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Banche, i punti 'oscuri' dell'indennizzo a ex soci venete

13 febbraio 2019 | 20.22
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(Fotogramma)
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I decreti attuativi che avrebbero dovuto dare il via al fondo da 1,575 miliardi di euro per i risparmiatori delle ex banche popolari venete liquidate dovevano essere pronti prima entro il 31 gennaio scorso, poi entro il 7 febbraio e adesso non si sa. Forse, la prossima settimana o entro la fine del mese. In attesa dell'appuntamento al ministero delle principali associazioni dei soci, che sono state convocate domani giovedì 14 febbraio probabilmente per visionare le bozze dei decreti, emergono alcune perplessità sul testo della legge che ha stanziato le risorse per i soci truffati nei tre anni a venire.

Non c'è solo il tema controverso di rimborsi generalizzati, che potrebbero apparire alla Commissione europea come illegittimi aiuti di stato e costringerla a sanzionare, in futuro, l'Italia. Nella formulazione delle norme esistono "altri punti oscuri", come osserva l'avvocato dei risparmiatori Pietro Guidotto, che con l'associazione Soci Banche Popolari tutela gli interessi di 1.600 azionisti. Intanto, l'utilizzo del termine ''pregiudizio economico", o "pregiudizio ingiusto" per descrivere il danno subito dai risparmiatori, che, spiega all'Adnkronos, "può essere contestato. Non è un termine giuridico, significa tutto o niente. Bisognerebbe utilizzare il termine 'danno economico', sarebbe più corretto".

Un altro aspetto poco chiaro è che la misura dell’indennizzo per gli azionisti è commisurata al 30% del costo di acquisto. "Pochissimi avranno la ricevuta e i documenti del contratto di acquisto, quindi non è facile calcolare il valore. La mia proposta - dice - era di utilizzare invece il 'valore medio di carico' dell'acquisto durante gli anni, che sarebbe di più immediata elaborazione". In più, l'indennizzo andrà anche agli obbligazionisti subordinati, che saranno rimborsati al 95% del prezzo di acquisto. Si tratta di quanti non erano già stati rimborsati dalle misure del Governo precedente, che aveva previsto un ristoro per chi aveva comprato bond direttamente agli sportelli delle due venete prima del 2014. Era rimasto fuori chi aveva comprato obbligazioni sul mercato, online o da altre banche.

Una esclusione che già al tempo aveva "profili di incostituzionalità", ma che potrebbe veder rimborsati oggi obbligazionisti esperti, che hanno comprato bond subordinati della Popolare di Vicenza e di Veneto Banca nel 2015 per il loro rendimento, ben consci dei rischi che avrebbero potuto correre. C'è poi l'incertezza sui risarcimenti già percepiti: chi l'ha già avuto dopo sentenza dell'Arbitro per le controversie della Consob avrà titolo per chiedere il rimborso? O anche solo una parte? Anche questo è un nodo da sciogliere. Ad ogni modo, i potenziali destinatari del fondo ad hoc creato dal Governo sono tantissimi. Dai 200mila ex soci delle due venete, "teoricamente 130-140mila tra persone fisiche e micro imprese potrebbero chiedere il rimborso", calcola l'avvocato, visto che è aperto anche a chi aveva già sottoscritto con le due banche l’Offerta Pubblica di Transazione. Si tratta per lo più di persone anziane, "anche se in molti hanno rinunciato a battersi per riavere i risparmi persi".

Fatto sta che oggi senza i decreti non può essere creata la Commissione tecnica per l’esame e l’ammissione delle domande di quanti vogliano chiedere il rimborso. Sullo slittamento dei decreti, "non penso c'entrino i rilievi della Commissione europea, anche perché in Commissione Bilancio si era già sentito in via preventiva chi di dovere, ma piuttosto credo siano problematiche organizzative", mentre sul fatto che i decreti arrivino o meno, e così lo stesso indennizzo, "è una scelta politica, non possiamo esserne certi", puntualizza Guidotto. Sui vertici di Bankitalia che dovrebbero essere azzerati, una delle ultime uscite dei due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, "i soci azzerati delle banche venete sarebbero d'accordo, anche perché nei processi a Zonin e a Consoli sono già emerse le responsabilità degli organi di vigilanza. A mio avviso - dice il legale - sarebbe corretto fare del ricambio prima o poi, oppure cambiare i meccanismi di vigilanza che finora non hanno funzionato". Anche perché con Carige, "si è visto che i controlli quando vogliono essere fatti si fanno".

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