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Intelligenza artificiale e robotica, Arduino in campo per le pmi

04 aprile 2019 | 17.29
LETTURA: 4 minuti

Il co-fondatore Massimo Banzi, 'In Italia passi indietro da Industria 4.0'

Massimo Banzi
Massimo Banzi

"L'idea di uno Stato che usa i soldi degli italiani per investire nelle startup non mi piace". Massimo Banzi, il co-fondatore di Arduino, la piattaforma hardware open-source più famosa al mondo tra innovatori e programmatori, non usa mezzi termini per dire la sua su come stanno andando le cose in Italia sul fronte delle nuove tecnologie. Originario di Monza, Banzi ormai da diversi anni vive in Svizzera, dove insegna a un master della Supsi di Lugano, ma confessa: "Quando mi capita di avere a che fare con l'Italia mi rendo conto che almeno con il Governo precedente e Industria 4.0 erano state fatte cose molto positive".

In occasione della Maker Fair di Roma, "avevamo fatto un paio di incontri con Carlo Calenda: la strategia del suo team aveva molto senso e si sono visti gli effetti positivi". Oggi, invece, "si sparano keywords (parole chiave, ndr), come la Blockchain, ma poi...". A Banzi, che rifiuta finanziamenti ("non li voglio mai, preferisco i progetti europei"), non piace proprio lo "Stato investitore", che potrebbe invece "facilitare gli innovatori in cento modi diversi senza dare dei soldi. Non bisogna dimenticare che ti finanzia così - argomenta -in qualche maniera ti controlla".

Con le sue schede elettroniche, Arduino ha permesso anche a chi non aveva competenze specifiche di programmare e realizzare oggetti elettronici. Adesso, aiutare le aziende è una delle prospettive che più entusiasma l'innovatore. "Oggi -rivela in occasione di un evento organizzato da Sorgenia a Milano -ci interessano tutti i temi legati all'intelligenza artificiale e alla robotica, soprattutto applicate alle piccole medie imprese".

Molte pmi, racconta, "si arrangiano con le tecnologie da maker, oppure vanno su Google e lo usano come consulente", ma ci sono tante altre opportunità che si possono esplorare. Se il focus di Arduino è quello di semplificare le tecnologie per renderle più alla portata di tutti, anche l'intelligenza artificiale o l'Internet delle Cose possono far parte del pacchetto: "Stiamo lavorando sui loro algoritmi, su come semplificarli, impacchettarli e distribuirli in base all'effetto che si vuole ottenere. Se l'AI è in mano solo alle grosse aziende o ai Governi c'è disparità, è giusto che tutti sappiano o possano sapere come funzionano".

Sull'automazione, è giusto porsi dei limiti. "In molti pensano che quando inventano una cosa la possono controllare. In realtà - sottolinea - è come aver inventato un virus nuovo, che va dove gli pare e muta come gli pare. Capire dove andremo a finire non è così facile e il worst case scenario -scherza- è che ci autodistruggeremo".

La filosofia open source, 'aperta' alle modifiche, di Arduino potrebbe essere minacciata dalla legge europea sul copyright. In particolare, dal cosiddetto 'censorship machine', ovvero, "l'idea che piattaforme come la nostra debbano filtrare in automatico tutte le violazioni del copyright. Significa che io dovrei prendere la mia comunità online, il mio forum, e spegnerlo: non sarei mai in grado di garantire che nessuno faccia violazioni".

Del futuro, una cosa preoccupa Banzi: "Che le persone non si pongano mai domande su quello che le circonda, che non cerchino di capire come funziona il mondo, soprattutto in Italia. Non possiamo tornare indietro agli anni Cinquanta".

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