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Tria: "Crescita verso lo zero"

31 marzo 2019 | 10.36
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Il ministro dell'Economia: "Manovra correttiva? Nessuno ce la chiede". E sullo sblocca cantieri si augura che il decreto "venga approvato subito, anche prima del Def"

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La crescita in Italia nel 2019 si avvia "verso lo zero". Lo ha detto il ministro dell'Economia Giovanni Tria intervenendo al Festival dell'Economia civile a Firenze. "Siamo di fronte a un rallentamento della crescita in tutta Europa - ha spiegato il titolare di via XX Settembre -. Si è fermata la Germania e di conseguenza si è fermata la parte più produttiva dell'Italia. Ora siccome l'Italia da anni cresce un punto in meno degli altri paesi europei noi ci avviamo verso lo zero".

MANOVRA BIS - Durante il suo intervento Tria ha scongiurato l'ipotesi di una manovra correttiva: "nessuno ce la chiede". Poi, parlando con i giornalisti, ha spiegato che "una manovra correttiva nel senso di una manovra restrittiva, e quindi ancora più recessiva, non è logica in questo momento e nessuno in Europa chiede una cosa illogica di questo tipo".

"D'altra parte la manovra correttiva dobbiamo farla - ha sottolineato Tria - nel senso che le misure urgenti sull'economia sono una manovra correttiva per sostenere l'economia senza mettere in discussione gli obiettivi di bilancio". "Noi rispetteremo gli obiettivi che riguardano il deficit strutturale, ovviamente. Su quello stiamo discutendo", ha assicurato il ministro dell'Economia.

CRESCITA - Sulla crescita, Tria ha spiegato che "è necessaria ma non sufficiente, però ci vuole". "Ci può essere una crescita non inclusiva ma diretta, con un modello sbagliato che porta alla non crescita - ha chiosato -. Serve una crescita equilibrata, non squilibrata. L'impatto di una crescita squilibrata ha conseguenze anche sociali". Riguardo ai conti pubblici, ha detto, "non c'è stabilità finanziaria senza stabilità sociale".

Per il ministro "abbiamo un problema di crescita e dietro c'è una caduta di fiducia. L'incertezza creata dalla polarizzazione dell'economia creata a livello internazionale non si traduce in investimenti privati e neanche in investimenti pubblici. Per avere beni pubblici ci vogliono investimenti". Nel corso del suo intervento, Tria ha quindi rimarcato che ''siamo ancora scioccati dalla crisi finanziaria del 2008, che ha avuto riflessi sulla crisi economica. Ora, forse, non ci stiamo accorgendo che questa volta la crisi economica ci sta precedendo e che probabilmente avrà conseguenze sulla crisi finanziaria''.

SBLOCCA CANTIERI - Quanto allo sblocca cantieri, Tria si è augurato che il decreto "venga approvato subito, anche prima dell'approvazione del Def". "In questi giorni - ha aggiunto il ministro - si approveranno i decreti sblocca cantieri e poi le misure necessarie per contrastare la stagnazione, questo rallentamento. Spero anche prima del Documento economica e finanziaria". E proprio sullo sblocca cantieri e altre misure per contrastare la stagnazione economica, Tria è netto: "C'è una spinta nel Paese che si vuole liberare, non solo dei lacci e lacciuoli, come si diceva negli anni '70 e '80, che vuole fare. Nel Paese oggi c'è voglia di fare, c'è voglia di non piangersi addosso".

Negli anni passati, ha spiegato Tria, "si è legiferato soprattutto per contrastare le patologie ma non per la fisiologia del sistema" in materia di appalti pubblici, ad esempio. "Bisogna lavorare per la normale fisiologia", ha aggiunto il ministro. Per il ministro, il ritardo del varo delle misure sconta "le diverse sensibilità" delle forze politiche.

Poi, rispondendo a una domanda del direttore del 'Corriere della sera' Luciano Fontana se vi fossero problemi politici, Tria ha detto: "qualche problema politico deriva dal fatto che vi sono sensibilità diverse. Vi è il problema di tenere sotto controllo la corruzione e le patologia che si possono manifestare. Tuttavia direi che tutte le superfetazioni prodotte non hanno dato un contributo significativo a questa battaglia".

BANCHE - Capitolo banche, Tria ritiene che ''attaccare il sistema bancario italiano, mettere in dubbio non solo la sua solidità, la ma anche sua capacità, la sua resilienza e ponendo sospetto su di esso, significa avallare delle campagne europee che ci stanno attaccando e mettendo in difficoltà e minare l'interesse nazionale, nel momento in cui stiamo negoziando come arrivare all'unione bancaria''.

''Il sistema bancario italiano non ha niente da nascondere, sono altri forse i sistemi che hanno qualcosa da nascondere - ha rimarcato Tria -. Sono i sistemi di altri Paesi ad avere problemi da nascondere. Cerchiamo di vedere le cose come stanno''.

Per il ministro "a parte alcuni casi, veramente pochi, di malagestione di alcune banche italiane, che hanno portato al loro fallimento, il sistema bancario italiano è uno dei più sani d'Europa e forse del mondo". "Le nostre banche - ha fatto notare - non erano piene di titoli velenosi e derivati pericolosi, non hanno dentro di sè qualcosa di pericoloso come hanno molte banche europee, in primo luogo tedesche".

Secondo Tria, "la crisi bancaria italiana viene dalla seconda recessione e li è venuto fuori il problema" perché "le regole internazionali si sono molto irrigidite, ponendo oneri al sistema bancario, e quello italiano era molto indebolito. Ora il sistema bancario italiano si è consolidato e gli npl si sono ridotti di molto, dimezzati".

RISERVE AUREE - Quanto al dibattito sulle riserve auree di Bankitalia, "è una questione che è già stata discussa e digerita. Ho già dichiarato in passato" ha detto Tria.

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