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Investimenti, il richiamo di Visco

13 febbraio 2019 | 16.26
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(Fotogramma)
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Il governatore di Bankitalia Ignazio Visco richiama sulla necessità di favorire gli investimenti dei privati e quelli in infrastrutture per favorire la crescita del Paese. "Un'economia si mantiene su un sentiero di crescita stabile se le imprese sono in grado di investire per fare evolvere rapidamente i propri modelli di attività in funzione dei cambiamenti nella domanda, nella tecnologia, nella disponibilità di risorse", spiega il governatore alla presentazione di un rapporto sui corporate bond di Equita in università Bocconi.  

"Nell'esperienza degli ultimi decenni dell'economia italiana tale capacità è stata, nel complesso, limitata. Le difficoltà di crescita sono state esacerbate dalla doppia recessione che ha fatto seguito alla crisi finanziaria globale. Tra il 2007 e il 2013 gli investimenti hanno subito un calo del 30 per cento; sono ancora largamente inferiori al livello pre-crisi. Il crollo degli investimenti privati, al quale si è accompagnato - osserva - quello non meno grave degli investimenti in infrastrutture e altre opere pubbliche, ha reso manifesta la difficoltà del nostro sistema produttivo di rispondere alle sfide poste dalla globalizzazione, dalla straordinaria affermazione di nuove tecnologie, dagli andamenti demografici". In più, "il motore dello sviluppo di una economia è dato dalla propensione delle imprese a crescere e a innovare".

In prospettiva, il credito bancario, pur rimanendo una fonte di finanziamento essenziale, non potrà da solo sostenere la crescita degli investimenti, soprattutto quelli necessari per innovare e competere sui mercati internazionali", continua il governatore di Bankitalia. "Diverrà ancora più rilevante - dice - lo sviluppo dei segmenti di finanza non bancaria in grado di fornire risorse nelle forme più adatte ai diversi stadi di sviluppo delle imprese, dai business angels alle operazioni di ristrutturazione, dal venture capital all’accesso ai mercati azionari e obbligazionari".

Nel sottolineare il concetto, Visco ha voluto precisare che "le banche sono fondamentali, mai che si dica che il governatore di Bankitalia viene qui a dire che le banche non servono, ma bisogna correggere delle storture del sistema". Il problema è di lunga data: "L’eccessiva dipendenza delle imprese dalle banche e il ruolo preponderante del debito rispetto al capitale di rischio sono problemi di lunga durata dell’economia italiana", sottolinea Visco, e ha rappresentato "un fattore di fragilità del sistema italiano".

Infatti, "un sistema finanziario diversificato consente all’economia di contenere gli effetti di shock avversi. Nei paesi dove la finanza di mercato è più sviluppata - spiega ancora - la riduzione del credito innescata dalla crisi finanziaria globale è stata più facilmente compensata dal maggior ricorso delle imprese al mercato obbligazionario e a intermediari non bancari e gli effetti negativi sull’economia sono stati superati più rapidamente".

Secondo Visco, "è necessaria una più ampia diffusione, rispetto a quella attualmente assai limitata, dell’attività di banca d’investimento, ovvero delle funzioni di selezione delle imprese in grado di ricorrere a strumenti di mercato e di collocamento e sottoscrizione di titoli. Si tratta di una sfida condivisa con il resto dell’Europa continentale ma più acuta nel nostro paese, date anche le peculiarità della struttura produttiva e del sistema finanziario".

Alle imprese, continua Visco, serve "stabilità del quadro normativo" per investire. "Le iniziative nazionali e comunitarie volte allo sviluppo della finanza di mercato sono numerose. In poco tempo si sono succeduti diversi provvedimenti, con modifiche e sostituzioni; è ora importante valutarne l’efficacia e considerare l’opportunità di una loro razionalizzazione. Occorre in ogni caso - dice ancora - assicurare ai risparmiatori e alle imprese una stabilità del quadro normativo e della direzione degli interventi, al fine di contenere l’incertezza e i suoi effetti negativi sulle scelte di investimento e di finanziamento".

Per Visco "le imprese italiane continuano a caratterizzarsi per una elevata dipendenza dal credito bancario". E "pur essendo diminuita di oltre 7 punti percentuali dalla fine del 2011, l’incidenza dei finanziamenti bancari sul totale dei debiti finanziari sfiora oggi il 60 per cento, il valore più elevato tra i principali paesi dell’area e ancora superiore di oltre 25 e 30 punti a quelli di Stati Uniti e Regno Unito". La quota delle obbligazioni "pur salita al 13 per cento (un valore in linea con la media dell’area dell’euro), è ancora inferiore di circa 10 punti rispetto a quella del Regno Unito e di oltre 25 a quella degli Stati Uniti. Anche il grado di sviluppo dei mercati azionari resta insufficiente: alla fine del 2017 la capitalizzazione delle società non finanziarie quotate era pari al 25 per cento del PIL, a fronte del 60 in Germania, di oltre il 70 in Francia e nel Regno Unito e di circa il 125 negli Stati Uniti", sottolinea il governatore.

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