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Gran Sasso, "bacino idrico a rischio"

13 maggio 2019 | 14.46
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Il vicepresidente del Wwf Dante Caserta:"Bisogna intervenire in tempi rapidi per mettere in sicurezza il Traforo". Rifornisce 700mila abitanti

(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Gallerie autostradali e laboratori sotterranei dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare mettono a rischio uno dei più importanti bacini idrici dell'Italia centro-meridionale all’interno di un parco nazionale. È l’allarme lanciato dall’Osservatorio Indipendente sull’Acqua del Gran Sasso in una conferenza stampa a Palazzo Madama. “Il bacino - sottolineano le associazioni ambientaliste riunite nell’Osservatorio - rifornisce oltre 700mila persone”.

“Bisogna intervenire in tempi rapidi - sottolinea Dante Caserta, vicepresidente del Wwf - per mettere in sicurezza il Traforo. Lo stanziamento previsto è di circa 170 milioni di euro; ma, ad oggi, si parla solo di individuare il commissario ma non si dice nulla sugli interventi”. (Video)

“Nei laboratori sono state stoccate sostanze pericolose per diverse migliaia di tonnellate (benzene, acqua ragia) - afferma Annalisa Mandorino, vicesegretaria di Cittadinanza Attiva - che, in base alla normativa Seveso, non potrebbero essere stoccate lì. Questi laboratori furono già sequestrati dopo l’incidente del 2002. Furono stanziati 80 milioni di euro per l’impermeabilizzazione delle gallerie ma non si capisce che fine abbiamo fatto questi fondi”.

Nei laboratori dell'Istituto nazionale di Fisica nucleare realizzati sotto il Gran Sasso ci sono, tra le altre sostanze inquinanti, circa di 1.000 tonnellate di acqua ragia e 1.292 tonnellate di trimetilbenzene, rileva l'Osservatorio Indipendente sull'Acqua del Gran Sasso. La presenza di queste, come delle altre sostanze pericolose, sottolinea l'Osservatorio, contrasta con la normativa 'Seveso' (Decreto legislativo n. 105/2015) sulle strutture a rischio di incidente rilevante, come sono classificati i laboratori dell'Infn fin dal 2002, e della normativa a protezione degli acquiferi. "Va garantito l'abbassamento del rischio per l'acqua avviando da subito le azioni necessarie per rimuovere dai laboratori le sostanze pericolose che peraltro già oggi non potrebbero essere stoccate all'interno di un acquifero", chiede l'Osservatorio.

Per rendere veramente sicuro l’approvvigionamento d’acqua dal Gran Sasso è necessario che lo Stato individui ingenti fonti finanziarie: si tratta di almeno 170 milioni di euro, secondo quanto riportato nella delibera n. 33 del 25 gennaio 2019 'Gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso - DGR n. 643 del 7.11.2017. Definizione attività urgenti ed indifferibili, rileva l’Osservatorio indipendente sull’acqua del Gran Sasso, oggi in Senato per illustrare la situazione dell’acquifero.

Dal massiccio del Gran Sasso ricevono acqua d'alta qualità le popolazioni di tre province abruzzesi: Teramo, L'Aquila e, parzialmente, Pescara. La montagna ospita al suo interno i Laboratori dell'Infn e le gallerie dell'autostrada A24 Teramo-Roma, due diverse gallerie di circa 10 Km con corsia di marcia e corsia di sorpasso. La captazione d'acqua da una fonte posta nelle immediate vicinanze di due gallerie autostradali e dei laboratori dell'Infn, considerati impianto a rischio di incidente rilevante, in base all'attuale normativa (Seveso III), sarebbe vietata. E' quanto sostiene l'Osservatorio.

Ai sensi dell'articolo 3 comma 1 lettera c) sono, infatti, classificati come "stabilimento di soglia superiore" e sono dunque soggetti a valutazione e controllo da parte del ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare tramite il Comitato tecnico regionale (Ctr), ente di diretta emanazione del ministero dell'Interno - Dipartimento Vigili del Fuoco, Soccorso Pubblico e Difesa Civile. Il Ctr dirige l'istruttoria finalizzata al rilascio dell'autorizzazione a svolgere le attività dichiarate nei laboratori o a sospenderle in caso di violazioni e/o non conformità riscontrate durante le fasi istruttorie.

Il gestore, cioè il Direttore dei laboratori, è tenuto a dimostrare in qualsiasi momento alle autorità competenti e di controllo, in particolare ai fini delle ispezioni e dei controlli, l'adozione di tutte le misure necessarie previste dal presente decreto legislativo. Attualmente, secondo l'Osservatorio sull'acqua, sono presenti migliaia di tonnellate di acqua ragia e trimetilbenzene. Sembrano essere gravi e continue - denuncia l'Osservatorio - le disapplicazioni della normativa Seveso III: mancano, in particolare, i normali Rapporti di sicurezza e numerose sono le criticità e le mancate approvazioni e aggiornamenti dei Piani di emergenza (esterno e interno).

Sul punto - rivela l'Osservatorio - il 7/2/2018 la "Commissione tecnica per la gestione del rischio nel sistema idrico del Gran Sasso" ha richiamato l'Infn al rispetto della normativa allontanando le sostanze pericolose. "Ci si chiede - conclude l'Osservatorio - se la Regione in sede di Ctr abbia mai sollevato seriamente il problema della sicurezza dei Laboratori e come mai non si sia imposto il pieno rispetto della normativa e non siano state prese in considerazione eventuali sanzioni".

Il Mit sta studiando una soluzione per evitare la chiusura del traforo del Gran Sasso. "Si è trattato di un incontro positivo - si legge in una nota di Strada dei Parchi - I rappresentanti del ministero hanno ben compreso i problemi legati alla vicenda processuale di SDP e dei suoi rappresentanti in ordine ai rischi di possibile inquinamento e della convivenza sotto il Gran Sasso con il laboratorio. Situazione che ha portato la Concessionaria SDP ad annunciare il provvedimento di chiusura delle gallerie". "Da domani si lavora per costruire una soluzione che sollevi la concessionaria dai problemi in ordine ai rischi di reiterazione del reato - continua la nota di Strada dei Parchi -. Con gli altri ministeri interessati (Miur per laboratori e Ministero Ambiente e Regione per i problemi legati all’acquifero) il Ministero Infrastrutture e Trasporti studierà una soluzione che porti ad intervenire in tempi rapidi".

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