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Scontro Avvocatura Stato-File su fondi editoria

04 giugno 2019 | 14.32
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Al centro della disputa in Consulta la discrezionalità sulle risorse disponibili in capitolo di bilancio

Palazzo della Consulta  - (foto AdnKronos)
Palazzo della Consulta - (foto AdnKronos)

di Enzo Bonaiuto

Il governo, attraverso il dipartimento per l'editoria, può disporre discrezionalmente sull'importo e sulla destinazione dei fondi, inseriti nel capitolo di bilancio? E' il quesito posto dal Tribunale di Catania alla Corte Costituzionale, sul quale si sono confrontare oggi nella seduta pubblica convocata dal presidente Giorgio Lattanzi al palazzo della Consulta le posizioni di Ediservice e della File, Federazione italiana liberi editori, con quelle espresse dall'Avvocatura dello Stato per la presidenza del Consiglio dei ministri. Sulla questione, i giudici costituzionali decideranno nella camera di consiglio, che presumibilmente si aprirà domani mattina.

Il relatore Giancarlo Coraggio ha ricordato che "il decreto governativo per la ripartizione dei contributi prende atto della riduzione del finanziamento e opera un taglio 'orizzontale' rispetto ai fondi versati in precedenza". Per l'avvocato Andrea Scuderi, rappresentante di Ediservice, "è in discussione la libertà di informazione che viene dettata dall'articolo 21 della Costituzione, un imperativo ineludibile che si declina in due aspetti: la libertà di informare e la libertà di essere informati".

Ha proseguito Scuderi: "Il valore costituzionale del pluralismo dell'informazione è un pilastro dello Stato democratico ed è un diritto delle piccole imprese editrici avere una garanzia sull'erogazione dei contributi, anche in previsione e considerazione dei quali hanno proceduto a spese e investimenti. La discrezionalità del governo sul fondo editoria non garantisce la trasparenza delle scelte e viola il principio di imparzialità, ponendo le decisioni a rischio di pressioni, discriminazioni e imprevedibilità: sarebbe intollerabile!". Tesi ribadite anche dall'avvocato Massimo Luciani in rappresentanza della File, la Federazione italiana liberi editori.

La tesi è stata contrastata dall'avvocato dello Stato Gianfranco Pignatone, per il quale "lo Stato non è una fonte di spesa priva di ogni preliminare e successiva valutazione. Non si può cristallizzare una cifra in bilancio e riportarla automaticamente nei successivi, in nome del diritto all'informazione. Altrimenti - ha spiegato con due esempi - sarebbe come se in nome del diritto alla salute o alla difesa dei confini della patria, si fosse costretti a confermare nel tempo, ogni anno o triennio, gli stessi fondi previsti in un bilancio per la costruzione di ospedali o per l'acquisto di navi militari".

Dunque, "il dato previsto nel 2010 non è un numero 'sacro' come non è un 'capriccio' del governo o del dipartimento per l'editoria variarlo in base alle mutate situazioni: non esiste una riserva di legge assoluta o relativa e richiamarla è una tesi totalmente gratuita".Quanto alle spese e agli investimenti delle imprese, in questo caso editrici, "ogni azienda va avanti con le sue forze e con il suo equilibrio; soltanto l'anno successivo può attingere ai fondi stanziati in base al bilancio pubblico. Non si può gridare al risarcimento dei danni se la previsione che ogni impresa ha fatto a inizio anno non si è poi concretizzata, perché il finanziamento complessivo del fondo si è rivelato diverso o minore rispetto al precedente, per esigenze di bilancio".

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