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Bce: "Rischi crescita area euro"

25 aprile 2019 | 10.21
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(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

I rischi per le prospettive di crescita nell’area dell’euro restano orientati al ribasso per effetto delle persistenti incertezze connesse a fattori geopolitici, alla minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti. E' l'indicazione che emerge dal Bollettino della Bce, pubblicato oggi. Al tempo stesso, sottolinea l'istituto di Francoforte, gli ulteriori incrementi dell’occupazione e l’aumento delle retribuzioni continuano a sostenere la capacità di tenuta dell’economia interna e il graduale intensificarsi di spinte inflazionistiche.

Gli indicatori congiunturali segnalano un indebolimento dell’attività economica a livello internazionale nel primo trimestre del 2019. In particolare, è proseguito il rallentamento dell’interscambio in un contesto caratterizzato da una svolta nel ciclo industriale su scala mondiale e dall’intensificarsi delle tensioni commerciali.

Le informazioni che si sono rese disponibili dopo la riunione di politica monetaria del Consiglio direttivo di marzo confermano, sottolinea la Bce, che la perdita di slancio dell'espansione economica proseguirà nell'anno in corso. Sebbene alcuni dei fattori idiosincratici interni che frenano la crescita stiano mostrando segnali di affievolimento, vi sono circostanze sfavorevoli a livello mondiale che continuano a pesare sull'evoluzione dell'espansione economica dell'area dell'euro.

Stando a quanto emerge dal Bollettino, inoltre, un ampio grado di accomodamento monetario è ancora necessario affinché l'inflazione continui a convergere stabilmente su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine. "Il Consiglio direttivo ha ribadito di essere pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, ove opportuno, per garantire che l'inflazione continui ad avvicinarsi stabilmente al suo valore obiettivo", ricorda l'istituto. In prospettiva, sottolinea "ci si attende che l'inflazione di fondo aumenti gradualmente nel medio periodo, sostenuta dalle misure di politica monetaria della Bce, dal perdurare dell'espansione economica e dalla più vigorosa dinamica salariale".

Quanto ad alcuni paesi con un elevato debito pubblico, come Belgio, Francia e Italia, il disavanzo di bilancio strutturale resta ancora lontano dagli obiettivi di medio termine in quanto, rileva l'istituto di Francoforte, durante il periodo tra il 2011 e il 2018, esso è diminuito in media di una percentuale inferiore allo 0,5 per cento del pil previsto dal Patto di stabilità e crescita come benchmark per l'aggiustamento.

Pertanto, sottolinea la Bce, tali paesi non hanno costituito margini di bilancio tali da consentire loro di evitare un inasprimento delle politiche di bilancio nella prossima fase di rallentamento e ciò può avere conseguenze sulla capacità di tenuta dell'intera area dell'euro.

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