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Tavolo su Whirlpool

24 luglio 2019 | 12.49
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Pronto il piano per salvaguardare il sito di Napoli con decontribuzione per contratti di solidarietà. L'azienda: "Bene proposta Mise, ma servono dettagli"

Tavolo su Whirlpool

Tavolo interlocutorio ma propositivo quello di oggi al Mise sul sito Whirlpool di Napoli di cui la multinazionale aveva denunciato nei mesi scorsi la crisi e la possibile cessione. Cinque le soluzioni messe nero su bianco dal Gruppo americano nel corso del confronto con Governo, Fim Fiom Uilm e Ugl per rendere possibile il contenimento delle perdite di 20 milioni denunciate dal gruppo e la salvaguardia dei 420 posti a rischio: la più percorribile quella che prevede la riconversione industriale del sito campano sotto una nuova realtà aziendale e con una nuova organizzazione del lavoro. Un'ipotesi questa già abbozzata in passato, ma che oggi risalta per Whirlpool come l'unica possibilità percorribile sia rispetto alla cessione del sito a un nuovo player industriale, che rispetto alla possibilità che l'azienda faccia ulteriori investimenti nella produzione di lavatrici a Napoli. "Anche se supportati da significativi incentivi finanziari negli anni gli investimenti non garantirebbero comunque una soluzione sana e sostenibile nel lungo periodo", ha spiegato l'amministratore delegato Whirpool Italia Luigi La Morgia. Ma al tavolo il governo, che vuole evitare "una guerra tra poveri", come dice Di Maio, e soprattutto scongiurare una vendita del sito, ha rilanciato: "E' pronta una norma, da approvare nei prossimi giorni, che permetterebbe a Whirlpool di avere una decontribuzione per 17 milioni di euro nei prossimi 15 mesi, non pagando tasse sui contratti di solidarietà". Un'offerta però che la multinazionale americana prende un po' con le molle: "Abbiamo accolto con favore la proposta sulla decontribuzione e la valuteremo, ma ci servono i dettagli da poter incrociare con le proposte presentate oggi e valutarne tutte le implicazioni", prosegue La Morgia. "Non è una questione di cifre, ma di capire il contenuto tecnico del testo per poi fare valutazioni perché, ripeto, abbiamo presentato 5 diverse ipotesi e in ognuna la proposta del Mise avrà un impatto differente: quindi dobbiamo valutare il tutto con attenzione. Stiamo parlando di 412 famiglie. E' quindi fondamentale continuare un percorso rapido ma di dettaglio", conclude La Morgia.

Al momento un'accelerazione non sembra all'orizzonte. Il nuovo round tecnico sarà convocato sicuramente a breve, ma per ora resta non calendarizzato. Il tavolo plenario invece potrebbe aggiornarsi direttamente a settembre. E non sembra neppure escluso, nel caso non arrivi a Whirlpool, nero su bianco e a stretto giro, la norma promessa dal governo, che l'azienda possa convocare in autonomia i sindacati per un'esame della situazione prima della pausa estiva. Riconversione industriale, dunque, al centro dell'attenzione della multinazionale americana che prevederebbe un cambio della missione produttiva di Napoli sotto una nuova realtà aziendale e con una nuova organizzazione del lavoro da accompagnare a un percorso formativo per sostenere lo sviluppo di nuove capacità e competenze del personale. Una opzione questa migliore, come dice l'azienda stessa, sia rispetto a uno spostamento delle produzioni campane in altri stabilimenti italiani, sia rispetto a quella che prevederebbe il reshoring della produzione dall'Est Europa ma "estremamente onerosa" per il gruppo stesso, sia di quella che prevederebbe la cessione sul mercato a determinate condizioni. Per Fim Fiom Uilm e Ugl, comunque, l'unica strada possibile sarebbe quella che preveda il mantenimento della produzione delle lavatrici a Napoli e il rispetto dell'accordo 2018. E questo hanno ribadito ancora oggi all'incontro. "Occorre innanzitutto concentrare a Napoli tutta la produzione dell'alto di gamma come previsto dall'accordo 2018 magari aggiungendovi anche alcuni segmenti intermedi provenienti dall'estero", ha spiegato Gianluca Ficco della Uilm così come la Fiom che ha annotato come "finalmente sia finito il dialogo tra sordi", e la Fim che si oppone alla reindustrializzazione "a favore di un piano con cui puntare su alta gamma lavatrici". Anche per l'Ugl l'unica strada da percorrere "è rispettare l'attuale mission produttiva ed il rispetto dell'accordo ministeriale del 2018".

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