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Tim-Vodafone, partnership per il 5G

21 febbraio 2019 | 19.03
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Tim-Vodafone, partnership per il 5G

Tim e Vodafone intendono valutare l’aggregazione in un’unica entità delle rispettive infrastrutture passive, per un totale di 22.000 torri in Italia. Ne danno notizia le due società. La collaborazione allo studio non si ferma qui. Vodafone Italia e il Gruppo Telecom Italia "intendono avviare una partnership per la condivisione della componente attiva della rete 5G, valutare la condivisone degli apparati attivi della rete 4G e ampliare l’attuale accordo di condivisione passiva".

"La partnership potrà consentire un più rapido sviluppo del 5G, su una più ampia area geografica e ad un costo inferiore" osservano le società che cooperare per adeguare le rispettive reti di trasmissione in fibra per il backhauling mobile. Le due società hanno sottoscritto un Memorandum d’Intesa e hanno concordato di avviare una trattativa in esclusiva sul progetto complessivo: Il Mou non è vincolante in relazione ad una potenziale partnership per condividere la rete attiva ed ampliare l’attuale accordo di condivisione della infrastruttura passiva.

Sulla potenziale operazione, Vodafone e Tim hanno concordato di valutare una potenziale transazione che permetta di consolidare in una sola entità le loro circa 22.000 torri di telecomunicazione in Italia, aggregando le infrastrutture passive di rete di Vodafone con quelle di Inwit, società quotata in borsa e controllata al 60% da Tim. L’aggregazione sarebbe strutturata in modo da creare valore per tutte le parti coinvolte, precisa una nota.

Le società intendono valutare l’opportunità, ove possibile, di spostare nel tempo sull'infrastruttura della nuova società le apparecchiature di rete attive attualmente ospitate su torri di terzi. La ampliata infrastruttura delle torri continuerebbe a perseguire l’obbiettivo di incrementare l’ospitalità di altri operatori, per generare ulteriori efficienze.

La potenziale aggregazione sarebbe strutturata in modo tale da attribuire a Vodafone e Tim la stessa partecipazione nel capitale e pari diritti di governance in Inwit, oltre che consentire alle parti di non dover lanciare un’offerta pubblica di acquisto sulle azioni di Inwit. "L’iniziativa nel suo complesso mira a promuovere la concorrenza nel settore e facilita un contesto aperto per lo sviluppo del 5G" concludono le società.

Il Cda di Inwit ha preso atto di quanto comunicato da Tim in merito al Memorandum of Understanding non vincolante con Vodafone Italia ed ha accolto "positivamente" l’opportunità di esplorare la potenziale integrazione di Inwit con le circa 11.000 torri Vodafone. Il Cda, spiega una nota, ha dato mandato all'Ad Giovanni Ferigo di avviare gli approfondimenti e le verifiche di fattibilità dell'operazione.

Inwit, si legge nella nota, "inizierà a lavorare sul progetto e intende dedicare i propri migliori sforzi per perseguire accordi finali che creino valore per tutti gli stakeholder. A tal proposito il Consiglio di Amministrazione ha dato mandato all’Amministratore Delegato di avviare gli approfondimenti e le verifiche di fattibilità e di convenienza dell’operazione prospettata, nonché le relative negoziazioni e attività preliminari e podromiche alla stessa" prosegue. La Società si avvarrà di Mediobanca quale Advisor Finanziario e Pedersoli Studio Legale quale consulente legale.

L’amministratore delegato, Giovanni Ferigo, ha ricordato di avere espresso “già in passato la convinzione che le torri Vodafone in Italia potessero costituire la migliore opzione per avviare la crescita per linee esterne di Inwit, rappresentando un’interessante opportunità di consolidamento e di sviluppo industriale. Andremo ora a verificare, ma in linea di principio vedo l’opportunità di rilevanti sinergie e la possibilità di divenire il partner di riferimento di due importanti operatori per lo sviluppo di nuovi siti, small cell e backhauling". L’annunciata ipotesi di RAN sharing tra Tim e Vodafone consentirà a Inwit di essere ancora più protagonista nello sviluppo del 5G.

"L’operazione crea le premesse per un business più solido e diversificato, grazie a contratti di lungo termine con due ‘anchor tenant’ di primo piano nel Paese, oltre all’opportunità di ottimizzare la leva finanziaria” conclude Ferigo.

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