Al centro della disputa in Consulta la discrezionalità sulle risorse disponibili in capitolo di bilancio
di Enzo Bonaiuto
Il governo, attraverso il dipartimento per l'editoria, può disporre discrezionalmente sull'importo e sulla destinazione dei fondi, inseriti nel capitolo di bilancio? E' il quesito posto dal Tribunale di Catania alla Corte Costituzionale, sul quale si sono confrontare oggi nella seduta pubblica convocata dal presidente Giorgio Lattanzi al palazzo della Consulta le posizioni di Ediservice e della File, Federazione italiana liberi editori, con quelle espresse dall'Avvocatura dello Stato per la presidenza del Consiglio dei ministri. Sulla questione, i giudici costituzionali decideranno nella camera di consiglio, che presumibilmente si aprirà domani mattina.
Il relatore Giancarlo Coraggio ha ricordato che "il decreto governativo per la ripartizione dei contributi prende atto della riduzione del finanziamento e opera un taglio 'orizzontale' rispetto ai fondi versati in precedenza". Per l'avvocato Andrea Scuderi, rappresentante di Ediservice, "è in discussione la libertà di informazione che viene dettata dall'articolo 21 della Costituzione, un imperativo ineludibile che si declina in due aspetti: la libertà di informare e la libertà di essere informati".
Ha proseguito Scuderi: "Il valore costituzionale del pluralismo dell'informazione è un pilastro dello Stato democratico ed è un diritto delle piccole imprese editrici avere una garanzia sull'erogazione dei contributi, anche in previsione e considerazione dei quali hanno proceduto a spese e investimenti. La discrezionalità del governo sul fondo editoria non garantisce la trasparenza delle scelte e viola il principio di imparzialità, ponendo le decisioni a rischio di pressioni, discriminazioni e imprevedibilità: sarebbe intollerabile!". Tesi ribadite anche dall'avvocato Massimo Luciani in rappresentanza della File, la Federazione italiana liberi editori.