zoppicante ad un passo dalla recessione, un linguaggio comune per rivendicare l'ascolto da parte dell'esecutivo. E i leader di Cgil, Cisl e Uil dal palco della affollatissima kermesse di piazza a Roma, alcuni parlano di 500 mila presenze, si rivolgono direttamente al premier Giuseppe Conte senza rispondere mai al vicepremier Luigi Di Maio che in giornata torna a ironizzare sulla riforma Fornero.

E' a Conte infatti che ricordano come la piattaforma per far ritornare a crescere il Paese sia ancora lì, inascoltata mentre la crisi si fa via via più pesante: l'Italia ha bisogno di investire in infrastrutture, aprire i cantieri e impiegare le risorse già stanziate con cui attivare da subito 400 mila nuovi posti di lavoro: è il mantra sindacale. E invece nulla di tutto questo: "ma come si fa a dire che è un anno bellissimo: si esca dalla retorica di una crescita che non c'è perché ha dell'incredibile questo ottimismo. Se le cose vanno avanti così, non ci crederà più nessuno. Il governo cambi rotta. Esca dalla realtà virtuale e si cali nella realtà del lavoro: l'Italia ha bisogno di collegamenti, deve essere il ponte sul Mediterraneo e verso la nostra Europa. Senza investimenti ci saranno danni irreparabili", scandisce il leader Cisl, Annamaria Furlan "delusa" dall'esecutivo.

E aggiunge: "dopo tanti anni di una crisi tremenda avevamo iniziato appena a rialzare la testa e ad avere una speranza nel futuro. Oggi invece si parla di recessione tecnica, cala la produzione industriale. Solo lo spread sale abbattendo salari e pensioni, alzando i mutui italiani: questo significa che nelle prossime finanziarie oltre ai 52 mln di clausole per stoppare l'aumento dell'Iva ne dovremo aggiungere altri 10 ...ma chi paga tutto questo", si chiede ancora Furlan che chiede di finirla "con la storia dei divani" sul reddito di cittadinanza. "Quando uno è disoccupato non è un lazzarone su un divano, ma una persona che cerca lavoro", dice scaldando la piazza.

Ed è il leader Cgil, Maurizio Landini, alla sua prima prova di piazza da segretario generale della Cgil, a chiarire il concetto: "il governo torni indietro o va a sbattere. Se hanno un briciolo di intelligenza, ascoltino questa piazza e aprano un confronto", dice dal palco. "La situazione non va: non va che non ci sia lavoro, non va che ci sia ancora evasione fiscale mentre bisogna far ripartire il Paese e per farlo c’è bisogno di investimenti", elenca ribadendo le sue critiche a quota 100 e al reddito di cittadinanza.

"Ci vuole una trattativa che modifichi radicalmente la legge Fornero perché quota 100 non basta: c'è ancora un problema per le donne e per i giovani. Anche sul reddito di cittadinanza si fa solo una grande confusione tra lotta alla povertà a politiche del lavoro. Il lavoro non lo creano i navigator, altro capolavoro del governo, ma investendo. Non abbiamo scritto in fronte Jo Condor", dice citando una pubblicità d'antan, per lo più sconosciuta ai tantissimi giovani presenti in piazza. E rivendica al sindacato il peso che ha: "noi siamo il cambiamento e chiediamo il cambiamento delle politiche del Paese. Noi vogliamo giustizia sociale e chiediamo una cosa molto precisa e cioè che al centro tornino la persona e il lavoro".

Ed è il sanguigno leader Uil, Carmelo Barbagallo a rompere la consegna del 'silenzio' su Di Maio: "Di Maio minaccia di tagliarci le pensioni d'oro ai sindacalisti?. Non ce ne frega niente...", dice accolto dall'applauso della piazza prima di ammonire sulla "valanga di ricorsi" che potranno arrivare "se decideranno di intervenire su chi è già in pensione", secondo le norme di legge. "Il governo non può essere autoreferenziale perché l'economia sta andando male e un governo del cambiamento non può cambiare il paese in peggio. Si confronti con i sindacati, noi siamo pronti a fare la nostra parte", è l'invito che parte dal palco prima di inviare all'indirizzo di Palazzo Chigi "un avviso ai naviganti: saremo determinati e determinanti nelle scelte del Paese". La parole dunque sembra passare ora al governo. Ed è sempre Barbagallo a raccogliere e rilanciare la palla: "ci convochi altrimenti la mobilitazione proseguirà".

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