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L'allarme di Bankitalia

03 maggio 2019 | 19.38
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Da Palazzo Koch segnalano "un aumento dei rischi di stabilità finanziaria"

(Fotogramma)
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"I rischi per la stabilità finanziaria derivanti dalla congiuntura economica internazionale sono in aumento". Lo afferma la Banca d'Italia nel rapporto sulla Stabilità finanziaria. L'orientamento più accomodante delle banche centrali ha favorito un miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari dall'inizio dell'anno. Mentre, aggiunge via Nazionale, "l'indebolimento dell'attività manifatturiera nelle principali economie avanzate e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina incidono negativamente sugli scambi internazionali e accrescono l'incertezza sulle prospettive di crescita, soprattutto nelle economie maggiormente dipendenti dalla domanda estera, come la Germania e l'Italia". In Italia le previsioni sulla crescita del Pil sono state riviste al ribasso rispetto allo scorso novembre sia per l'anno in corso sia per il 2020, e, si ribadisce, "è aumentata l'incertezza".

DEBITO PUBBLICO E FAMIGLIE - "L'alto livello del debito pubblico", si legge nel Rapporto, "rende l'economia italiana esposta alle tensioni sui mercati finanziari e riduce la capacità della politica di bilancio di sostenere l'attività produttiva di fronte a fasi di rallentamento". Per quanto riguarda ''la situazione finanziaria del settore delle famiglie è stabile, anche se risente dell'indebolimento della crescita del reddito disponibile e della volatilità dei prezzi delle attività finanziarie''. ''La redditività delle imprese sta rallentando, ma la capacità di rimborsare i debiti rimane elevata in ragione dei bassi tassi di interesse e di una struttura di bilancio più equilibrata rispetto al passato -continua Bankitalia -. Il debito del settore privato a rischio di insolvenza aumenterebbe in misura rilevante soltanto a seguito di un forte peggioramento congiunturale associato a un notevole rialzo dei tassi sui prestiti''. Alla luce dell'andamento del credito al consumo, che "è aumentato a ritmi molto sostenuti dal 2015", e del rallentamento del reddito, alla fine del 2019 potrebbe risalire al 2,3% la quota di famiglie 'vulnerabili' con una incidenza dei loro debiti sul totale in crescita al 12,0 per cento. Nel caso di andamenti più sfavorevoli del reddito e dei tassi di interesse, segnala Via Nazionale, "il debito a rischio raggiungerebbe il 13,1 per cento del totale" e in uno scenario particolarmente avverso "le famiglie vulnerabili aumenterebbero al 2,7 per cento e il loro debito salirebbe al 14,2 per cento, un valore comunque inferiore rispetto al picco del 2012". Peraltro Bankitalia evidenzia come "i nuclei familiari che hanno contratto debiti per finalità di consumo sono il 45 per cento di quelli vulnerabili e risultano in ritardo nel pagamento delle rate molto più spesso dei debitori che hanno solo un mutuo". Anche perché, si ricorda, "la rinegoziazione dei mutui mitiga la vulnerabilità delle famiglie attraverso la riduzione dell'onere del debito. Le famiglie vulnerabili che hanno ricontrattato le condizioni del mutuo negli anni 2013-16 sono uscite dalla situazione di fragilità finanziaria in circa un caso su tre".

RISCHI DA TAGLIO RATING - "Revisioni al ribasso del merito di credito da parte delle agenzie di rating", avverte Palazzo Koch, "potrebbero avere effetti negativi anche rilevanti per il sistema finanziario italiano". Via Nazionale ricorda che le agenzie di rating Fitch Ratings e Standard Poor's hanno confermato il merito di credito dei titoli di Stato italiani al livello BBB in febbraio e in aprile, rispettivamente, alla luce dei fattori di forza dell'economia del Belpaese: dalla ricchezza delle famiglie all'avanzo della bilancia dei pagamenti dal basso indebitamento del settore privato alla lunga vita media residua dei titoli di Stato che rallenta la trasmissione del rialzo dei rendimenti all'emissione al costo medio del debito. "Entrambe le agenzie hanno tuttavia mantenuta negativa la direzione attesa di un eventuale cambiamento futuro del rating (outlook)" aggiunge.

CREDITI DETERIORATI - ''Tra la fine del 2015 e lo scorso dicembre i crediti deteriorati delle banche meno significative italiane (Less Significant Institutions, LSI) sono diminuiti di oltre un terzo e il tasso di copertura è aumentato di circa sei punti percentuali''. E' quanto indica la Banca d'Italia nel Rapporto sulla stabilità finanziaria. ''Nel 2018 le LSI con un'elevata incidenza di crediti deteriorati hanno trasmesso i piani per la gestione di questi crediti, come previsto dalle linee guida pubblicate dalla Banca d'Italia nel gennaio dello scorso anno -continua Bankitalia-. La diminuzione pianificata per la seconda metà del 2018 è stata pienamente conseguita, in larga parte attraverso operazioni di cessione. Per il periodo 2019-2021 i piani prevedono un'ulteriore flessione dei crediti deteriorati lordi di 4,4 miliardi (un quarto dell'ammontare alla fine del 2018 per il campione di riferimento) e un calo della loro incidenza sul totale dei finanziamenti, al lordo delle rettifiche di valore, dal 13,9 al 9,8 per cento''. ''Un contributo rilevante alla diminuzione deriverebbe dalle cessioni; i recuperi e i rientri in bonis dovrebbero sostanzialmente compensare i flussi di nuovi crediti deteriorati -continua Bankitalia-. In aggregato, l'obiettivo per i prossimi anni è coerente con la necessità di una continua riduzione del peso dei crediti deteriorati''. ''Le strategie delle banche tuttavia sono risultate piuttosto eterogenee, in relazione sia all'entità dei recuperi e delle cessioni programmate, sia al grado di prudenza delle ipotesi adottate nei piani -continua Bankitalia-. Non tutte le LSI con un'incidenza dei crediti deteriorati superiore alla media hanno previsto un obiettivo di riduzione in linea con l'esigenza di diminuire velocemente il divario''. ''Alcuni intermediari non hanno tenuto adeguatamente conto del recente peggioramento delle prospettive di crescita dell'economia, che potrebbe determinare un aumento dei nuovi flussi di crediti deteriorati, un calo dei rientri in bonis e un rallentamento delle nuove erogazioni rispetto a quanto pianificato. La Banca d'Italia, nella sua azione di controllo dei piani, chiede la revisione delle strategie laddove non ritenute adeguate''.

MERCATO IMMOBILIARE - ''La fase espansiva del ciclo immobiliare prosegue in gran parte dei paesi europei, in alcuni dei quali l'aumento dei prezzi accresce i rischi per la stabilità finanziaria. In Italia invece il settore stenta a rafforzarsi: il numero delle compravendite sale, ma i prezzi continuano a ridursi sia nel comparto residenziale sia in quello non residenziale. Secondo nostre stime i prezzi delle abitazioni diminuirebbero, seppure lievemente, anche nel 2019''. ''Le attese degli agenti immobiliari intervistati nell'ambito del Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia sono coerenti con una debolezza delle quotazioni nel breve termine, sebbene rimangano moderatamente positive sulle condizioni complessive del mercato -continua Bankitalia-. Nel quarto trimestre del 2018 gli indicatori che misurano la vulnerabilità delle banche derivante dal settore immobiliare sono rimasti su livelli contenuti. In base a nostre proiezioni, all'inizio del 2020 l'indicatore relativo alle famiglie dovrebbe registrare un ulteriore calo, mentre aumenterebbe quello per le imprese di costruzione e per le società immobiliari. La perdurante debolezza del settore rende più costoso lo smobilizzo di crediti deteriorati assistiti da garanzie reali''.

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