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Condono fiscale, Claeys (Bruegel): 'è sbagliato, rischi per Italia

11 luglio 2019 | 13.32
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Condono fiscale, Claeys (Bruegel): 'è sbagliato, rischi per Italia

(Di Luana Cimino) - No ad un nuovo condono fiscale: il piano della Lega "non è l'approccio giusto" né per finanziare la flat tax, né per risanare i conti con il rischio che l'Italia torni sotto le forche caudine di una nuova procedura Ue in autunno. L'economista Grégory Claeys, ricercatore del think tank economico Bruegel di Bruxelles, in un'intervista all'Adnkronos boccia il progetto del Carroccio di una riedizione della rottamazione e mette i guardia contro deviazioni dal consolidamento di bilancio.

"Il condono fiscale - sottolinea - è una misura una tantum e dunque non può rappresentare la copertura di un intervento di riduzione delle tasse che invece è su base permanente", nella fattispecie la flat tax voluta dalla Lega. "Se vuoi tagliare le tasse devi trovare le risorse in tagli di spesa equivalenti ad esempio, perché sono risorse di tipo strutturale", ma ricorrere ad "un'amnistia sul non dichiarato non è l'approccio giusto", insiste l'esperto.

E il piano leghista appare inopportuno anche alla luce della posizione di 'sorvegliato speciale' dell'Italia che, temporaneamente 'graziata' da Bruxelles, dovrebbe adesso ragionare su riforme e misure taglia-debito, come sollecitato anche ieri dal vice presidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis.

"La Commissione - chiarisce Claeys - ha detto chiaramente, e questo trova riscontro nei documenti, che 'in questa fase' non viene aperta una procedura contro l'Italia", a fronte delle risorse messe sul piato dal governo nelle trattative del mese scorso. Ad ogni modo, scandisce l'esperto - "l'esecutivo Ue continua a monitorare da vicino Roma e esaminerà le scelte di bilancio dell'autunno per decidere se riaprire il dossier o meno".

In questo scenario, la scelta di un condono, che nella migliore delle ipotesi va a migliorare solo il deficit nominale, sempre che le risorse non vengano tutte destinate agli sgravi Irpef, non basterebbe, perché Bruxelles, conclude, "chiede misure permanenti che impattino anche il deficit strutturale". Ed è sulla base di interventi di questo tipo che l'Italia può mettersi al riparo dalla scure europea.

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